E’ in arrivo in Italia NOI, il rifacimento del super successo della rete Americana NBC This Is Us: la notizia da una parte entusiasma e dall’altra lascia perplessi i tantissimi fan dell’originale.

E’ RaiFiction che, con Cattleya, ha iniziato a girare la versione mediterranea della serie che racconta la vita di una famiglia attraverso i tempi, dal suo primo formarsi sul finire dei Sessanta fino ai Venti del 2000 (inclusa quindi la rappresentazione drammaturgica del COVID), con incursioni nei numerosi passati di nonni, zii e avi vari, risalendo il secolo fino agli anni 50 del Novecento.

Il mood della serie, un drammone familiare che naviga tra sentimenti, problemi sociali e sfighe esistenziali di ogni tipo, è perfettamente in linea con il pubblico Rai, e questa è la nota di merito della scelta di pensare un remake.

 

 

 

I DUBBI

Per tutto il resto lascia dubbiosi la scelta di riproporre in Italia un prodotto sì di grande successo, ma che è prettamente e inequivocabilmente americano.
La famiglia Pearson è formata da un veterano del Vietnam e un’aspirante cantante folk, che hanno due gemelli e ne adottano uno di colore. Questo nucleo è seguito nel suo nascere, poi nell’infanzia dei bambini, nella loro adolescenza e poi in un presente in cui i tre ‘gemelli’ hanno circa quarant’anni. E se la storia ha un carattere universale (una famiglia un po’ eterogenea che si ama molto e litiga altrettanto), i mille problemi che attraversa, e che rappresentano il nerbo narrativo delle puntate e il focus della storia, sono peculiari della società americana. La guerra del Vietnam e le cicatrici che lascia, i problemi originari di una famiglia di immigrati irlandesi, l’ambiente difficile e crudele di Hollywood, l’emarginazione e le difficoltà di persone di colore di ambiente anche altissimo borghese, l’alcolismo ereditario e quasi endemico, l’obesità diffusa: sono problemi delle grandi città USA, non certo di Roma, Napoli, Milano e Torino (location scelte per la versione italiana).
Cosa faranno gli sceneggiatori, adatteranno i ‘temi’ (ah che piaga, le storie a tema…) alla società italiana? Copieranno, o modelleranno per far entrare gli argomenti nella tipicità italica?

 

LA POLEMICA POCO CENTRATA

Parrebbe dalle prime notizie che la scelta sia ‘adattare e ripensare’, e come prevedibile questo ha già creato le prime polemiche. Per esempio la scrittrice e attivista Esperance Ripanti, giovane nera adottata da genitori italiani bianchi, ha fatto notare sui social, con veemente sconcerto, che uno dei personaggi chiave, ovvero la moglie nera del fratello nero, nella versione italiana è interpretata da un’attrice bianca. Come mai gli sceneggiatori non hanno avuto coraggio di trovare l’equivalente di una donna di una famiglia di colore della borghesia di colore italiana? Forse perché non ne esistono molte, in Italia, pensiamo noi, e pur capendo che dal punto di vista narrativo si perde qualcosa (Beth Pearson, interpretata da Susan Kelechi Watson, è effettivamente uno dei personaggi secondari più riusciti della serie, e secondario è termine ingannevole), ci rendiamo conto che in un telefilm che si concentra sui problemi sociali, la società rappresentata deve essere credibile.

 

I DUBBI PARTE SECONDA

Piuttosto l’algoritmo si pone due dubbi ‘stilistici’, che riguardano entrambi il casting.

Primo: i bimbi
Nell’originale americano, come detto, vengono proposte diverse ambientazioni, e i tre fratelli protagonisti sono colti in età diverse. Importantissime per la storia sono l’età delle elementari, quando inizia la competizione tra il fratello di colore bravissimo a scuola e quello bello e sportivo ma ribelle e scansafatiche, e il periodo adolescenziale, in cui esplodono le contraddizioni tra i tre e nasce il dramma della sorella che inizia ad ingrassare per non smettere poi mai più. Ora, si sa che i giovani e giovanissimi attori americani sono mostruosamente bravi. Alcuni (cioè noi) pensano addirittura che gli interpreti under 18 di Kevin, il fratello belloccio attore famoso, siano più bravi e centrati dell’adulto Justin Hartley, per dire. Il vivaio di interpreti del cinema e della tv americane è fornito e ricchissimo, e le scuole di recitazione sono numerose e frequentate. In Italia… diciamo che ci riserviamo di vedere come si risolve il problema della recitazione dei bambini, sperando che quelli del casting trovino almeno tre/sei eccellenze, o fenomeni, per rendere credibilmente questi personaggi juniores che sono fondamentali.

Secondo: il divo

 


This Is Us ha ‘lanciato’ i suoi attori, che erano quasi sconosciuti all’inizio delle riprese, e ora Justin Hartley, Chrissy Metz e soprattutto il bravissimo e premiato Sterling K Brown sono delle star televisive e dei nomi seguitissimi sui social. Il protagonista però, il padre dei ragazzi, quello che sin dall’inizio si sa che a un certo punto muore ma non si sa né quando né soprattutto come, è un attore piuttosto noto in USA e anche qui da noi, è il Milo Ventimiglia di Una mamma per amica e di Heroes. Piacione e convincente, Milo ha schiere di fan adoranti che si piazzano davanti al drammone sempre con la segreta speranza di una scena che lo veda spogliato, come nei primi episodi in cui ammiccava da dietro i propri bicipiti per sedurre l’incantevole mogliettina (Mandy Moore, già cantante di medio successo e bravissima a interpretare Rebecca sia da giovane e bella che da anziana con parrucca e rughe finte). Il suo Jack è amatissimo, e gli sceneggiatori si sono dovuti inventare doppi e tripli salti nel passato per riproporre durante le stagioni il personaggio che nel presente oggettivamente non può esserci: il più assente è il personaggio chiave di tutta la serie.

In Italia la scelta del protagonista è caduta su Lino Guanciale, già commissario mezzo spiritico in La porta rossa e ultimamente nel Commissario Ricciardi. Speriamo che la scelta non sia stata fatta, come spesso accade nei prodotti nostrani, cavalcando l’onda del successo scegliendo, per opportunismo e pigrizia, un volto di richiamo e riconoscibile, piuttosto che l’interprete più centrato per il ruolo. Possiamo dire che Guanciale è sufficientemente piacione, capace, e soprattutto perfettamente adeguato al clima delle fiction Rai:  quello che è da vedere è se sarà anche credibile nei panni di un padre saggio e amorevole ma tormentato fino all’insensatezza (This Is Us esagera con tutto, e ogni personaggio è un mondo pronto a contraddirsi in ogni episodio, da una scena all’altra…), ma soprattutto se riuscirà ad acchiappare al volo il target golosissimo delle giovani e giovanissime, che dall’amore per un personaggio possono creare la fedeltà fanatica a una serie, qualsiasi scelta di sceneggiatura o regia scelga di fare.

 

 

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