LA REGINA E’ MORTA, EVVIVA LA REGINA. RAFFAELLA CARRA’, REGINA DELLA TELEVISIONE ITALIANA, E’ MORTA IL 5 LUGLIO ALL’ETA’ DI 78 ANNI. LA SOVRANA NON C’E’ PIU’, E NON NE ESISTE L’EREDE, DUNQUE TRA CHI E CHI AVRA’ LUOGO LA GUERRA DI SUCCESSIONE?
Due cose mi colpiscono, mentre penso alla morte di Raffaella Carrà. La prima è che questa artista televisiva che definire famosa è mille volte riduttivo non ha un’erede. In molti luoghi social, in molte conversazioni, quello che si è sentito chiedere è ‘E ora?’. Già, Raffaella Carrà è morta, e chi prenderà il suo posto?
Nessuno, immaginiamo, perché il modo di fare televisione di questa regina del varietà e dell’intrattenimento non c’è più. E fino a qui, va bene. Ma il personaggio, la (perdonate quello che sto per scrivere) icona televisiva, il suo spazio peculiare che la rendeva unica, chi lo prenderà, da domani?
Barbara d’Urso scrive, testuale, sul suo account twitter: “Quanto ho imparato con Carramba che sorpresa… Le dursinterviste sono solo una piccola umile costola di Carramba che sorpresa (cuoricione rosso)”. Oltre l’inelegante vezzo ormai comunissimo di omaggiare un defunto parlando prima di tutto di sé stessi, quello che non apprezzo di queste parole è la finta modestia della conduttrice di Canale 5 nel sottolineare che il suo programma è più umile e piccolo di quelli di Raffaella: non solo non c’è bisogno che ce lo dica lei, è che proprio non si può fare il paragone, cara Barbara. Non si possono paragonare i programmi, perché Carramba che sorpresa era un prototipo, nell’ormai lontano 1995, e in tutta onestà non puoi vantarti di riproporlo, tra l’altro più umile e più piccolo, ben 26 anni dopo, testimoniando quindi che oltre ai reality show la tv non riesce a inventare più nuove forme di intrattenimento. Ma quelli che soprattutto non si possono paragonare sono i personaggi (e già una che si autointitola una formula giornalistica -dursinterviste- sarebbe da squalificare in partenza): ve la sentireste, anche se la apprezzate in qualche sua forma, di definire Barbara d’Urso un’artista? O qualche ‘presentatrice’ odierna, una Mara Venier o Antonella Clerici, che potrebbero competere con Raffaella in simpatia e spontaneità, ma prive di qualsiasi talento per canto e ballo, elementi fondanti dell’intrattenimento televisivo del tempo che fu? O artista Milly Carlucci o Lorella Cuccarini, competenti nel ballo e nel canto, ma pochissimo convincenti nel trattare le interviste e gli incontri con i personaggi? O qualunque delle poche conduttrici italiane di oggi, delle quali si fatica a ricordare i nomi, anche perché negli anni 20 del Duemila ci sono ancora più uomini nell’intrattenimento che nei 60 del Novecento in cui Raffa impazzava. Alla faccia della parità di genere di cui si cerca di parlare tanto, ma per cui la tv generalista fa veramente, veramente poco.
Il mondo della tv, come quello della cultura e della scienza, oggi è molto specializzato, ognuno ha la sua macrocompetenza in un microambito. Ognuno fa una sola cosa, magari molto bene, ma solo quella: come per esempio un Geppi Cucciari, che è una comica, che presenta, ma soprattutto fa ridere.
Certo abbiamo Simona Ventura, e più ‘recenti’ Alessia Marcuzzi e Michelle Hunziker, che effettivamente fanno un po’ tutto, ma sono artiste? Spigliate spiritose una anche capace a ballare, ma qualcuno affiderebbe loro un programma diverso da quelli in cui protagonisti sono gli altri (nei talent il grosso lo fanno i concorrenti, ovviamente)?
Insomma, artiste televisive come ‘la Carrà’ non ce ne sono, almeno per ora. Artiste, sì, come nella bella definizione che ha usato il Quirinale per onorare il lutto nazionale della morte di Raffaella, in cui il Presidente Mattarella si dice ‘profondamente colpito dalla scomparsa di #RaffaellaCarrà, artista popolare amata da generazioni di telespettatori in Italia e all’estero. Volto televisivo per eccellenza ha trasmesso con la sua bravura e simpatia un messaggio di eleganza, gentilezza e ottimismo’.
Dai ammettiamolo, siamo tuti commossi. Un’artista popolare è morta, e oggi quale personaggio televisivo se la sentirebbe di ‘portare un messaggio’ al mondo? E un messaggio di gentilezza e ottimismo???
Ecco, questa è la seconda cosa che mi colpisce riflettendo su Raffaella Carrà. Raffa era sé stessa, ha avuto successo ‘essendo Raffaella’, non ‘facendo’ un personaggio.
Nella vita vera il convenzionale consiglio ‘sii te stesso per avere successo’ non funziona mai, tocca ammetterlo. Dalla maturità in poi, ognuno capisce che se ‘sé stesso’ è goffo, antipatico, risentito, impopolare, inopportuno, banale, allora è effettivamente meglio essere o impersonare qualcun altro, per avere delle relazioni sociali e lavorative decenti.
Ecco, il vero talento di Raffaella Carrà non è stato avere talento, essere un’artista, ma avere una sé stessa che funzionava, e piaceva. Era soprattutto simpatica, sorridente, e ottimista. C’era Loretta Goggi, per esempio, per molti versi anche più brava e sicuramente un’artista degna di questo nome, ma che non aveva quella capacità di catturare l’attenzione che aveva Raffaella. Lei aveva quello che, non solo nel mondo dello spettacolo, si chiama carisma. Forse un carisma in tono minore, un po’ feriale e quotidiano, ma innegabile: aveva quella peculiarità che ha molta gente della sua terra, l’Emilia Romagna, era innegabilmente, invariabilmente piacevole. Senza sforzo, senza costruzione, senza impegno: era simpatica. Anche a chi non piaceva la sua televisione, anche quando era provocatoria con il suo famoso, celeberrimo ombelico di fuori, Raffaella era prima di tutto simpatica, ti faceva sorridere, come quando arriva a casa un ospite non invitato, ma gradito e che ti svolta la serata. Ha avuto il dono, che forse non è un merito, di piacere un po’ a tutti, e di non dispiacere a nessuno. Nemmeno quando è stata suo malgrado eletta a simbolo di un certo modo di essere ‘trash’, è riuscita a scontentare nessuno.
E se ci guardiamo intorno, il giorno dopo la sua morte, non vediamo nessuno che non sia dispiaciuto, nessuno che se ne freghi del tutto, nemmeno il solito cinico che ghigni il suo sarcasmo.
Come nella parabola evangelica, così bella che anche gli atei ne riconoscono la grande verità, questa donna minuta e sorridente aveva un ‘talento’, che era quello di essere una persona gradevole, e non lo ha sprecato, anzi, lo ha messo al servizio del maggior numero di persone possibile, attraverso quella scatola magica che è la televisione, e che per tanti anni è stato il suo Regno.
Cara Regina, piuttosto che eleggere la tua successora, il reame della tv italiana si è fatto democrazia.