Una serie sulla donna intelligente che fa ridere Martin Scorsese

 

Fran Lebowitz: una vita a New York, Netflix

Vagando per le strade di New York e dentro l’affascinante mente della scrittrice ironica, umorista e grande affabulatrice Fran Lebowitz mentre se ne sta seduta a fare due chiacchiere con Martin Scorsese.

Tanto sono stuzzicanti tutti gli aggettivi i sostantivi e perfino i verbi di questa descrizione, che non importa se non si conosce Fran Lebowitz, la protagonista della miniserie documentario appena sbarcata su Netflix e firmata da Martin Scorsese (Pretend It’s a City). Come presentazione dovrebbe bastare che la scrittrice sia ironica, inteso come sarcastica e politicamente scorretta, che sia un’umorista, che abbia il dono di saper raccontare le cose, che abbia interessato un regista come Scorsese (lui lo conosciamo, no?) e che la sua storia sia ambientata nelle strade dell’eternamente seduttiva New York.

Potrebbe effettivamente bastare. E se ancora non è sufficiente, nel biglietto da visita mettiamo che questa serie Netflix in sette episodi è la seconda cosa che Scorsese dedica a un personaggio che non finisce di divertirlo e interessarlo, avendo firmato nel 2010 un film intero dedicato alla scrittrice, Public Speaking.

Il public speaking in effetti è l’attuale lavoro di questa ‘scrittrice che non scrive’: in ‘blocco dello scrittore’ dagli anni Novanta (dopo aver pubblicato solo quattro, graffianti, titoli), Lebowitz usa la sua irrefrenabile vis polemica, il suo umorismo caustico e fulminante, la sua capacità di prendere in giro tutti i conformismi e i tic del nostro tempo, non più per scrivere articoli e romanzi, ma per intrattenere.

Decine e decine sono le ospitate negli eccezionali talk-show USA, in cui tiene la platea da attrice consumata pur non essendo attrice, raccontando il suo mestiere di autrice, pur non essendo un’autrice da quasi trent’anni. Un’opinionista, si potrebbe dire in italiano se da noi la parola non avesse un’accezione negativa. Ma dopo averla sentita parlare del suo rapporto con la scrittura, la vita e la sua città attraverso racconti esilaranti, aforismi di raggelante cattiveria e battute di fulminea consapevolezza, potremmo anche definirla una specie di genio.

Perché, in tempi in cui ogni lingua intelligente si pone i vincoli del politicamente corretto, una lingua intelligente che riesca a bypassarlo continuando ad avere ragione lei, non può essere che geniale.

 

 

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