LE PROPOSTE STREAMING, CON LA POSSIBILITA’ DI VEDERE LE VARIE STAGIONI DI UNA SERIE TV UNA DI SEGUITO ALL’ALTRA, PREMIANO IL GENERE MEDICAL. QUALCHE CONSIGLIO SU COME ORIENTARSI PER UN CONSAPEVOLE ‘BINGE WATCHING SANITARIO’

Ma perché? Perché in tanti si infliggono il tormento di scoprire in ogni episodio una patologia, una complicazione, una malattia che potrebbero avere o prendere? Cosa spinge per esempio un ipocondriaco a seguire senza interruzioni oltre a quelle fisiologiche tutti gli episodi di una serie ambientata in un grande ospedale, in genere americano (ma anche al di qua dell’oceano il tema ospedaliero sta prendendo piede), con le peripezie dei medici che cercano di salvare vite e non sempre ci riescono? Autolesionismo? Scaramanzia? Desiderio di vedere come anche le più gravi disgrazie ogni tanto vengano risolte da personaggi eroici in camici di vari colori? Desiderio e illusione di saperne di più della cosa più importante di tutte, la salute? In fondo i motivi non sono né chiari né importanti, ma sappiamo che, dopo il crime e la comedy, il genere medical è il più amato, e anche da parecchio tempo.

Un po’ di numeri

Dottor Kildare, 1961-1966, 5 stagioni, 191 episodi.

General Hospital, 1963- ANCORA IN CORSO!, non contano più le stagioni, 6824 episodi

E.R. – Medici in prima linea, 1994-2009, 15 stagioni, 331 episodi

Dr. House, 2004-2012, 8 stagioni, 176 episodi

Grey’s Anatomy, 2005-ancora in corso, 17 stagioni, 381 episodi

La proposta, che come si vede parte dal secolo scorso, non accenna a diminuire, anzi, le proposte aumentano e si differenziano, con ‘varianti’ che mirano all’originalità nella tradizione. Per chi vuol ridere, per esempio, c’è il classico Scrubs, che irride selvaggiamente e in modo grottesco malattie, cure e rapporto medico-paziente . Per chi non vuol rinunciare al politicamente corretto, invece, c’è la serie in cui il dottore geniale è un giovane affetto da un grave disturbo comportamentale dello spettro dell’autismo, The Good Doctor. E per la generazione di adulti giovani c’è un nuovo telefilm che aspira chiaramente a diventare un classico, New Amsterdam, ambientato nel più antico ospedale pubblico americano, con un dottore iconicamente buono e ribelle alla logica del profitto, che rivoluzionerà le cattive abitudini di un intero staff medico.

L’algoritmo umano ha scelto per voi quattro opzioni di serie medical che val la pena di seguire tutte di un fiato, con un piccolo consiglio sui perché vederlo, o rivederlo.

 

E.R – Medici in prima linea, Streaming Sky, Sky Serie

CLASSICO FRENETICO

In onda dal 1994 al 2009, è la serie che ha tirato fuori il genere medical dalla soap opera, e l’ha introdotto nel salotto buono della serialità fatta sul serio. Famosa per aver ‘lanciato’ George Clooney, che col camice azzurro e lo sguardo malandrino faceva cadere ai suoi piedi indifferentemente infermiere, dottoresse, pazienti e spettatrici, la serie ha una robusta scrittura, con un ritmo frenetico imposto dall’ambientazione ‘emergenziale’ del pronto soccorso, e una impressionante varietà di personaggi: i casi sono credibili e ben seguiti, ma sono soprattutto loro, i medici instancabili ma non infallibili, gli infermieri più pazienti del mondo ma con la risposta pronta, i chirurghi con addosso l’insostenibile responsabilità della vita e della morte, ad essere credibili, tridimensionali e pieni di adorabili difetti. Sono proprio gli intrecci tra i vari personaggi, con le inevitabili storie di amicizia, rivalità e amore, a piacere e poi a fidelizzare lo spettatore, che segue affamato gli episodi per saperne gli sviluppi. Tanto vero che la morte di uno dei protagonisti fece disamorare alla serie tantissimi spettatori italiani (che non ci stanno a non avere il lieto fine…) al punto che furono in molti a non arrivare a seguire le ultime più recenti stagioni.

Vederlo perché: è un classico, e un classico si ama, non si spiega
Rivederlo per: avere la conferma che George Clooney è l’unico essere umano al mondo che DAVVERO invecchiando migliora

 

Dr. House – Medical Division, Streaming Sky, Amazon Prime Video

DIAGNOSTICA CINICA

Dal 2004 al 2012 gli sceneggiatori di questa versione intellettuale, cinica e originalissima del medical si sono spremuti le meningi per descrivere i casi più rari che si siano mai presentati all’attenzione di un medico. Il Dottor House, interpretato dall’attore inglese Hugh Laurie (a cui il personaggio zoppicante di House ha rischiato col suo successo di fagocitare la carriera) è infatti specializzato in medicina diagnostica, e affronta i casi che tutti gli altri specialisti non sono riusciti a capire. I sintomi più strani (unico filo conduttore il famoso rush cutaneo, che a un certo punto si presentava per tutti, sempre) davano vita alle ipotesi più bizzarre, e il team di House iniziava a trattare il paziente per una malattia, fino a che un altro sintomo la escludeva, e così via, fino a che House in persona risolveva il caso, e salvava per un pelo una creatura ormai devastata da sanguinamenti, orribili rigonfiamenti, deterioramento di organi interni e mostruosità elencando. Tra il crime e l’horror, potremmo dire, la serie vive non solo su questa geniale e complicatissima trama medica degli episodi, ma anche sul carisma spigoloso e ruvidissimo di House. Il protagonista è cattivo, intelligentissimo e presuntuoso come solo i commissari che non seguono le regole sanno essere, e odia ferocemente il genere umano. E’ il contrario del dottore che speri di incontrare nella vita reale, e quello che ti aspetti di incontrare in tv. Apparentemente l’essere umano lo infastidisce e non gli provoca alcuna empatia, l’unica cosa che lo interessa è la sua biologia, morfologia, soprattutto la sua potenzialità di malato. Incattivito da un dolore cronico alla gamba, che lo ha reso dipendente dall’antidolorifico Vicodin, si sfoga maltrattando ferocemente i colleghi e i malati, cosa che però sia gli uni che gli altri gli perdonano quando invariabilmente risolve il ‘caso’ a un passo dal baratro finale. House è un genio maledetto, è affascinante e magnetico, è insopportabile, ma è anche di una fragilità sconfinata che nasconde dietro alle sue battute al vetriolo. Gregory House è uno Sherlock Holmes che vive nel ventunesimo secolo, ha studiato medicina e ha bisogno di almeno tre Watson alla volta.

Vederlo perché: è il più originale di sempre e i dialoghi sono i meno sdolcinati della storia del medical

Rivederlo per: ripassare i fondamenti dell’anatomia e ricordarsi come precisamente si può prendere la legionella da sotto il lavandino di casa propria.

 

Doc – Nelle tue mani, RaiPlay

ITALIAN STYLE

Recentissimo, siamo alla seconda stagione solamente, il telefilm interpretato da Luca Argentero è una tipica fiction all’italiana (non inteso come di giudizio). Con i ritmi di azione e di dialoghi dimezzati rispetto a quelli frenetici dei medical americani, Doc si attaglia perfettamente al mood da sala d’attesa dell’italico (a)spettatore. Gli spettatori più smaliziati sanno perfettamente cosa aspettarsi da ogni scena, da ogni puntata, e addirittura dalla colonna sonora scelta capiscono già se l’intervento sul paziente andrà a buon fine o meno. Lungi dal trovarlo un difetto, gli utenti ne sono rassicurati, quasi cullati. Come per il medico generico della mutua, quello che chiedi è di capire cosa dice e cosa fa, non importa che sia un luminare ma che sia umano, gentile e comprensibile e tu non gli debba correre dietro per le corsie di un asettico istituto sanitario. I medici di DOC sono tutti così, ma soprattutto sono belli, abbronzati e pettinati. A partire dal protagonista, uno sfavillante Luca Argentero (uno dei pochissimi ex Grande Fratello ad aver avuto una carriera di attore degna del nome) che è un bravo e umanissimo dottore, con una di quelle sfighe epocali che fanno tanta tenerezza: dopo un incidente ha perso la memoria degli ultimi dodici anni di vita (perché 12?) e ogni sua relazione ovviamente risulta dolorosa e complicata da questa ‘amputazione affettiva’, per cui l’unico posto in cui si sente a casa è l’ospedale.

Vederlo per capire se: aver reso credibile un dottore che pratica il suo difficile mestiere senza avere memoria di oltre una decade di casistica possa essere una nota di merito o demerito degli sceneggiatori.

 

Grey’s Anatomy, Streaming Sky

MEDICAL SENTIMENTAL

La voce off di Meredith Grey (Ellen Pompeo, presente dalla prima stagione e sempre al timone nel turbinare di attori e personaggi che vanno e vengono), già fanciulla alle prime armi e ormai navigatissima dottoressa, il clima prima da ostello della gioventù e poi da famiglia allargata dei vari colleghi del Grey’s General Hospital, la colonna sonora smaccatamente da rimorchio, i siparietti buffi a smorzare le tensioni delle malattie e degli incidenti, la bellezza dei protagonisti, la loro multicolore varietà etnica, di genere e di classe sociale: Grey’s Anatomy è riconoscibile, rassicurante, piacevole come una serata a casa sul divano quando fuori piove. La serie arrivata alla diciottesima stagione è la più dichiaratamente sentimentale tra le serie medical, che già di loro tendono a presentare sempre, accanto al lavoro del medico, quello instancabile di Cupido. Qui abbiamo il valore dei sentimenti che svetta su ogni cosa, dell’amicizia molto, ma soprattutto l’amore-passione, con i tanti, vari, molteplici intrecci amorosi che appassionano chi si appassiona agli intrecci amorosi, e che finiscono per essere il nerbo di ogni puntata, e quello che sostiene la serie intera.
Se chiedi, e l’ho chiesto, a chi guarda Grey’s Anatomy perché lo fa, ti sciorina una serie di cose tutto sommato non eclatanti, non eccezionali. Si guarda Grey’s Anatomy come si fumano le sigarette: non sai perché hai cominciato, non ti dà un vero piacere inenarrabile né ha qualità eccezionali, pensi di poter smettere quando vuoi, eppure continui a comprare un pacchetto dopo l’altro, a guardare una puntata dopo l’altra…

Vederlo per: vedere se anche noi sviluppiamo dipendenza

Rivederlo per: rivedere Meredith e il dottor Stranamore che si mettono insieme dopo tante peripezie, e soffrire come matti quando il destino li separa di nuovo

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