PENULTIMO APPUNTAMENTO DEL 2021 CON X FACTOR, CHE MANDA IN FINALE UN ARTISTA PER OGNI GIUDICE, SACRIFICANDO ERIO, L’ALIENO GENTILE DALLA VOCE FUORI DAL COMUNE
LA SEMIFINALE
La semifinale fa sentire lo stress e l’emozione della gara al suo quasi termine: lo spettacolo aumenta il tasso di lustrini e piume (la povera Emma quasi soffoca nel suo – a dire il vero fantastico – costume da cigno), i giudici spingono l’acceleratore sull’emotività, i concorrenti hanno solo sinonimi allusivi a indecorose funzioni intestinali per comunicare la loro paura del palco. Questo è X Factor, verrebbe da dire, e infatti la puntata della semifinale è leggermente più avvincente delle ultime/prime 5, con quell’ansia di sapere chi è stato eliminato che viene tenuta fino all’ultimissimo minuto, e chi ha seguito il programma dall’inizio non sa davvero per chi tifare, o meglio non-tifare: ognuno ha il suo preferito, ma in molti in questa edizione ‘carina’ non sono riusciti ad identificare il nemico, l’antipatico che vorresti vedere sbattuto fuori, il talento sopravvalutato su cui accanirsi nei commenti social o (ormai più raramente) dal vivo.
Erio e i Bengala Fire di Manuel, gIANMARIA di Emma, Fellow di Mika, Baltimora di Manuelito: ecco la squadra che si è sfidata. Anche i meno smaliziati hanno immaginato che sarebbe uscito uno dei due artisti di Manuel Agnelli, per un senso inspiegato ma evidente di equità. Guarda il caso, in questo 2021 così selvaggiamente politicamente corretto ogni giudice arriva in finale con uno dei suoi, come per limare via le tensioni tra i giudici rivali.
Forse proprio per evitare che il tavolo giudicatorio si accendesse troppo, il più infiammabile tra i quattro, Manuel Agnelli, è stato ‘depotenziato’ con la concessione di un’esibizione ad inizio puntata, in cui, da bravo hard rocker qual è, si è scatenato o per meglio dire sfogato a dovere, tornando poi al tavolo per fare onore al suo cognome che evoca mitezza. Ma ha resistito solo fino all’ultimo secondo della trasmissione vera e propria: all’appuntamento del post live, l’orrido Hot Factor, il rocker milanese si mangia in un boccone la povera Emma, rea di non aver difeso sufficientemente Erio: l’equità e la carineria non fanno per lui, dobbiamo accettarlo.
LA MUSICA
Per evitare di fare come X Factor, in cui i siparietti parlati e commentati sono sproporzionatamente troppo lunghi rispetto alle esibizioni e guidano troppo spesso lo spettatore nel regno di Morfeo, da ora parliamo solo di musica:
Manuel Agnelli, nel suo esordio da solista, canta “La profondità degli abissi”, presentando in anteprima questo suo nuovo brano che fa parte della colonna sonora di Diabolik, film in uscita dei Manetti Bros. Pezzo bellissimo, il cantante degli Afterhours giganteggia sul palco con la sua nota presenza scenica e vocale, sequestrando il pubblico presente in studio e pure quello in dad. (Anche se l’armamentario rock – incluso il gesto di plateale ‘presentazione’ del proprio apparato riproduttivo – dopo essere stato tanto spiegato e descritto agli allievi concorrenti nel corso delle puntate, rischia di perdere un po’ in credibilità).
I DUETTI
Quelli che nel Novecento si chiamavano duetti, ora si definiscono featuring, e sono un classico di X Factor, che nella semifinale affianca sempre ai concorrenti rimasti un più o meno grande artista che cerca di farli brillare trasferendo la sua luce su di loro.
Ci riesce Samuele Bersani (la mia smaccatissima preferenza personale per questo artista inibisce la scelta di aggettivi adeguati), che con la generosità del vero grande regala la sua Spaccacuore al bravo e sensibile gIANMARIA: le voci così diverse aumentano invece di limitare la bellezza della melodia, con il giovane che riesce a vestire questo grido d’amore del più maturo con l’abito minimal e quasi distaccato dello stile attuale, creando una fusione riuscita e molto emozionante.
Funziona in modo perfetto anche l’insolito autore Motta con i Bengala Fire, il cui frontman per la prima volta in italiano rende scintillante la bella Del tempo che passa la felicità, dando vita forse alla migliore tra le esibizioni dei duetti, pardon, featuring.
Il giudice di Fellow fa per lui una scelta assai prevedibile, ma il suo duetto con il cantautore Benjamin Clementine (di cui Fellow ha portato già ben tre cover) è ipnotico e riuscitissimo, con le due voci simili che in I Won’t Complain si fondono come in un micro-coro gospel, un’armonia di timbri e sonorità quasi magica.
Insolito ma ben riuscito anche il mix di voci tra Baltimora e Fulminacci (cantautore un po’ di nicchia ma benissimo considerato nell’ambiente di chi se ne intende) che rendono trascinante e coinvolgente il bel brano Resistenza.
Erio si è esibito con La rappresentante di lista, duo che suona un originale tipo di rock progressivo fattosi conoscere lo scorso anno a Sanremo. Proprio la canzone, l’ascoltatissima Amare, del Festival è protagonista del duetto: la voce della cantante Veronica Lucchesi è potentissima e tagliata ovviamente su misura su questo pezzo, e il delicato accompagnamento di Erio si perde nell’insieme. Potrebbe essere questo il motivo finale della sconfitta del cantante di Manuel, e La rappresentante di lista responsabile (non colpevole) di aver forse voluto troppo eccellere lei stessa mettendo in ombra colui che doveva esporre al sole.
LE COVER
La seconda manche di cover ha visto esibizioni sempre buonissime, con le critiche dei giudici a doversi appigliare al più classo dei peli nelle uova musicali.
Baltimora ha rivitalizzato ma forse con troppa enfasi Altrove di Morgan (la bellezza di questo brano ti fa riconciliare con le mattane del cantautore ex giudice di X Factor)
i Bengala Fire hanno mescolato un brano dei The Kinks e uno molto più recente di The Fratellis con una loro classica performance da (appunto) fuochi d’artificio
Fellow ha correttamente intrepretato Dog Days Are Over di Florence + The Machine, ma i salti e le piroette che il suo giudice pretende da lui sono secondo noi un orpello del tutto superfluo alla sua straordinaria dote vocale.
I migliori secondo noi alla fine:
gIANMARIA, che ha riscritto a suo modo e interpretato la monumentale Alexander Platz di Milva scritta da Battiato (che riscriveva Giusto Pio, come ha fatto notare giustamente Manuel): nonostante si sia dovuto interrompere per incomprensibili problemi tecnici (il bello della diretta un accidente, verrebbe da dire: in una trasmissione di questo livello non deve succedere che il microfono si ‘sminchi’) il ragazzone di Vicenza con la penna felice è riuscito a dare i brividi come tutti i grandi che prima di lui si sono cimentati con questo pezzo unico nel suo genere.
Erio con Street Spirit dei Radiohead dà forse la miglior prova di sé e della sua voce androgina, raffinata e modernissima proprio la sera in cui esce, smentendo la sua stessa aura di grande favorito.
Dunque come mai, perché lui, perché non un altro, cosa succede?
Ma niente, qualcuno doveva uscire! E, come retoricamente ma correttamente dicono sempre a questo punto del programma, sono rimasti quelli più forti. Come dicevamo all’inizio, dunque, difficile scegliere. Se ne incarica alla fine Mika, davanti alla decisione su chi tenere tra Baltimora ed Erio, e con una sconnessa, surreale, per la prima volta francamente fastidiosa premessa elimina il trentacinquenne Fabiano Franovich, in arte Erio, dotatissimo vocalmente e il più maturo e intelligente tra i concorrenti di questa e forse anche altre stagioni. Le farneticazioni sulle ‘ali’ da spalancare fuori dal programma non possono nascondere il vero motivo della scelta di Mika: Erio era il rivale più temibile per tutti, quindi, per tutti meglio fuori che dentro.
Ma il meccanismo è rispettato, i giudici fanno il loro lavoro, il bravissimo Franovich si è fatto conoscere a una platea più vasta di quanto potesse sperare nei suoi sogni livornesi, e quindi secondo noi va bene così.
Con buona pace delle incazzature del nostro giudice fumino preferito, l’Agnelli sacrificale.