Molto atteso, arriva su Sky Atlantic il quarto capitolo della serie antologica ispirata al capolavoro cinematografico dei fratelli Coen, Fargo. Nel cast, facce note al pubblico italiano
Il film e le prime tre stagioni raccontano, nel riuscito e unico mix tra crime story e black comedy che ne ha decretato il successo, le vicende sempre grottesche di persone ‘normali’ che finiscono col rimanere involontariamente coinvolte in vortici di violenza, crimine e morte, inesorabilmente disgustosa e splatter. Oltre a questo, in comune hanno l’ambientazione nell’apparentemente tranquilla provincia del Minnesota, gelida terra del nord che a quanto pare nasconde un fuoco di passioni mosse dal denaro e dalla sete di potere.
In questo quarto capitolo, il creatore Noah Hawley, senza rinunciare allo stile e al senso del ‘verbo’ coeniano, sterza e cambia radicalmente ambientazione, scenario e suggestioni estetiche.
Lasciati dunque i campi innevati della provincia destinati ad essere macchiati dal rosso del sangue, e i desolati diner lungo strade pattugliate da sceriffi improbabili, ‘Fargo’ piomba in una grande città e in un altro decennio, spostando l’azione nella Kansas City degli anni ’50 , classico teatro di storie di malavita al ritmo di jazz.
La nuova storia stravolge l’atmosfera alla ‘fargo’, ma dello spirito della serie mantiene la tendenza strutturale all’umorismo nero e all’autoironia che rende la saga un gioiello prezioso per chi ama le cose fatte seriamente ma senza prendersi troppo sul serio.
Negli anni ’50 la più grande e ricca città del Missouri, Kansas City, è dominata da due clan criminali, quello afro-americano e quello della mafia italiana. Quando Donatello Fadda (Tommaso Ragno), capo degli italiani, muore, il leader dei neri Loy Cannon (Chris Rock) decide di approfittare della situazione caotica che ne consegue per superare i rivali nella gara criminale per il predominio sui traffici illeciti della città. Ovviamente non ha fatto i conti con Jotso (Jason Schwartzman) e Gaetano Fadda (Salvatore Esposito), gli eredi piuttosto incazzosi del boss defunto.
Questo l’innesco di una classica faida criminale che, in un’altrettanto classica spirale di violenza, finisce per travolgere tutto e tutti in modo che di classico alla fine non ha proprio niente.
Se Gaetano è il tipico villain alla Fargo, folle e spietato senza un barlume di introspezione come i Malvo, Varga e Milligan dei precedenti capitoli, altri due personaggi incarnano ancora meglio lo spirito coeniano, sospeso mirabilmente tra ironia e cinismo: il mefistofelico Doctor Senator (Glybb Turman), luogotenente di Cannon, e il ‘consigliere’ di Josto Fadda, Ebal Violante (che ha il volto ormai abbonato ai ruoli di cattivo del romano Francesco Acquaroli), criminali dall’intelligenza pronta e corrosiva, nettamente al di sopra di quelle dei loro capi, che ciononostante servono con quella fedeltà cieca e indiscussa che porta dritta al disastro.
L’altro tratto che accomuna la trama di questa stagione a quella delle altre – e soprattutto del film – è il coinvolgimento, inevitabile e grottesco, degli innocenti nel crescendo irresistibile di morte e violenza che caratterizza l’azione. In questo caso non è un solo personaggio, ma un’intera famiglia, gli Smutney, che pagheranno carissimo il fatto di aver chiesto un prestito al capo dei criminali della mala afroamericana. Per concludere, va citato il personaggio che rappresenta, anche qui emblematicamente, la scheggia impazzita che dà inizio involontario a tutta l’azione: in questo caso è l’infermiera psicopatica dall’aria angelica Oraetta Mayflower (Jessie Buckley).
Date queste generiche garanzie di continuità della serie, val la pena di vedere come il talentaccio di Noah Hawley sviluppa stavolta la sua storia nel mondo rutilante di una metropoli delinquenziale della metà del Novecento invece che lungo le solitarie strade di campagna del Minnesota. Sia per chi possa fare i debiti confronti con le precedenti stagioni, sia per chi ne sia digiuno e sia desideroso di guardare un’ennesima variazione sul tema inesausto di ‘una bella scazzottata tra cattivi’, tenendo presente che gli autori di Fargo giocano con gli stereotipi, ma se ne servono fondamentalmente per stravolgerli.
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L’algoritmo umano consiglia
Kansas City.
Su Kansas City, la mala e il jazz, Amazon Prime offre Kansas City, film del 1996 diretto da Robert Altman. Un film meno conosciuto del grande regista americano, che ambienta una frenetica storia nella sua città di nascita, colta in quegli ambigui e scintillanti anni ’30 in cui denaro, musica, crimine e potere politico ne formavano l’inestricabile substrato. Una ragazza (Jennifer Jason Leigh) cerca di salvare il fidanzato che è finito nelle mani di un potente boss della mala afroamericana (Henry Belafonte), e per farlo sequestra la
moglie (Miranda Richardson) di un influente politico. Una gangster story ovviamente atipica, a partire dalla gestione tutta ‘femminile’ della trama, dai toni cupi, amari e segnata da una disperazione di fondo che non prevede nessun riscatto possibile.