Sky Cinema in prima tv a gennaio offre un’abbondanza di opzioni. Noi ve ne proponiamo 7, per salire su una giostra che propone reboot, horror, biopic, commedie e thriller. A ciascuno il suo genere preferito.
La commedia italiana: “IL GRANDE PASSO”
Commedia lunare in tutti i sensi, racconta di un tipo eccentrico che vive nelle interiora della provincia veneta e viene considerato il matto del villaggio perché sta costruendo un’astronave per andare sulla Luna. Finisce nei guai e a salvarlo arriva suo fratello, ferramenta romano. I due protagonisti sono Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, che si assomigliano fisicamente, sembrano usciti dallo stesso nido, e sono perfetti per questo film di antieroi di provincia e idealisti da osteria. Oltre ad essere fra i migliori attori italiani di questa generazione. Un film che vale la visione ed è da sottolineare a penna nella lista dei programmi da non perdere perché ci recita, per l’ultima volta, il grandissimo Flavio Bucci.
L’action americano: “CHARLIE’S ANGELS”
Dopo la doppietta firmata McG all’inizio degli anni 2000, Hollywood firma un altro assegno in bianco escogitando il reboot di un reboot, a beneficio delle nuove generazioni e dei nostalgici degli anni 70-80 che, evidentemente, non si sono ancora estinti. I tre angeli sexy che ne sanno una più del diavolo sono Kristen Stewart (californiana doc), Ella Balinska (modella inglese di origini giamaicane) e Naomi Scott (di origine ugandesi e indiane oltre che cantante sotto contratto della Disney). Nel ruolo di Bosley c’è invece Patrick Stewart. Lontano dalle detective stories del telefilm originario, il franchising “Charlie’s Angels” è diventato una action-comedy a tutti gli effetti con ambizioni da blockbuster femminista fracassone. Le ragazze di oggi perdono il confronto con Cameron Diaz, Lucy Liu e Drew Barrymore di vent’anni fa. Quest’ultime, a loro volta, furono un downgrade rispetto alle ragazze coi pantaloni a zampa d’elefante della serie tv, che aveva tuttavia un altro spirito e un’altra qualità. Forse il paragone non è nemmeno proponibile. Ma è giusto che un reboot porti rinnovamento e tenti una metamorfosi quasi totale. Nota a margine: forse il prodotto “Charlie’s Angels” meriterebbe un regista e un produttore con un maggior peso specifico di Elizabeth Banks. Un film da vedere per argomentare il proprio disappunto.
Il dramedy francese: “IL MISTERO HENRY PICK”
Nel firmamento dei sottogeneri c’è anche l’indagine letteraria che ruota attorno a misteriosi scrittori rinchiusi in qualche ideale caverna a sfornare capolavori, noncuranti dell’immagine. E nella società in cui l’immagine è tutto, fanno scalpore. Qui c’è un pizzaiolo autore di un bestseller e un critico letterario che sente puzza di imbroglio, ma forse è semplicemente troppo snob per accettare di non aver scoperto lui per primo questo talento del lievito e della penna. Spocchia in resta, parte quindi per la pittoresca Bretagna per vederci chiaro. Film francese autoironico, di quelli intellettuali ma spettinati e con la pashmina un po’ logora, elegante come quei mobili sverniciati nei punti giusti, magicamente in bilico fra commedia e dramma, sempre in sottrazione. Un po’ on the road, un po’ da salotto: è il classico prodotto disincantato ma acuto che ti rimette sulla giusta rotta quando hai l’umore in burrasca. Anche perché il timoniere è Fabrice Luchini, attore impareggiabile per cui dovrebbero inventare un premio apposito. Non dimenticate di versarvi un bicchiere di vino rosso durante la visione.
Il thriller raffinato: “L’INGANNO PERFETTO”
Un thriller che di strato in strato lascia scoprire molteplici verità, raggiri, manipolazioni. E un passato chiarificatore. Ha come base di partenza un sito per appuntamenti dedicato agli anziani dove clicca, scrolla e seleziona Roy, un ottantenne in cerca di donne da truffare. La vittima la trova, si chiama Betty ed è vedova, ma forse non è proprio un giorno fortunato per il killer di patrimoni altrui. “Mentire è un’arte” recita la locandina del film di Bill Condon, che si affida a Ian McKellen ed Helen Mirren. Per la prima volta insieme, una specie di non plus ultra dell’acting britannico. Vederli duettare è una delizia, in un incastro di maschere e lingue biforcute. E la loro interpretazione copre alcune sbavature di una sceneggiatura dalle coincidenze forzate, ma retta saldamente da un’eleganza di fondo, dalla spina dorsale del giallo classico a cui Condon vuole rifarsi. Vedetelo in versione originale per gustarvi la bravura di due giganti.
L’horror splatter: “LA CASA DEL TERRORE”
Lo ha prodotto Eli Roth, un nome che è una garanzia di terrore e sgomento. Può piacere o meno, ma Roth non perde tempo con horror banali. Qui siamo a Halloween in compagnia di un gruppo di ragazzi che sopravvalutano la loro solidità interiore e, varcata la soglia di una tipica casa degli orrori costruita ad arte per i buontemponi in cerca di brividi goliardici, finiscono altresì nelle grinfie di una gang di criminali ossessionati dalla ‘body modification’, cioè l’alterazione dei particolari anatomici delle loro vittime. Tipico horror slasher (un gruppo di malcapitati uccisi uno a uno da serial killer) il film ha il suo punto di forza nell’ambientazione della casa infestata. Litanie, maschere, trappole, sventramenti. Un’atmosfera ipnotica che avvolge il tutto, come in un bozzolo infetto. E gli aguzzini mettono davvero paura. Una goduria per i fan del genere. Da vedere in compagnia o serrando porte e finestre.
Il film d’autore: “MATTHIAS & MAXIME”
Se non avete mai visto un film di Xavier Dolan, è arrivato il momento. E, se potete, recuperate tutte le sue pellicole precedenti. A soli 30 anni, il ragazzo prodigio di Montreal ha già diretto 8 film e ha soprattutto modellato una sua poetica personalissima. Xavier Dolan è un marchio. Nelle sue storie gli emarginati dalle passioni debordanti sono assetati di libertà e oscillano rapidamente fra quiete e rabbia; sono giovani che si feriscono l’anima offrendo a tutti la visione della carne viva. Il cinema di Xavier Dolan punta dritto verso il dolore con lo scopo di superarlo non risparmiando nessuna pulsione, anzi usandole come bisturi per scavare ancora più in profondità e maneggiare contrasti insanabili e famiglie lacerate. In “Matthias e Maxime”, due amici d’infanzia si baciano davanti alla macchina da presa di un’amica che sta girando un cortometraggio. Quel bacio sconvolgerà tutte le loro certezze in fatto di identità sessuale.
Il biopic: “RADIOACTIVE”
La biografia di Marie Curie, la prima persona ad aggiudicarsi due premi Nobel in due campi differenti: per la fisica nel 1903 e nel 1911 per la chimica. Prima donna ad ottenere una cattedra alla Sorbonne di Parigi, il film ne racconta la straordinaria storia in un lungo flashback che ripercorre il sodalizio affettivo e intellettuale con il marito Pierre, soffermandosi sulla scoperta della radioattività con cui i due coniugi hanno rivoluzionato la scienza e sull’emancipazione di una donna geniale in un mondo accademico patriarcale. La regia è della poliedrica artista Marjane Satrapi, iraniana naturalizzata francese, che vinse il premio della Giuria a Cannes con il fantastico “Persepolis”. Anche “Radioactive” è basato su un romanzo a fumetti, ma è Rosamund Pike ad interpretare la scienziata polacca (anche lei naturalizzata francese), mentre ‘la regina di scacchi’ Anya Taylor-Joy presta il volto alla primogenita Irene Curie che a sua volta vinse il Nobel per la chimica nel 1935 insieme al marito Frédéric Joliot. Un biopic che sazia la curiosità di cinefili, femministe, studiosi e la nostalgia degli innamorati di epoche lontane.