L’attuale fortuna del cinema e delle serie tv coreane non accenna a diminuire: il motivo di tanto successo non è chiarissimo, ma intanto l’Algoritmo Umano suggerisce tre titoli per chi volesse farsene travolgere
Visi levigati e bellissimi, umorismo vagamente infantile, dialoghi naif, oscillazione tra dramma cupissimo e sentimentalismo impudicamente romantico, trame da fumetto: oggettivamente è questo che caratterizza la produzione seriale coreana, non proprio da target adulto. Ma da quando l’horror per famiglie “Parasite” ha vinto l’Oscar, in USA e in Occidente è partita la classica corsa sul carro del vincitore, per partecipare alla ‘moda’ del momento e vedere l’effetto che fa. E in molti si sono accorti che fa un bell’effetto: a parte la scontata verità che confrontarsi con qualcosa di nuovo fa sempre bene alla mente e agli occhi, è probabilmente anche vero che questo stile narrativo che asseconda una certa ‘facilità’ e accarezza il nostro lato ‘fanciullesco’ risulta piacevole e addirittura rilassante, e forse sognare a occhi aperti in una lingua sconosciuta viene meglio. Novità, scenari inediti ma allo stesso tempo comfort zone: magari sono questi gli ingredienti della ricetta coreana al successo estero.
Comunque, in Italia siamo, come al solito, al fanatismo: quando nel vicino di ombrellone ti sembra di scorgere i tratti del divo dagli occhi quasi a mandorla del momento, oppure ti sorprendi a fare il gesto del cuore incrociando pollice e indice, sai per certo che la corea-mania sta prendendo il sopravvento, e l’unica cosa che puoi fare è guardare tutto quello che propongono le piattaforme di streaming, anche se molti prodotti non sono doppiati e tocca fare lo sforzo di seguire i sottotitoli. Ma vale la pena, tanto la mimica enfatizzata aiuta la comprensione del contenuto.
Noi suggeriamo tre titoli per iniziare, o meglio ‘iniziarsi’, al culto del corean-style, rappresentanti delle poche diverse varianti che questo propone: la rom-com classica con i protagonisti che prima si odiano e poi finiscono per innamorarsi, la storia drammatica e d’azione in cui un giovane – riconoscibile perché tende a camminare incappucciato nella pioggia di una sera di autunno – deve vendicarsi della morte di qualcuno a lui caro, la storia impegnata che racconta la difficoltà e le ingiustizie nel mondo del lavoro. In particolare questo ultimo aspetto non manca mai: i coreani sentono molto il tema sociale, e considerando la tv come un medium altamente pedagogico, si propongono di raccontare le storture e le ingiustizie del loro giovane sistema. Dunque a voi la scelta:
ANNA, AMAZON PRIME VIDEO
Tra mistery e thriller psicologico, è la storia della giovane Lee-Yu che, povera e perseguitata dalla sfiga, un giorno decide di prendere l’identità di una donna ricca e titolata, Anna, e con quella si lancia in una carriera accademica, riesce a sposare un uomo benestante e conduce una vita lontana dalla povertà da cui era partita. Quando la vera Anna torna in Corea, le cose precipitano, e come succede evidentemente da quelle parti, precipitano di brutto. La protagonista (Bae Suzy) è una bellezza come noi occidentali sogniamo siano le orientali, cioè assoluta delicata e impenetrabile, e porta con eleganza su di sé il tema ricorrente della vendetta, in questo caso la ‘legittima’ ambizione alla rivalsa sociale: è una cattiva affascinante e in parte giustificata, in poche parole, irresistibile.
KING THE LAND – UN SORRISO SINCERO, NETFLIX
Commedia romantica record di permanenza sulla piattaforma, “King the Land” segue la più classica delle trame stile romanzo Harmony: la povera ma zelante impiegata del King Hotel, punta di diamante di un impero dell’ospitalità, inizialmente si scontra ma poi si innamora dell’erede di quell’impero, giovane ma bistrattato rampollo della famiglia titolare dell’hotel. Ma non è tutto qui: i due insieme finiscono per combattere contro la difficile condizione dei lavoratori in quel settore di lusso, e soprattutto contro la discriminazione di genere sul piano professionale che in Corea è una piaga aperta e molto sentita. Il sentimentalismo e la deriva estetizzante della serie (se non sono bellissimi, i protagonisti sono meravigliosi: le inquadrature carezzevoli e le luci soffuse sono a tratti un po’ risibili) sono ‘riscattate’ dalla robusta vena di denuncia sociale, per un risultato finale che aggancia l’attenzione. I protagonisti Lee Joon-ho e Lim Yoon-a sono entrambi anche cantanti di gruppi di Korean Pop (altro fenomeno che richiederebbe altre competenze per essere commentato…), e sono diventati a tutti gli effetti dei divi.
FLOWER OF EVIL, AMAZON PRIME VIDEO
Mix di generi, “Flower of Evil” è un poliziesco a tinte mystery con spolverate di revenge story, che non mancano mai in una buona storia made in Corea. È la vicenda di una detective particolarmente dedita al lavoro, che, mentre indaga su un letalissimo serial killer, inizia a preoccuparsi dell’atteggiamento strano del suo marito apparentemente perfetto, che potrebbe averle mentito dal primo momento in cui si sono visti. Inquietante e ansiogeno, tocca vette di crudeltà visiva che per noi occidentali sono un po’ eccessive, ma innegabilmente ha la qualità di mantenere la tensione e l’attenzione vivacemente accese.