INIZIANO I LIVE DI X FACTOR SU SKY UNO, INIZIA A PARLARE LA MUSICA TRA ASSENZE, PRESENZE, SCELTE ARDITE E UNA CERTA SVOLTA GIOVANILISTICA

Assenza,
più acuta presenza

Scomodiamo addirittura un poeta, addirittura Attilio Bertolucci col primo verso di una sua lirica famosissima, per commentare la prima puntata live di X Factor 2021 e in particolare la più acuta presenza dell’assente Alessandro Cattelan, il conduttore che non conduce più. Mai citato, mai ringraziato, poco ricordato durante la puntata, tuttavia il fantasma vivido del suo stile di conduzione e della sua persona aleggiava per l’immenso palco e tra le righe del racconto televisivo. L’abbiamo detto da sempre, che per noi X Factor era (anche) Cattelan, e questo esordio senza di lui ce lo conferma: carenza di ritmo, un po’ di noia, giudici allo stato brado che sbrodolano coi tempi e gli interventi. Che detta così può sembrare che mancasse il preside, a X Factor, e in realtà è così ma anche qualcosa di più. Qualcosa di indefinibile che, finalmente, ci/mi spiega cosa si intende per X Factor.
Guardando sul palco l’educato, spiritoso, piacevole Ludovico Tersigni che emozionato annunciava i concorrenti e scandiva le varie fasi del programma e poi, educatamente e spiritosamente, ascoltava i commenti dei giudici, e rendendomi conto che l’attenzione su di lui non reggeva per più di pochi secondi, ho realizzato: Cattelan, quando c’era, c’era di più. Anche la sua attesa muta con le mani sul microfono era più densa di presenza dello stare sorridente ed educato del suo successore. Niente di male, per Tersigni che è bravo e disinvolto, solo che Cattelan aveva quella roba lì, quella roba che questo talent così di successo va cercando nei suoi concorrenti, quel quid indefinibile, quel fattore X che non puoi spiegare se non con un esempio pratico e che hanno chiamato appunto X Factor.

Dopo questa ode a Cattelan assente e grazie alla presa di coscienza, decido di scrivere di seguito i miei commenti su X Factor basandomi sull’x factor che io – personalmente – ho trovato nei concorrenti che si sono esibiti ieri.

Preliminarmente bisogna solo raccontare che non c’è stata eliminazione, in questa prima puntata, ma che comunque e nonostante quello che dicono ogni volta, una classifica c’è eccome: alla fine di ogni manche “Ludo” ha informato il pubblico dei nomi dei tre meno votati e che saranno in ballottaggio per uscire la settimana prossima. Ogni ‘talento’ inoltre si è esibito con un inedito, alcuni erano stati già sentiti alle audizioni e nei bootcamp (per i molti che stanno già seguendo X Factor da prima che sia iniziato, esperienza ontologicamente paradossale…), altri scritti per l’occasione.
Questo introduce una nuova (ultima) parentesi: le scelte di quest’anno si orientano più decisamente su un pubblico giovane, come la ‘pischellaggine’ del conduttore sta a dimostrare: quasi tutti i concorrenti sono ragazzini, le loro scelte e i loro stili sono ipermoderni, tendenti alla trap/mash up e altre parole che lo spettatore mediamente maturo di X Factor manco capisce. E il rock, lingua che anche i matusa masticano, è molto presente ma vissuto come revival, come omaggio vintage al bel tempo che fu.
Se non ci fosse il cinquantenne Manuel Agnelli a tenere alta la bandiera della generazione rock & roll nata tra i 60 e il 70, il pubblico più adulto probabilmente presto mollerebbe. Ma del resto è giusto: noi anzianotti guardiamo, commentiamo, ce la cantiamo e ce la suoniamo ma mica andiamo a votare su i-pad, telefonini e supporti vari: ci meritiamo qualche diciannovenne che sbiascica rime improbabili e inintellegibili.

AD OGNUNO IL SUO X FACTOR

ROSTER* DI MANUEL (*squadra, team, recita il dizionario inglese-italiano)

Bengala Fire: gruppo triestino che ammicca al brit pop. Al cantante Mika ha detto ‘ma come hai fatto a diventare un figo?’. Il loro x factor è essere ossimorici: hanno un’energia decadente, esprimono una depressione coinvolgente, e uno spirito moderno ma anche anni ’70.

Mutonia: band della provincia laziale, fanno musica rock quasi metal. Il loro talento, dicono, è mutare forma, il loro x factor è un frontman dalla voce bellissima ed evocativa, nel senso che ricorda altre voci bellissime (è un pro o un contro?).

Erio: unico solista e non rock di Manuel, ha il superpotere di far piangere sempre il suo giudice. Il personaggio che interpreta, una sorta di alieno senza definizione sessuale, è un se stesso drammatizzato, come afferma. Interessante e unico, ha un x factor fatto di rarefatta raffinatezza, un volto non bello che però inchioda, e una voce straordinaria e indefinibile.

ROSTER DI MANUELITO

Baltimora: solista, si definisce producer, ma ha uno stile tradizionale che Manuelito ha ‘svecchiato’. Il suo x factor è che quando si esibisce si trasforma, da mite angioletto diventa un leone che ruggisce una rabbia che rimanda ad altro, come dal titolo del suo inedito.

Versailles: definito punk dal cuore grunge, gli è stato fatto l’appunto di citare troppo esplicitamente i Nirvana, ma il suo specifico è la commistione. Il suo x factor è dato (appunto) da una commistione tra immagine forte, voce particolare e profondità dei testi: si è esibito per sesto e la sua era la prima canzone non d’amore, ma in certo modo di denuncia del potere perverso dei social.

Karakaz: band dal sound demoniaco, tra grunge e hard rock. Il cantante ha una voce intensa e graffiatissima, ma come frontman non è troppo graffiante. Non ne abbiamo rilevato l’x factor.

ROSTER DI MIKA

Nika Paris: giovanissima solista che viene dalla Bulgaria, ha un fattore x che non necessita di spiegazioni (come dovrebbe essere), fatto di carisma sul palco, bella voce e un portamento generale di adulta raffinatezza. Senza patria e senza età, bellissima di viso e di voce, pensiamo che sia stato un passo falso del suo giudice esasperare la sua seduttività da Lolita: risultava quasi imbarazzante (e la malizia non era nell’occhio che guardava).

Westfalia: band che propone una miscela di electric pop e jazz acido, che risulta però un po’ indigesta. Del frontman rimangono impressi occhi e capelli: un po’ poco per dire che ha l’x factor (sono tra i meno votati).

Fellow: un timido gigante con un timbro di voce che proviene da insondate profondità della Terra. Il suo inedito non è fortissimo, ma sul palco il ragazzone attira l’attenzione, pensiamo con Manuel che la sua ‘paura’ sia un punto di forza, la sua ‘debolezza’ un’arma di combattimento.

ROSTER DI EMMA

gIANMARIA: altro gigante introverso, il solista di Emma è anche autore, un diciannovenne che sembra avere almeno già due adolescenze alle spalle. L’inedito Suicidi è molto bello, rilevante in un suo modo schivo. L’x factor di questo artista è evidente e come sempre indicibile: emotivo, introverso e magnetico, è interessante anche fuori dal palco, come i video-selfie dimostrano. E’ il nostro preferito per quello scarto impercettibile che fa sembrare che, in fondo, non gliene freghi niente.

Vale LP: seconda delle uniche due donne, è anche autrice di un inedito intenso e spiazzante, Cherie. Ricorda un po’ la sua giudice da più giovane, e a tratti addirittura una Loredana Bertè 2.0 senza stacco di coscia (nel senso che non lo mostra, non che non lo abbia). Tra le meno votate, non si spiega perché: ha un magnetismo da scugnizza che la sa lunga, a noi piace moltissimo.

Le Endrigo: unica band che si è esibita con un inedito in italiano, può ricordare dei Pinguini tattici nucleari più sporchi e cattivi. Non ben difesi dalla giudice, i ragazzi hanno suonato (bene) e cantato con la scenografia di un cesso (dicesi di bagno pubblico molto mal tenuto). Un po’ inspiegati, a noi sono piaciuti perché sono gli unici ad aver portato un po’ di ironia sul palco, tanto che Manuel ha definito la loro musica paracool rock. Ma non mi ci affezionerei troppo…

 

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