DIETRO I SUOI OCCHI (NETFLIX)
VOTO 7-
COME IN UN SOGNO BORDERLINE
Il finale di “Dietro i suoi occhi” ha sconcertato molti teledipendenti in giro per i divani di mezzo mondo, che si sono accodati all’hashtag #WTFTHATENDING (che cazzo di finale!).
La svolta esoterica dell’epilogo della serie ha chiarito infatti ruoli e identità dei personaggi in gioco, svelando il perimetro e l’area di un doppio triangolo amoroso, ma ha utilizzato un nuovo teorema che farebbe impallidire sia Pitagora che Euclide. Un finale del genere non poteva di certo passare inosservato ed evitare di essere accerchiato dal dibattito sulla sua plausibilità.
Ma, ‘Dividi et Impera’, dicevano i latini.
Una serie così abile nell’essere divisiva e nel fomentare discordie, con un’astuzia un po’ naif, ha tutto il diritto di spiccare nel marasma di offerte e piattaforme; merita di rimanere per un pugno di giorni nella top 10 dei più visti, prima di sparire dagli algoritmi e marcire nel cimitero delle recensioni. Destino comune a molti.
Qualcuno l’ha odiata. Qualcun’altro l’ha disprezzata. C’è chi l’ha derisa. Ma c’è anche chi ci è cascato con tutte le scarpe, innamorandosene a posteriori. Questione di gusti. Vediamo il perché.
Meglio chiarire che “Dietro i suoi occhi” non è stata scritta appositamente per il piccolo schermo. Quindi è tutto farina del sacco della romanziera Sarah Pinborough (che si è dichiarata molto soddisfatta della trasposizione netflixiana), ed è una miniserie in sei episodi ambientata prevalentemente a Londra, che mette in scena un classico dell’adulterio: Adele, la moglie annoiata e ricca sfondata; David, lo psichiatra attraente e tenebroso; Louise, la segretaria sexy.
Esiste uno sfascio matrimoniale più rassicurante di questo? Sembra il Bignami della soap opera, con echi da filone boccaccesco, il cui canovaccio è stato rielaborato a partire da un romanzetto Harmony con la copertina spiegazzata.
E in parte lo è.
Certi dialoghi e alcune soluzioni narrative e registiche, dispensate qua e là, in attesa della suddetta sterzata soprannaturale, non brillano per acume e originalità. Le stesse incursioni nel territorio onirico inserite in corso d’opera sono decisamente basic, mandano fuori giri il motore e alimentano il disorientamento su chi sia il carnefice, chi la vittima e quale diavolo di segreto nascondono i coniugi. E in che modo questi incubi notturni che accomunano Adele e Louise finiranno per intrecciarsi?
Il tutto in linea con una certa standardizzazione del thriller coniugale, dedicata a chi ama il temporeggiamento precedente al colpo di scena; quel piacevole indugio durante il quale si investigano le azioni e si scrutano le personalità per risolvere anticipatamente il rebus.
Adele ha modi ed espressioni da glaciale psicolabile e si avverte a pelle che la sua mente è fangosa e calcolatrice. Il marito, che con le menti fangose ci campa, la sottopone a un controllo e a un regime terapeutico che vorrebbe essere ferreo ma si rivela facilmente dribblabile, specie quando nella sua vita e nel suo ufficio irrompe la madre divorziata/single Louise che vive con il figlio Adam in un decorosissimo appartamento alla periferia di Londra e, a quanto sembra, si è stufata di vivere con il freno a mano tirato. Perciò non si accontenta dei rapporti carnali con il suo capo ma accetta anche di diventare l’amica del cuore della moglie. A capofitto verso uno spoiler di guai.
E poi c’è Rob. Un tossicomane omosessuale e disadattato con la faccia da teppista e un vissuto familiare disagiato che con Adele, anni prima, ha stretto un’intima amicizia all’interno di una comunità di recupero, dove lui era finito per colpa dell’eroina e lei per una salute mentale ingolfata dalla morte dei genitori in un incendio. Tutto annotato in un misterioso diario.
“Dietro i suoi occhi” narra, al presente, la torbida clandestinità del triangolo Louise-David-Adele, mentre i flashback ci informano dell’amicizia fra Rob e Adele a cui si aggiunge in coda anche l’arrivo di David, la cui bellezza non passa inosservata agli occhi di Rob.
ATTENZIONE SPOILER! SPIEGAZIONE DEL FINALE
Se state leggendo questo articolo già saprete che Rob non è solamente il personaggio cruciale della storia ma ne è soprattutto il vincitore supremo.
Adele ha infatti il dono della proiezione astrale e confessa a Rob di essere capace, nel sonno, di uscire dal proprio corpo per andare a spiare posti già visitati durante la veglia. Inoltre conferma a Rob la possibilità della trasmigrazione delle anime, la possibilità cioè di scambiare la propria anima con quella di un’altra persona. Un gioco di prestigio onirico. Uno switch. Rob intravede la possibilità di dare una svolta alla sua vita di merda e decide di tradire Adele: durante uno switch trasmigra la sua anima nel corpo dell’amica mentre quest’ultima assume le sembianze di Rob che la mette KO con un’overdose. Poi il corpo di Rob finisce in un pozzo senza fondo. Ma in quel corpo c’è l’anima di Adele. Nessuno verrà mai a cercare quel corpo, perché nessuno denuncia la scomparsa di un disadattato emarginato.
Da quel momento in poi, quindi, l’ignaro David ha condiviso la sua vita con l’anima e la mente di Rob nel corpo di Adele. Noi abbiamo conosciuto la vera Adele esclusivamente con l’ausilio dei flashback, mentre la persona che vediamo accanto a David, al presente a Londra, è in realtà Rob.
Successivamente, dopo il trasferimento nella metropoli inglese, davanti al pericolo costituito dall’amante Louise, di cui David si innamora, Rob (con le fattezze di Adele) usa lo stesso metodo, trasferendo la sua anima nel corpo di Louise e continua a vivere accanto a David, senza più ostacoli. Nel corpo della bella segretaria, Rob convola a nozze con il dottore mettendo a segno il riscatto assoluto.
Dunque Rob, l’emarginato della periferia di Glasgow, eroinomane, povero e gay, inganna tutti, coronando il suo sogno di ricchezza e di amore ‘gender fluid’, facendo scacco matto a un’ereditiera e a uno psichiatra. Un outsider che conquista il sesso e lo status sociale che la natura e la società gli hanno negato passando per la porta secondaria dei sogni.
Sembra un pastrocchio. Come se, volando con la fantasia nei territori del sonnambulismo e del fantastico, Ken Loach avesse incontrato Xavier Dolan e insieme avessero deciso di virare in fantasy i loro temi ricorrenti: la difesa accanita degli ultimi nella gerarchia sociale che va a braccetto con le tensioni introspettive di personaggi che trattengono le loro passioni per poi farle esplodere.
Dubitiamo che l’intento della Pinborough fosse la rivincita dei poveri sui ricchi, ma rileggendo all’indietro la storia, a partire dalla rivelazione finale, tutto quadra. O almeno, il grosso quadra.
Il ribaltamento trascendentale riconsegna un minimo di coerenza alle discutibili sequenze oniriche, agli incubi notturni, agli episodi di sonnambulismo. Che fino a quel momento sembravano astrusi a una storia di amore coniugale spacciato. Lentamente, invece, la valigia di “Dietro i suoi occhi” svela le intercapedini nascoste con un rovesciamento brutale ma logico e giustifica la lunga attesa passata a passeggiare da un genere all’altro. Dalla telenovela stucchevole, al thriller sulle dipendenze affettive fino a sfociare nell’oasi del surreale. Con doppiofondo simbolico e politico, per chi è disposto ad accettare questa lettura.
Ma l’idea narrativa più scaltra e riuscita è il depistaggio continuo su Adam, il figlio di Louise. Un pazzesco, implicito tergiversare della suspense su quale destino spetterà al bambino. In che modo l’esosità esistenziale di Rob/Adele peserà sul futuro del piccolo? L’inquadratura conclusiva lascia di ghiaccio e, seppure sul filo sempre più assottigliato della plausibilità, ci rende testimoni della raccapricciante punizione toccata all’unico dei personaggi veramente innocente.