NEL MEZZO DELLA NOTTE, IN UNA CASA BUIA, IN QUALCHE PARTE DEL MONDO. BREVE RECENSIONE DELL’EPISODIO FINALE DELLA SERIE ISPIRATA AL CAPOLAVORO DI BERGMAN: CONTIENE PIU’ CHE MAI NECESSARI SPOILER

Nel mezzo della notte, in una casa buia, in qualche parte del mondo.
Le poetiche parole che formano il titolo dell’episodio finale ci costringono a fare i conti con il gigantesco, incombente originale di Bergman, che avevamo finora volontariamente ignorato. Facendo echeggiare nelle parole di Mira quelle che Marianne, la protagonista del film, dice alla fine della storia, Hagai Levi infatti rende un ulteriore, emozionato, omaggio al racconto che lo ha ispirato. Ma noi rimaniamo fedeli al nostro intento, e continuiamo a commentare solo questa storia, e non il rapporto che essa ha col suo complicato genitore artistico.

Nel mezzo della notte, in una casa buia, in qualche parte del mondo.
Lasciati Mira e Jonathan ai ferri corti, lui con un bernoccolo sanguinante e lei scarmigliata a terra dopo essersi presi a botte e aver firmato le carte del divorzio, li ritroviamo, inaspettatamente fuori dalla casa dove tutto è accaduto finora. All’aperto Jonathan è al funerale del padre, Mira sta pranzando con Poli, il suo amante distante da tempo, che ora le sta offrendo un lavoro. Ma presto tutto si ricompone, e Mira e Jonathan si ritrovano a baciarsi in macchina, per un incontro d’amore clandestino che si capisce non è certo isolato.
I due si incontrano per amarsi, e stavolta Jonathan ha fatto una sorpresa alla sua ex moglie-ora amante: ha ‘affittato’ per una notte la loro vecchia casa, dove tutto era cominciato bene e finito piuttosto male.
Di nuovo, ancora, la casa rappresenta e anticipa quello che è della storia d’amore di questi due personaggi: da accogliente a straniante a vuota, ora la casa è di qualcun altro. E’ una bella casa che non somiglia più a loro, come la vita matrimoniale non è più la loro, la vita di coppia non somiglia più a Mira e Jonathan.

 

 

E cosa fanno i due ex coniugi nel mezzo della notte, in una casa buia, in qualche parte del mondo? Si amano, e bene, e si raccontano, e cercano di spiegare cosa è successo al loro amore e a loro come persone. Mira è sola, e nonostante le perplessità di Jonathan gli spiega che lei è felice, dichiara di non avere proprio mai avuto il ‘dna del matrimonio’, di non essere tagliata per la vita a due, per la vita familiare. Invece lui è incapace di stare da solo. “Tu sei di quelli che hanno bisogno di un testimone per la loro vita, di qualcuno che tenga il registro”, dice Mira all’ex marito-ora dolcissimo amante. Non è una critica, è un fatto. E presto scopriamo in effetti che Jonathan ha una nuova moglie, e un figlio, perché è di questo che ha bisogno. E coi sensi di colpa, come va? “Credo che mi sia passata l’ossessione di essere una brava persona”, dice, quindi tutto sommato bene.
La spaccia come un’evoluzione, il mite professore, quella di poter tradire l’attuale moglie senza remore, e poter pensare che un giorno si lasceranno senza morire dentro. D’altro canto la brillante e sempre più sexy product manager che mangia e giace con lui nella casa di qualcun altro spaccia per evoluzione la sua nuova capacità di stare da sola, di essere single e indipendente e non vivere per nessuno oltre che se stessa. E forse lo sono, evoluzioni.
Ma quello che veramente si è evoluto, cambiando forma drasticamente per non morire, è proprio il loro amore.
Come era stato adombrato nelle puntate precedenti, non ci sono torti o ragioni per il fallimento del matrimonio: è il matrimonio stesso, che come recita un abusato proverbio, è la tomba dell’amore. Questo sembrano dire questi due personaggi imperfetti e bellissimi: a volte amarsi non può essere fatto dentro uno schema precostituito. Nemmeno se è precostituito da millenni, anzi, forse proprio per questo. Matrimonio, monogamia, figli, fedeltà, riti più o meno religiosi, convenzioni sociali: in fondo, cosa c’entra tutto questo con l’amore?

Mira e Jonathan ora si amano davvero, come all’inizio della loro storia, come lo spettatore non li ha mai visti amarsi. Il sesso prima grande assente, poi troppo violento, ora è perfetto. L’intesa è profondissima, come dimostra la capacità dell’una di consolare le più remote e irraggiungibili angosce dell’altro. La solitudine annullata dalla vicinanza dei corpi, e delle anime, che chiude tutto il mondo fuori dalla casa buia, in qualche parte del mondo.
Sono dovuti uscire dal matrimonio, per trovare il loro modo di amarsi davvero, il loro unico e pieno di difetti modo di essere una coppia. Tradiscono, mentono, ipocriteggiano: ma non importa, perché nel buio della notte solo lei può consolare lui, solo lui può dare un senso alla vita vuota di senso di lei.

Per chi sia impegnato in una storia di coppia, in un matrimonio, potrebbe sembrare un finale deprimente, ma è una magnifica depressione, che dice in modo sublime una delle più belle banalità di sempre: ognuno si ama a modo suo.

Nel mezzo della notte, in una casa buia, in qualche parte del mondo.
Dopo le parole di Mira, i due rimangono abbracciati nel letto, e l’immagine fissa perde il suo colore, l’audio la sua nitidezza, e i due attori iniziano a venire attorniati dalle persone presenti sul set.
Gli altri episodi erano iniziati con i due attori che entravano in parte, trovata meta-cinematografica molto di effetto, e ora il finale ci ri-butta addosso la consapevolezza della finzione. E’ stato un gioco, sono le scene verosimili di un matrimonio inverosimile, occhio a immedesimarsi troppo, voi che state guardando. Una dichiarazione, secondo noi, di grandissimo, monogamo amore da parte del regista all’arte delle immagini in movimento, il cinema e la televisione.

IL GIUDIZIO COMPLESSIVO

Una delle più belle serie che si possano vedere, che entra nell’empireo della serialità breve di altissima qualità, per spessore narrativo, realizzazione registica e recitazione. Ma, soprattutto, una storia bella, non didascalica e non consolatoria, che si assume la responsabilità di dire che spesso, ma proprio tanto spesso, le cose non vanno come avevamo progettato. Ma che la vita, e l’amore, possono trovare soluzioni alternative davvero inaspettate.

 

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