“OCCHIALI NERI” SEGNA L’ENNESIMO RITORNO DI DARIO ARGENTO. PER I FAN SI TRATTA DI UN’ATTESA NEL SEGNO DELLA SUSPENSE, CHE OSCILLA DALLA SPERANZA ALLA PAURA. NOI RIPERCORRIAMO UNA PARTE DELLA SUA FILMOGRAFIA DISEGUALE E CONTROVERSA, TRA PIETRE MILIARI E FLOP, ASCESE VERTIGINOSE E CAPITOMBOLI, SELEZIONANDO 15 OPERE, TUTTE DISPONIBILI IN STREAMING. UN OMAGGIO ALLA CARRIERA DI UN REGISTA INCONFONDIBILE CHE HA SCRITTO PAGINE INDELEBILI DEL CINEMA ITALIANO.

 

LA TRILOGIA DEGLI ANIMALI

L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (Amazon Prime)                                          voto 8   

L’opera prima di Dario Argento plana sul cinema italiano e riscrive le regole del thriller nostrano. Un film d’avanguardia, un vero spartiacque per l’intero genere. Il cineasta romano rielabora il concetto di investigazione. Niente deduzione metodica ma illuminazione improvvisa di un dettaglio a margine. Si incolla al nostro inconscio, fra depistaggi, frame-stop e traumi irrisolti. Soprattutto introduce un personalissimo stile di regia: selvaggio, creativo, traboccante di idee innovative che nutrono messa in scena, rumori, musica (di Ennio Morricone) e fotografia (di Vittorio Storaro). Dario Argento dà al giallo la stessa strigliata che Sergio Leone diede al western.

IL GATTO A NOVE CODE (Amazon Prime, Raiplay)                                                                 voto 7,5

Un giornalista e un enigmista cieco indagano sull’omicidio di uno scienziato a cui seguono altri delitti. Argento gioca con il simbolismo dell’occhio e sfoggia il suo marchio di fabbrica: un cinema anarchico, perturbante e surreale, facendo a pezzi i normali protocolli della messa in scena. La sequenza notturna della profanazione del cimitero è la prodezza del cineasta che tutto può.

QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO (Sky, Now)                                                       voto 8,5

Un batterista rock pugnala accidentalmente a morte il suo ignoto pedinatore e finisce in una paurosa spirale di persecuzione e omicidi. Sempre disturbante, sperimentale e visionario, Dario Argento accentua i suoi virtuosismi, decreta la supremazia della pura regia sulla solidità della sceneggiatura. Un fuoriclasse fuori dagli schemi, che inventa e incanta, trascinando lo spettatore dentro luoghi maledetti e lungo tragitti destabilizzanti.

LA TRILOGIA DELLE TRE MADRI

SUSPIRIA  (Netflix, Amazon Prime)                                                                                                    voto 9

Ispirandosi al romanzo “Suspiria De Profundis” di Thomas de Quincey, Dario Argento confeziona il suo primo horror soprannaturale, aprendo una trilogia che si sarebbe chiusa 30 anni più tardi. Una ragazza americana approda in un’accademia di danza di Friburgo che si rivelerà essere un covo di streghe ed epicentro di orribili legami con l’occulto. L’horror, con i suoi meccanismi meno vincolanti del thriller, concede al regista di superare ogni confine, di cortocircuitare la logica, appropriandosi di una libertà narrativa e figurativa totale, accentuata dall’utilizzo del Technicolor Tripack.  Straripante di invenzioni visive, “Suspiria” bussa alla porta dell’inferno a braccetto con il male più perverso, infilandosi nei passaggi segreti che legano la percezione del reale a quella della magia nera.

INFERNO (Now tv)                                                                                                                                   voto 8+

Sulla scia del precedente, la fantasia barocca di Dario Argento sembra essere illimitata, così come è spietata la sua aggressione antinaturalistica alla messa in scena. Da Friburgo a New York sulle orme della Mater Tenebrarum, la festa di morte continua, le scene sono tanto efferate quanto pregevoli. Regia labirintica e impulsiva, trascinata dalla forza di gravità verso tutto ciò che è sotterraneo e sommerso. Il film sembra la soggettiva di un’onnisciente entità ultraterrena; il palazzo infernale – a detta dello stesso Argento – va considerato come un organismo vivente, una scatola cinese in grado di vedere, sentire, percepire.

LA TERZA MADRE (Disney)                                                                                                                    voto 0

Il ritrovamento di un’urna nel cimitero di Viterbo riapre i giochi e alza il sipario sul capitolo conclusivo, dedicato a Mater Lacrimarum. Sette demoniache, sensitive, esorcisti, entità minacciose. Non manca nulla. Cioè, a dir la verità, manca proprio tutto in un film raffazzonato e approssimativo. Un flop. Dario Argento tortura i suoi ammiratori con la peggiore delle paure: il rimpianto per cià che fu e che avrebbe potuto ancora essere. Dell’Argento di una volta si intravedono solamente le velleità, ma in questo film il maestro ha perso completamente lo smalto, il misticismo è annacquato, e la prorompente violenza pop dei primi due capitoli lascia il posto a una pellicola inespressiva.

IL FILM MANIFESTO

PROFONDO ROSSO (Disney)                                                                                                        voto 9,5

Con “Profondo rosso” il cinema di genere italiano entra nel salotto riservato ai capolavori. Non solo il manifesto di tutta la sua filmografia, ma un urlo rivoluzionario che si appropria delle regole del thriller e dell’horror e ne certifica una nuova unità di misura e circoscrive un nuovo centro focale, in un calcolato crescendo di suspense. Martellante, ipnotico e sadico. Una lezione di cinema in cui Dario Argento utilizza ogni elemento disponibile della grammatica della settima arte.

L’ULTIMO CAPOLAVORO

PHENOMENA (Amazon, Raiplay)                                                                                                voto 9

Dario Argento sale di nuovo in cattedra con un fiaba dark sofisticata. Un apparato che comprende horror, thriller psicologico e cinema gotico, che si aggancia a “Suspiria” per volare più in alto. Un collegio svizzero, fanciulle che scompaiono, una ragazza che comunica con gli insetti, figli deformi nascosti, la perfidia materna. Accompagnato da una colonna sonora che unisce gli Iron Maiden e i Motorhead alla title track di Claudio Simonetti e ad alti tre brani dei Goblin, “Phenomena” è l’ultimo grande regalo del Nostro, infiocchettato con il nastro nero della paura.

 

DARIO E ASIA

LA SINDROME DI STENDHAL (Disney)                                                                                 voto 6-

Secondo film con Asia Argento, dopo “Trauma” del 1993. Ma la figlia/musa di Dario aveva già preso parte a “Dèmoni 2… L’incubo ritorna” di Lamberto Bava e “La chiesa” di Michele Soavi, due horror co-sceneggiati dal padre.  Ambientato a Firenze, “La sindrome di Stendhal” segue il tortuoso percorso fisico e psicologico di una poliziotta alla ricerca di uno stupratore. L’incipit è puro Argento style, l’idea è intrigante, il film nel complesso irrisolto, ma venato di sadismo e di quell’ansiosa ricerca di un corto circuito mentale, di un’inesattezza patologica che ha bisogno solamente di una spintarella per creare caos e violenza.

IL FANTASMA DELL’OPERA (Disney)                                                                                          voto 4,5

Il regista si cimenta con il suo personale mito horror adattando l’omonimo romanzo di Gaston Leroux. A Julian Sands viene affidato il ruolo dell’omicida romantico che abita nei cunicoli di un teatro nella Parigi del 1877, e che si innamora della soprano Christine (Asia Argento).  Melodramma e horror si rincorrono in una produzione ambiziosa ma deludente, ravvivata però dagli effetti speciali di Sergio Stivaletti. Le sequenze gore sono d grande impatto ma alla fine degli anni 90, Dario Argento sembra in piena crisi creativa.

 

DARIO ARGENTO E IL DUEMILA

NON HO SONNO (Disney)                                                                                                            voto 6+

Un commissario smemorato indaga, insieme al figlio di una delle vittime, sul serial killer che sta impaurendo Torino a colpi di delitti. Dario Argento torna nella città piemontese e si ricolloca nella collaudata griglia del thriller metropolitano con investigazione annessa, tra filastrocche, manichini e riesumazione di cadaveri. Dario Argento cita se stesso per rassicurare i fan. I Goblin si rimettono insieme per l’occasione sperando di bissare il successo di “Profondo rosso”. Non ci riescono. Non manca la sequenza d’antologia, notturna e a bordo del treno. Il ruggito del vecchio leone risuona anche in altre scene convincenti, tuttavia è l’orchestrazione complessiva a non reggere il confronto con i migliori spartiti del regista romano. Ma, sfilacciamenti e incongruenze a parte, il film offre suggestioni e suspense.

IL CARTAIO (Disney)                                                                                                                       voto 5,5

Un’inversione di tendenza quasi completa dopo il barlume di “Non ho sonno”. Con “Il cartaio”, Dario Argento dimostra che del suo cinema è rimasta solamente una giacenza, da qualche parte. Ancora riconoscibile ma non più straniante, il suo stile si ingabbia dentro un thriller conservatore e rassicurante, che ripropone le antiche vertigini solamente nella scena dell’omicidio in una Roma soffocata da una cappa minacciosa. Anche la storia del serial killer che sfida la polizia a videopoker, rivista a 20 anni di distanza, non brilla per originalità. L’Argento vecchia maniera avrebbe trasformato lo spazio virtuale del Web in un altro ripostiglio stracolmo di terrori e traumi.

 

GIALLO (Amazon)                                                                                                                          voto 5+

Adrien Brody, personaggio da noir, interpreta sia il maniaco omicida sia il poliziotto. Emanuelle Seigner è la sorella di una delle donne scomparse, che lo aiuta nelle indagini. Siamo a Torino e nella culla cara al regista spunta il solito trauma infantile, radice patologica delle violenze perpetrate. Mancano i virtuosismi spericolati in favore di una messa in scena più sobria e un pathos controllato con qualche concessione al filone dei torture-movies.

LA MINISERIE VINTAGE

LA PORTA SUL BUIO (Raiplay)                                                                                         voto 6,5

Quattro episodi da circa 60 minuti, suggestivi e ben congegnati, formano una miniserie antologica a cura di Dario Argento, dietro la macchina da presa nella seconda puntata (“Il tram”) e nella quarta (“Testimone oculare”). Il regista scrive anche gli altri due: “Il vicino di casa” e “La bambola”. Nel 1973, dopo il successo della Trilogia degli animali, gli fu commissionata dalla Rai. Dario Argento dribblò i vincoli e la censura confezionando quattro storie claustrofobiche che si ispiravano ad “Alfred Hitchcock presenta”. È doveroso ricordare il grande apporto di Luigi Cozzi che diresse il primo episodio, tratto da un suo racconto e di Roberto Foglietti, co-autore di “Quattro mosche di velluto grigio” che esordisce alla regia con “La bambola”. Un prodotto che per l’epoca costituì una vera alternativa al palinsesto della rete di stato e contribuì a rinsaldare la fama dell’emergente cineasta.

IL CULT DI GUIDATV.IT

TENEBRE (Amazon Raiplay)                                                                                                  voto 7,5

Più luminoso e ‘solare’ di quanto non suggerisca il titolo, “Tenebre” soddisfa spavaldamente i nostri desideri più voyeuristici; è un banchetto di ironia e sangue che inzuppa un classico impianto narrativo da thriller, concepito da Dario Argento a partire da un aneddoto autobiografico. Il regista usa per la prima volta sia la steady cam, sia la Louma, una macchina da presa speciale montata su una gru e governabile a distanza, capace di disegnare qualsiasi traiettoria nello spazio. Argento ne sfoggia le potenzialità regalandoci un sublime piano sequenza che avvolge gli esterni di un edificio nel quale sta per compiersi un delitto. Uno sguardo in soggettiva del killer e al contempo un subdolo abbraccio del Male. Una delle sequenze simbolo della sua poetica. Così come rimane impressa per contrasto la scena dell’omicidio dell’agente letterario, girata sotto un sole accecante in un piazza affollata.

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