La semifinale inizia all’insegna della felicità e del divertimento, e finisce in quella della buona musica. Possiamo chiedere di più all’intrattenimento?

Nel sesto live di X Factor, la semifinale, si torna nei ranghi.

I giudici hanno sotterrato l’ascia di guerra, palesemente, e le fosche nubi che la settimana scorsa si erano profilate all’orizzonte non hanno portato tuoni e fulmini, ma anzi sul tavolo tra Emma, Hell Raton, Mika e Manuel è sorto il sole ed è spuntato pure un arcobaleno. Se la guerra aveva innalzato ascolti, forse la pace ripristina quel po’ di noia che ha caratterizzato questa edizione? Non proprio.
X Factor torna ad essere quello che è sempre stato: un programma dedicato alla musica. Alla ricerca di un equilibrio, magari imperfetto, tra spettacolo televisivo e contenuto musicale, condito dalle esibizioni dei personaggi giudici. Che, come Manuel Agnelli ha sottolineato due volte con gesto teatrale (inteso come complimento), rispetto ai concorrenti hanno fatto un passo indietro perché questo ‘non è il nostro momento, è il vostro momento’.
Torna a parlare la musica quindi, e la gara, e gli aspiranti cantanti con le loro paure e le loro imperfezioni che suscitano empatia: sia come sia, un sollievo rispetto alle ripicche da comari della passata puntata.

La prima manche della gara è stata caratterizzata dai featuring, che a Sanremo fanno dagli anni ’60 ma li chiamano ‘duetti’: ogni concorrente si è esibito con un artista famoso, prammaticamente riconosciuto come proprio idolo.
Comincia Blind con Madame, rapper donna italiana, diciottenne già disco d’oro quest’estate, e la loro esibizione lancia il ‘mood’ della serata, certificato poco dopo da Ale Cattelan con la definizione di un cancelletto, ‘HastagFelicità stasera’, dice il conduttore. In effetti le esibizioni con gli ospiti sono all’insegna dell’allegria, del sorriso dei concorrenti che dividono il palco con generosi artisti che cercano di farli brillare. Felice Casadilego con il rapper Lazza che le permette di esibirsi addirittura con due pianoforti, felici i rockettari Little Pieces of Marmelade con Alberto Ferrari dei Verdena (che mette in ombra le doti canore del batterista-vocalist del gruppo, in realtà, con la sua voce più matura e che cattura), felice MyDrama che canta con Izi, urban rapper che usa più autotune di lei, e infine felicissimo NAIP che si esibisce con il mito dei miti per un artista senza riferimenti come lui, Elio di Elio e le storie tese.
Qui l’allegria e #felicità raggiungono l’apoteosi, con il giudice Mika vestito da NAIP e Elio e NAIP vestiti da NAIP che cantano la folle non-variazione sul tema, la Canzone Mononota di Elio. E quando si raggiunge l’apice, altro non si può fare se non iniziare a scendere.
Tutto molto divertente, ma già nell’esibizione di Elio e NAIP si vede, sottotraccia, la verità vera: la musica non è mai e mai dovrebbe essere solo divertimento, ma deve essere una spina sottopelle, uno schiaffo in faccia, una scossa benevola ma irrefrenabile.
Se no, come dicono spesso, è karaoke. E allora già nell’esibizione dei due disagiati geniali, si infila un dubbio nel sorriso: Elio è un pazzo che dice la verità irridendo tutti incluso chi lo ascolta, e NAIP è un clown malinconico che balla sul barato della disperazione.

E via così, felici e dubbiosi, verso la seconda manche.

Dopo l’esibizione non proprio memorabile dei gradevoli ospiti Pinguini Tattici Nucleari, per i concorrenti arriva il vero ‘loro momento’ annunciato da Manuel: ogni artista si esibisce con un brano scelto da lui stesso.
MyDrama con un’esecuzione sempre intensa di “Spigoli” del trio di trap-rapper Carl Brave, Mara Sattei e tha Supreme, Blind che fa l’ennesimo inedito sulla base del tormentone “Good Times” di Ghali, i ‘gufetti’ Little Pieces of Marmelade che colorano di blues il  rock con la ballatona degli Alabama ShakesGimme All Your Love”, Casadilego sublime con la canzone dell’amato Ed Sheeran che le ha dato il nome d’arte, “Lego House“, e infine il tentativo non riuscito di suicidio di NAIP che interpreta un brano del giudice Agnelli, la non conosciutissima canzone degli AfterhoursMilano Circonvallazione Esterna”. E qui secondo noi arriva IL momento della serata, un momento di verità nello spettacolo rutilante, quello in cui la #felicità con cui si sono esibiti tutti lascia intravedere quella dark side che c’è sotto ogni (vero) processo creativo. NAIP canta la versione ultradisturbata di un pezzo che parla di disagio esistenziale, batte i piedi sbatte le cose urla e grida “Perché non posso dirti / Di non essere felice? / Non sono meno vivo / Non sono meno vivo”.

E finalmente qualcuno lo dice, che abbiamo tutti il diritto di non sentirci felici, e di non sentirci vivi nella mediocrità che ci propinano. Cortocircuito vivificatore, quello in cui un tizio barbuto vestito da pagliaccio su un palco scintillante ti dice che non c’è niente di male, a sentirsi malinconici incompleti a volte disperati. E #felicità non funziona più, forse da sostituire con #verità. E Manuel fa a questo artista non convenzionale il complimento più bello che sia mai stato fatto in questa trasmissione al concorrente di un’altra squadra: “sono orgoglioso di aver scritto questo pezzo dopo averlo sentito interpretato da te”.
X Factor ha fatto tutto il giro, e da acida gara si è trasformata in palco delle mille possibilità.

Alla fine i meno votati della serata risultano MyDrama e Blind, e i giudici, assumendosi questa volta la responsabilità della decisione, eliminano la brava MyDrama favorendo il più ‘strutturato’ Blind.
In finale dunque ogni giudice avrà il suo concorrente, così che l’arcobaleno della pace possa splendere anche la prossima puntata sull’ammaccata edizione 2020 di X Factor.

Chi vincerà X Factor 14?

Se vincerà Casadilego, avrà vinto la modernità che nasce dal classico, il connubio armonico tra l’adesso e il ‘sempre’, tra rap e melodia, tra grida e sussurri, tra rumore e suono del pianoforte, tra singulti e note.

Se vincerà Blind, avrà vinto la prevedibilità del pop di oggi, di tutto un po’: un po’ di sofferenza, un po’ di divertimento, un po’ di ballo, un po’ di tatuaggi, e solo in fondo tanto casino catartico.

Se vinceranno i Little Pieces of Marmelade, avrà vinto il rock, l’ancora e sempre, il rock è ancora vivo, e sarà conferma che rock will never ever die.

Se vincerà NAIP, avrà vinto la follia non simulata, nell’era della performance e della ricerca del benessere avrà vinto la musica come testimonianza del disagio e della malinconia, della scheggia impazzita, della maglia che non tiene.

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