Nel 1957, sul set di “Estasi d’amore – Operazione Love”, nella cittadina di Borehamwood, nell’Hertfordshire, la sintonia piuttosto accentuata fra Sean Connery e Lana Turner non passò di certo inosservata. I due flirtavano e sembravano fatti l’uno per l’altra. Finzione, realtà o pettegolezzo? Poco importa, perché la voce giunse alle orecchie di Johnny Stompanato che, oltre ad essere il marito della Turner, era soprattutto un gangster violento, paranoico e divorato dalla gelosia (non che avesse tutti i torti…). Armato di pistola, il malavitoso salì su un aereo e piombò sul set per farsi giustizia. Non voleva solamente minacciare Connery e portarsi via la Turner. Voleva proprio uccidere Sean Connery.

Pensate che cosa sarebbe successo alla storia del cinema.

E qui l’aneddoto si intreccia con la leggenda perché sembra che il futuro James Bond disarmò a mani nude il truce italo-americano, lo denunciò a Scotland Yard che lo rispedì negli Stati Uniti.

Un anno più tardi Johnny Stompanato fu ucciso dalla figlia adolescente di Lana Turner, Cheryl, con una pugnalata allo stomaco. Fu uno degli scandali più famosi di Hollywood e le circostanze dell’omicidio non sono mai state chiarite del tutto. Sicuramente non la prese bene Mickey Cohen, scagnozzo, braccio destro e guardia del corpo di Stompanato che incolpò Sean Connery di complicità più o meno indiretta facendo riferimento al suo ambiguo legame con la Turner.

Una telefonata minacciosa da parte del sicario costrinse Sean Connery a sfuggire alla follia omicida e ad allontanarsi da Hollywood per un po’.  L’attore scozzese ne approfittò per migliorare la sua dizione e per girare qualche film in Gran Bretagna. Guardandosi le spalle. Chissà come si dice in Scozia “capire l’antifona”.

Passata la buriana (e soprattutto perché Mickey Cohen, nel 1961, aveva imboccato la via che conduce ad Alcatraz per evasione fiscale…), Sean ottenne il ruolo che segnò per sempre la sua carriera. Era il 1962, l’anno di “Licenza di uccidere”. Il primo dei 7 film che lo videro nei panni dell’agente segreto. O meglio 6 film più uno, perché “Mai dire mai”, girato al fianco di Kim Basinger non viene considerato una pellicola ufficiale della saga di James Bond. Uscì nel 1983, lo stesso anno di “Octopussy – Operazione Piovra” con Roger Moore. Un testa a testa al botteghino che finì con un leggero vantaggio per quest’ultimo. Questione di spiccioli. Connery si riconquistò il proscenio prima di dire addio al suo autentico doppelganger. Anche con una certa soddisfazione:

“ Ho cominciato a fare l’attore a 25 anni” – disse una volta in un’intervista – “Ho lavorato in teatro e in televisione, ma per la stampa sembra che io sia cascato dentro uno smoking e abbia passato la vita a bere Vodka Martini”.  (Agitato, non mescolato, per la cronaca).

Successivamente Connery riuscì a fare un passo fuori dal suo personaggio, in ruoli memorabili come in The Untouchables” (per il quale vinse Oscar e Golden Globe), “Indiana Jones e L’ultima crociata”, “Scoprendo Forrester”. Per citarne solo alcuni. Ma la stampa non è che avesse tutti i torti, e non è certo un disonore essere ricordato come la quintessenza dell’agente segreto.  Quintessenza di un’epoca in cui carisma e magnetismo mettevano KO gli effetti speciali. Uno James Bond (e un eroe) a mani nude. Le stesse con cui Connery disarmò Johnny Stompanato nel 1957.

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