Renato Pozzetto per la prima volta in un ruolo drammatico in un film che è tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi, padre del più famoso Vittorio.
C’è scritto questo sul biglietto da visita di “Lei mi parla ancora“, il film che esordisce stasera direttamente su Sky Cinema e in streaming su Now Tv, senza essere mai passato per le sale cinematografiche.

Lo dirige Pupi Avati, nome forte del cinema italiano, che ha deciso di scandagliare un amore lungo 65 anni: quello dell’ottantenne protagonista Nino, che affida a un ghost writer i ricordi della love story con la compianta moglie Caterina affinché li trasformi in un romanzo.
Da sempre sapiente descrittore della nostalgia, Pupi Avati non ha paura di scendere nel vuoto filosofico e fisico dell’assenza dovuta alla morte e della fine di ogni condivisione, quando la condivisione è stata per decenni la benzina quotidiana di una coppia.
Lo snocciolarsi dei ricordi dimostra che la parola ha davvero un valore, se gli si dà un valore, perché la lettera consegnata da Caterina a Nino alla vigilia del loro matrimonio custodisce già una promessa di immortalità.


Un dramma sentimentale biografico dove il mezzo di comunicazione tra chi è rimasto e chi se ne è andato è un dizionario dei ricordi a cui la morte concede il nulla osta della pubblicazione. Ricordi non più da conservare gelosamente, ma da diffondere per consegnare al lettore l’identikit di un sentimento genuino e inattaccabile.
La moglie Nina è interpretata da Isabella Ragonese negli anni giovanili e da Stefania Sandrelli negli anni della maturità. A Fabrizio Gifuni il ruolo del disincantato romanziere a cui il protagonista non affida solo i propri ricordi ma impartisce anche una lezione di vita sul passato, conducendolo in un’Italia che non c’è più, ma trovando anche in questa assenza il valore vivido e pulsante della nostalgia.

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