BREVE RECENSIONE DEL QUARTO EPISODIO DELLA SERIE ISPIRATA AL CAPOLAVORO DI INGMAR BERGMAN: CONTIENE NECESSARI SPOILER

 

Leggi qui la recensione del terzo episodio

Come se ci avessero ascoltato mentre esaltavamo il pacato modo di disperarsi della coppia protagonista della serie, e volessero farci un dispetto, in questo episodio la pacatezza è stata – pacatamente – messa da parte, e si è passati direttamente da scene da un matrimonio, a scenate da un matrimonio. Anzi, rubando una felice immagine di una nostra lettrice, scene primarie da un matrimonio (fallito).

UN AMPLESSO, UN LITIGIO E UNA SCARICA DI BOTTE

Devo dirlo subito: non lo so se apprezzo il percorso che la serie ha fatto, partendo da Bergman per approdare a Muccino. Eppure è questo che è successo: i dolenti ma misurati confronti tra Mira, scappata di casa con un giovane israeliano, e Jonathan, rimasto a cercare di rimettere insieme i cocci della sua vita, in questo episodio lasciano spazio al furore. Prima un furore di passione, con una scena di sesso cruda, eccitante ma brutale (o più probabilmente eccitante perché brutale), poi un crescendo di recriminazioni e rabbie, che approdano a una furente litigata con classiche urla, parolacce e insulti, quelli insopportabili dei litigi veri tra persone vere (o personaggi di Muccino, appunto). Per finire in un’acme in cui la frustrazione di non riuscire a capirsi, parlandosi tra ‘analfabeti’ come dice il titolo, culmina in un’aggressione fisica furiosa che lascia il segno. Letteralmente. Scioccante, spiazzante, straniante, in una serie che aveva abituato a un’introspezione intensa e intimista, tutta sotto traccia. Vero è che forse la narrazione sentiva il bisogno di una sferzata, e infatti si rimane come e più di sempre con la voglia di sapere come andrà a finire, la storia, nell’episodio successivo.

SE NE DICONO DI COSE

Mira, durante uno dei tanti, magistrali, dialoghi che animano la puntata, dice a Jonathan ‘non devi essere per forza educato’. E Jonathan in effetti lascia da parte la sua anima di ebreo cortese e irreprensibile, per sminuire subito l’importanza del pur ottimo sesso avuto sul divano di casa: l’ha fatto per dimostrare a sé stesso di non essere più dipendente da Mira.
Davvero un peccato, dato che Mira vorrebbe tornare insieme… Dopo due anni in cui sono arrivato a pregare un Dio in cui non credo più, tu ti presenti a chiedermi di tornare insieme? chiede giustamente Jonathan, insinuando il solito dubbio sulla buona fede di lei, non è che vuoi tornare con me perché il tuo nuovo mondo ti sta crollando addosso? Perché invece non firmi questi documenti del divorzio che abbiamo qui davanti? Ma la pianti con queste stronzate psicologiche, questa è Mira, perché non ammetti che anche tu mi vuoi ancora?
E poi ancora lui che le rimprovera di essere una manipolatrice, lei che lo accusa di essere pieno di complessi di origine religiosa, lei che si sente una fallita, lui che ha progetti scombinati per il futuro…

L’esercizio di dare ragione a entrambi, di concordare sempre con l’ultimo che parla, in questo episodio risulta emotivamente estenuante. Se hanno entrambi le loro ragioni, ti chiedi, di chi è la colpa della fine del matrimonio? E la risposta che ti suggerisce il tuo cervello è “è colpa del matrimonio”. Abbastanza tremendo, se sei sposato.

LA CASA SIMBOLICA

Mira e Jonathan hanno questo incontro-coito-scontro come sempre nella loro casa, ingombra di scatoloni e mobili impacchettati perché Jonathan ha deciso di lasciarla.
La casa è simbolo di questa unione, è la figurazione stessa del matrimonio di Mira e Jonathan: all’inizio gradevole e accogliente, piena di oggetti e colori, poi cambiata e irriconoscibile per Mira, fredda e a mezzo servizio, e infine spogliata, vuota, con i segni della rovina in mostra agli angoli nudi delle porte. Alcune inquadrature (la luce, gli spigoli, le posizioni degli attori) rimandano agli interni desolati e struggenti dei quadri di Edward Hopper, che hanno raccontato la solitudine dell’uomo nella società moderna: e infatti questi due ‘analfabeti’ che cercano di scavare in sé stessi e nel loro rapporto sono sempre più soli, e questo li fa diventare delle bestie, che calpestano tutto quello che con la cultura e l’educazione avevano salvato fino ad ora.
A quanto pare dunque non si può gestire la fine di un amore, e anche soprattutto di un progetto di vita, con garbo ed educazione. Si dicono delle cose, i due non ancora ex consorti, che difficilmente potranno essere mai dimenticate, delle recriminazioni folli che allontanano la possibilità, che pure aleggia sempre nell’aria, di una riconciliazione/rattoppo/rinascita.

GIUDIZIO SINTETICO

Anche se non riesco a decidere se questo episodio sia meglio girato, recitato o scritto (nel senso che tutte e tre le categorie sono da 9 pieno), nell’insieme è quello che mi è piaciuto meno: quello che ‘si accende’ tra Mira e Jonathan in questo episodio è meno credibile della cronaca di quello che tra loro si è ormai spento.

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