GASCOIGNE (Amazon)
LA ROCKSTAR DEL FOOTBALL
VOTO 7
“Paul Gascoigne è stato il più grande calciatore inglese”. Lo afferma il suo illustre collega Wayne Rooney che, insieme allo ‘Special One’ José Mourinho e a Gary Lineker, altro asso del calcio britannico e mondiale, ha avuto il privilegio di essere intervistato per dipingere il ritratto di Gazza in questo documentario offerto da Amazon. Che Paul Gascoigne sia genio e sregolatezza lo sappiamo già prima di addentrarci nelle pieghe della sua storia. Ma lo è (stato) per davvero. Non è una vaga etichetta di comodo, ad uso e consumo di conversatori mediocri.
Lo sanno gli appassionati di calcio, gli sfogliatori di tabloid e i surfisti di internet. Ne conosciamo già in anticipo il clownesco approccio all’esistenza, i beffardi atteggiamenti nei confronti di ogni protocollo. Del resto, entrando brevemente nel discorso prettamente calcistico, Gazza è stato uno dei pochi giocatori ad aver sbrindellato la definizione riduttiva di centrocampista. Assistiamo ai suoi dribbling e ci accorgiamo che anche nello specifico tecnico oltre che nella vita, Gazza era un unicum per movimenti, lettura delle fasi di gioco, posizione in campo e rapporto intrinseco con l’attrezzo di cuoio fra i piedi. Il suo tiro, poi, era l’epilogo pragmatico ed essenziale al termine di un’azione da funambolico idealista. Persino rinchiuso nel recinto delle regole calcistiche, Gazza spurgava la sua estrosità esprimendo qualità non imitabili.
Il suo calcio d’inizio privato avviene sulle sponde del fiume Tyne, a ridosso di una delle città portuali per eccellenza, Newcastle, dove Paul dice di aver vissuto una bella infanzia, segnata tuttavia da un primo trauma – la morte di un amico tra le sue braccia – a cui se ne aggiungeranno altri: una galleria di grottesche giravolte del destino, tracolli e infortuni che hanno frenato, tanto quanto la sua dabbenaggine, il suo debordante talento.
Esordisce giovanissimo nella squadra della sua città prima di essere ceduto al Tottenham, dribblando le lusinghe di Sir Alex Ferguson (il coach del Manchester United non glielo perdonerà mai!) e successivamente alla Lazio dove è protagonista di una parentesi praticamente aperta e chiusa da due gravissimi infortuni, e suggellata da uno storico gol nel derby. Con due stoccate, Gazza descrive cosa sia il calcio nel nostro paese e la differenza con la realtà britannica, dove lui torna – stavolta in Scozia nei ranghi protestanti dei Rangers Glasgow – rilanciando una carriera solcata già dal tunnel dell’alcolismo, che si è aperto come una voragine dentro la sua vita proprio nel momento di massimo fulgore, quando solamente la famigerata lotteria dei rigori impedì all’Inghilterra di giocarsi la finale contro l’Argentina ai mondiali italiani del 1990.
Erano i tempi della Gazzamania, con un paese intero, commosso ed esaltato, ad inneggiare il suo nome. In Scozia, Gascoigne commette un’ingenuità (un gesto sprovveduto durante un’esultanza) che gli costa sei mesi di minacce di morte da parte dell’IRA. È una delle rivelazioni di un documentario che rimane per tutto il tempo incollato al viso di Gazza, scrutando nell’espressione di un uomo resuscitato più volte, smagrito dalle traversie e dalla fatica di chi rincorre costantemente un nuovo inizio. Che a un certo punto della sua vita ha smesso di avere una privacy (il suo telefono è stato impunemente sotto controllo per 11 anni), si è smarrito nel buco nero della paranoia, seguendo il destino psicologico delle rockstar maledette, troppo fragili per un successo opprimente. Quando quello che la gente esige da loro è sproporzionato a ciò che loro riescono ormai a dare. L’esistenza di Gazza è come una partita sporcata dagli episodi, manovrata dagli errori arbitrali, illuminata da prodezze e rabbuiata da un rigore calciato sopra la traversa. Ma alla fine di tutto se l’è cavata, e ora ha avuto la chance di raccontarsi in un’ideale sessione terapeutica.
Questo documentario è l’assist con cui Paul accorcia almeno le distanze agli occhi dei soliti e noiosi detrattori moralisti. Per i suoi fan più accaniti, invece, Gazza torna persino in vantaggio ed esulta spavaldamente a bocca aperta, come fece quel giorno di giugno, nel tempio di Wembley agli Europei del 1996, dopo aver regalato al mondo la meravigliosa rete siglata contro la Scozia. Il suo ultimo ruggito su un rettangolo verde con indosso la maglia dei Leoni. Prima, durante e dopo quel gesto, scorre una vita da rockstar.
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L’ALGORITMO UMANO CONSIGLIA
IL PROFETA DEL GOL (Amazon)
Fra tutti i documentari dedicati ai calciatori, vi consigliamo questo prezioso pezzo da cineteca, ma dal valore inestimabile, perché è un antesignano dello storytelling sul calcio. Lo dirige e lo racconta Sandro Ciotti, ed è una monografia insuperata su Johan Cruijff (doppiato da Ferruccio Amendola!) che fu non solo un campione immenso (vincitore per tre volte del Pallone d’oro) ma il divulgatore teorico e pratico del cosiddetto ‘Calcio totale’ con cui il suo Ajax e l’Olanda rivoluzionarono il football negli anni 70. Un diario intimo e ‘analogico’, assolutamente non in linea con i tempi e i ritmi narrativi odierni da mp3. Una sfida vintage che, per una sera, equivale a posare un 33 giri su un giradischi invece di confondersi i gusti fra le migliaia di playlist di Spotify. Un esteta del giornalismo come Sandro Ciotti che entra nella vita di uno dei più grandi pensatori del ‘900, Johan Cruijff.