Mentre Ferzan Ozpetek prepara per Disney + la serie tv ispirata al suo film Le fate Ignoranti, con un cast del tutto rinnovato, possiamo rivedere l’originale per ricordaci quanto ci è piaciuto (su Tim Vision e Infinity).

Si capisce che Ferzan ci tiene, a questo progetto. E’ chiaro che sta diventando una piccola moda, prendere un film molto famoso, come si dice ‘iconico’, e trasformarlo nel prodotto attualmente più fruito in assoluto dagli spettatori italiani: la serie tv. Ma quando nel progetto è coinvolto l’autore stesso dell’iconico in questione, quando è lui in prima persona a incoraggiare i parallelismi fisiologici ed esplicare le differenze necessarie dopo 20 anni, allora la cosa si fa interessante.

Ferzan Ozpetek ha diretto Le fate ignoranti nel 2001, e con questa storia è uscito dalla nicchia del regista esotico per entrare in un suo mondo e in uno stile del tutto particolare e riconoscibile, quello di un artista cittadino turco innamorato della cultura italiana, del modo di vivere italiano, del calore che la nostra gente non si rende più conto di avere.

 

 

Il film fu molto premiato e amato, e se volete vedere intanto come ‘regge’ il passare del tempo potete riguardarlo (o guardarlo, e confesso una certa invidia per chi potrà farlo per la prima volta) in streaming su Tim Vision e Infinity.
E’ la storia di una dottoressa romana di estrazione altoborghese, Antonia, che, dopo 15 anni di matrimonio perde suo marito Massimo in un incidente, e ne rimane distrutta. Per un caso legato a un quadro ritrovato nell’ufficio di Massimo (Le fate ignoranti, appunto, di Magritte), Antonia si rende conto che Massimo, il marito perfetto, aveva da anni un’amante, e decide di andare a incontrarla. Il dolore e la confusione sembrano aumentare quando scopre che l’amante è in realtà un uomo, Michele, e che Massimo conduceva una seconda vita in un ambiente totalmente alternativo al loro, aperto, libero, romantico e in cui l’amore non ha categorizzazioni sessuali predefinite. Inizia qui la rappresentazione che per Ozpetek ormai è ‘classica’ di un certo tipo di ambiente, tra coppie omosessuali, transessuali e queer, tutti ritratti con quella naturalezza dovuta alla familiarità e all’occhio affettuoso ed empatico del regista stesso.
Antonia entra nel mondo colorato ed eccessivo di Michele, finendo per infatuarsene, e Michele da parte sua inizia a tentennare sui propri gusti omosessuali a causa del profondo legame che si creerà con quella donna con cui condivide così poco, e allo stesso tempo così tutto, cioè l’amore di una vita.

Tra i pregi e i punti di forza del film ci sono proprio gli interpreti, in testa i protagonisti, premiati coi Nastri d’Argento: Antonia ha l’incedere confuso e distrutto di Margherita Buy, eccellente nel dimostrare i danni di una vita distrutta e i segnali di una rinascita su suo bel volto dolente, mentre Michele è un convincente Stefano Accorsi, in una delle sue interpretazioni più misurate e intense di sempre. Il contorno dei personaggi forma una vera corona di figure difficilmente dimenticabili.

Il nuovo cast: troppo nuovo?

Nella serie tv i personaggi sono gli stessi, mentre gli attori cambiano, con un’unica eccezione: Serra Yilmaz, l’attrice ‘feticcio’ presente in quasi tutti i film di Ozpetek, che intrepreta praticamente sé stessa, un grande ‘catalizzatore’ umano di affetti, storie, vite altrui.
Per il resto, tutto il cast prevedibilmente nuovo: nel ruolo di Antonia c’è la diafana bellezza di Cristiana Capotondi, in quello del marito Massimo (che è la voce narrante negli episodi, conquistando quindi uno spazio molto più attivo che nel film) Luca Argentero, in quello di Michele il giovane Eduardo Scarpetta (discendente del grande commediografo napoletano omonimo, padre della dinastia Scarpetta – De Filippo). Tra i comprimari, che nei lavori di Ozpetek non sono mai personaggi solo di contorno, figurano Carla Signoris, Paola Minaccioni, Ambra Angiolini, Anna Ferzetti, Filippo Scicchitano, Edoardo Siravo. Un punto interrogativo aleggia minaccioso su questi nomi: saranno all’altezza delle performance a loro modo ormai classiche dei loro predecessori?
Il gran battage pubblicitario sul nuovo cast che ha fatto la Disney è ben lontano da essere rassicurante, anzi, ottiene l’effetto contrario.

Personalmente quello che trovo invece convincente è proprio il regista, il motore dietro tutto il progetto: Ozpetek è una persona che usa i social in un modo inusualmente garbato, elegante, quasi lirico. Soprattutto Instagram, sul quale è molto presente con un percorso di immagini e parole molto personale, poco chiassoso. In ogni suo post ci sono didascalie poetiche o letterarie, sempre tradotte sia in italiano che in turco, a volte firmate da lui e a volte citazioni di poeti o letterati della sua terra, o della nostra che ama come sua.

Generoso come non sempre gli artisti si dimostrano, Ozpetek pubblicizza e mostra con affetto i suoi attori, i suoi colleghi, i suoi amici (le cose pare che spesso coincidano, per questo personaggio che somiglia tanto a quelli che lui stesso descrive). Così da qualche settimana sui social di Ferzan Ozpetek vediamo Cristiana Capotondi al trucco, Luca Argentero seduto sul letto che ascolta intento il suo regista che dà suggerimenti, un Ozpetek con la mascherina che mostra al giovane Eduardo Scarpetta quale sia la postura che vuole che mantenga durante una scena. Backstage col sapore della verità, che incuriosiscono, che ci fanno già indulgenti e simpatizzanti con l’impegno che questi professionisti stanno mettendo in un lavoro in cui credono, che ci fanno affezionare anzitempo ai protagonisti con cui condivideremo divano e immaginazione tra qualche tempo. Perché questo è il trucco, oggi: creare una comfort zone in cui lo spettatore vada ad accomodarsi pronto ad accettare quasi qualsiasi cosa, basta che sia conosciuta, riconoscibile, politicamente corretta e, questo sì, fatta con competenza e attenzione al particolare. Attendiamo di accomodarci sul divano, allora, per vedere le nuove fate essere ignoranti a puntate.

 

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