Dove si descrive come la mancanza del presentatore incida davvero sulla qualità di un programma, parlando di X Factor
La notizia era ufficiale da qualche giorno: Alessandro Cattelan, il conduttore di X Factor, ha preso in forma leggera il COVID 19. Rassicurati sul suo stato di salute, e riflettendo nel frattempo su quanto si confermi ‘attuale’ la trasmissione nell’infilarsi nelle pieghe di una realtà ulcerata e spaventosa nella sua banalità, ci si chiedeva ‘e ora?’.
Chi guida la nave, se il capitano è sotto coperta a misurarsi la temperatura? Scopriamo poco prima della diretta a condurre la gara e a ‘domare’ i giudici ci sarà Daniela Collu, la spiritosa presentatrice da qualche anno alla guida dell’Extra Factor, contrappunto ironico che segue le dirette dello show non appena finiscono, registrando a caldo frustrazioni, commenti e piccole acidità dei protagonisti.
X Factor dunque inizia, dopo dieci anni, senza il suo presentatore. Anzi no: all’inizio Cattelan è sul palco, collegato virtualmente su un tablet che presenta il suo faccione posizionato davanti a quello vero e invisibile di un ballerino, che presta dunque il corpo a un Cattelan malaticcio e ‘diversamente locato’. Lo scherzo funziona, sdrammatizza e diverte, dato che Cattelan presta la sua verve febbricitante alla creatura sul palco, e fa ‘ballare’ un danzatore vestito da Cattelan e con la faccia da tablet.
Ma si tratta di qualche minuto.
Poi la trasmissione entra nel vivo, the talent show must go on, ovviamente. E, nonostante tutto si svolga come previsto, al netto di qualche gaffes di Daniela Collu che fa il possibile, l’assenza di Cattelan riempie il palcoscenico.
E, involontariamente, questo presentatore, uno tra i più bravi che abbiamo in Italia, dà una lezione e risponde a una domanda che in tanti non addetti ai lavori si fanno: ma che cosa fa, precisamente, il presentatore?
Che ci vuole, a farlo? Non basta leggere o imparare a memoria la scaletta e anticipare quello che sta per succedere?
No. Non basta.
Senza Cattelan che enfatizza con misura, l’atmosfera in studio non si accende. Senza il presentatore amichevole accanto, i concorrenti non si lasciano andare, eseguono più o meno diligentemente la loro esibizione senza ‘agganciare’ l’attenzione del pubblico nella breve chiacchierata che la segue. Senza gli interventi da moderatore che non sono casuali come appaiono, i giudici lasciati a sé stessi sembra che non sappiano cosa dire: o parlano troppo, sbrodolando complimenti e critiche, o parlano poco, con pause sconcertanti per dei professionisti davanti a una telecamera, oppure finiscono col tirarsi i capelli e offendersi ad ogni battuta reciproca. Non lo sapevamo, ma è Cattelan il regista dei siparietti tra i giudici, l’occulto coreografo-fantino che tira la briglia quando serve frenare l’impeto o dà un colpetto di frustino quando si sta per rompere il galoppo.
Daniela Collu ha un altro passo, poca confidenza e poca autorevolezza: non è colpa sua, ma la sua conduzione ha evidenziato in modo plateale quanto sia bravo il presentatore ufficiale di X Facto. L’assenza di Cattelan dimostra per assurdo quanto deve essere bravo il conduttore di uno show dal vivo con gara incorporata, e di fatto di cosa sia fatto il mestiere che noi pensavamo avesse inventato Pippo Baudo, che comunque era un professionista.
LO SHOW
I giudici appaiono fiaccati dall’assenza del solito conduttore, o forse più da quello che questa significa: possiamo far casino e sparare il volume al massimo quanto ci pare, là fuori c’è un nemico invisibile che non dà tregua e non risparmia nessuno. Lo spettacolo stenta a decollare.
Il sistema della doppia eliminazione in una sola puntata è crudele e un po’ pesante: si inizia con uno scontro tra Eda Marì, la meno votata di giovedì scorso, e Santi, il meno ascoltato in streaming. Prevale il giovane bolognese che canta Bonsai, ma alla fine delle due manche il ragazzo torna in ballottaggio, stavolta con i Manitoba, anche loro già i meno votati la settimana scorsa. Un sistema un po’ perverso, come non manca di sottolineare Mika, che alla fine della trasmissione in veste di ago della bilancia salva Santi e sacrifica il duo di fidanzati pop, proprio in nome di quello che il ragazzo ha dovuto ‘soffrire’ durante la trasmissione. Sei distrutto, gli dice, vedo un ragazzo a cui si è spenta la luce.
Forse vero, tutto un po’ lungo, un po’ ripetitivo, troppe parole, troppe presentazioni, troppi commenti.
Le introduzioni che fanno i giudici ai loro concorrenti sono dei piccoli capolavori di retorica musicale, in pochi tocchi ‘spiegano’ le scelte, descrivono i personaggi e tratteggiano brevi cenni di storia della musica: sono un valore aggiunto del programma, e rappresentano una nuova forma di narrativa televisiva.
Invece i commenti dopo l’esibizione (soprattutto senza Cattelan a tagliare dove serve) sono troppo lunghi, ripetitivi, attenti a non offendere ma inevitabilmente resi acidi dalle strategie a favore della propria squadra. Insopportabili i ‘200 secondi’ concessi ai giudici per convincere il pubblico a votare il proprio pupillo quando è arrivato il momento del ballottaggio: proponiamo una petizione per toglierli, fateci vedere qualche immagine dei dietro le quinte con un po’ di musica, di sentir parlare di ‘percorso centrato’, ‘cantante acerbo’, ‘talento eccezionale’, non se ne può davvero più.
LA GARA
Le esibizioni sono tutte di buon livello, ormai X Factor propone dei semi professionisti e i commenti sono sempre ‘sembrano veri’, e in alcuni casi lo sono.
In questa puntata dedicata alle cover i giudici hanno ‘spinto’ ed estremizzato i concetti, per chiarire i ‘percorsi’ dei vari talenti.
Rap – punk per il gruppo metallico dei Little Pieces of Marmelade, che a chi piace, piace un sacco. Super intimista la fatina dai capelli azzurri di Manuelito, Casadilego, che canta Billie Heilish meglio di Billie Heilish e provoca uno scompenso emozionale alla giudice avversaria Emma, che coglie l’occasione per farsi un piantarello.
Il folle NAIP canta Bla Bla Bla del dj Gigi D’Agostino, mai portato a X Facto: musica, gestualità, interpretazione, teatro, distorsioni. Quella di NAIP è un’esibizione multidimensionale, molto lodata, ma forse troppa avanguardia per reggere fino alla fine.
I concorrenti che hanno affrontato mostri diversamente sacri sono stati puniti: Cmqmartina addomestica il Canto Libero di Battisti, e fa storcere il naso al rocker Manuel, mentre i suoi Manitoba non risultano all’altezza di I Wanna Be Stedated delle loro maestà i Ramones, e addirittura alla fine vanno a casa.
Va meglio con pezzi meno noti, che i cantanti fanno loro. Come il piacente Blind, leopardato e circondato da danzatrici in carenza di stoffa, che riscrive Piece of My Heart dei Meduza, e gli altri giudici ‘rosicano’ perché risulta un nuovo inedito. O anche Vergo, che fa una versione reggaeton di una canzone della Pausini che la rende inaspettatamente sensuale. O ancora Blue Phelix, che convince molto più che nell’inedito nella sua versione virtuosa di Schiccherie di Madame: si esalta l’indeterminatezza di genere e quando canta davvero non importa capire se la voce è maschile o femminile.
Santi fa Otto miliardi di persone di Frah Quintale ed è un po’ dimenticabile, finisce in ballottaggio e si salva perché fa tenerezza a Mika.
A mettere d’accordo tutti, facendo recuperare l’oggettività anche ai giudici, due fuoriclasse. My Drama, della squadra di Hell Raton, canta Bella così di Chadia Rodriguez con un tasso di immedesimazione emotiva da brividi: come dice il suo giudice questa ragazza ha nella voce un ‘autotune di sofferenza’, e la trasforma in strumento comunicativo. E il gruppo di Manuel Melancholia interpreta Blood Money di Poppy in una versione personalissima, scatenata e raffinata al tempo stesso, rendendola irriconoscibile e irresistibile.
GLI OSPITI
Ad esibirsi tra una manche e l’altra sono i ‘vincitori morali’ dell’X Factor del 2017, arrivati secondi quella volta ma tra i pochi ad aver prodotto musica una volta finito il talent, i Maneskin.
Attesissimi da schiere di fan per lo più adolescenti (alcuni per anagrafe e alcune per una pubertà di ritorno provocata dal piglio sexy rock del giovanissimo frontman), si esibiscono in una nuova rock ballad molto nel loro stile, ma è evidente che per ragioni di sicurezza la performance è stata registrata, e un po’ ci perde. L’intervista con le mascherine è corretta, necessaria, ma risulta nell’insieme grottesca e inquietante.
CONCLUSIONI
Speriamo che Cattelan si riprenda presto, ma pensiamo che la lunga ombra della situazione che stiamo vivendo si sia ormai stabilmente allungata anche sul palco dell’intrattenimento spensierato, e forse è giusto così, se è vero che la musica non è disimpegno, ma emozione.