TOM HIDDLESTON, OVVERO COME TI TRASFORMO IN PIU’ FIGO IL FRATELLO OSCURO DEL SUPEREROE PIU’ FIGO, E DIVENTO UN ATTORE CREDIBILE PUR AVENDO INIZIATO A RECITARE CON LE CORNA IN TESTA
Quando ero una ragazzina, nel circondario c’era un ragazzo che piaceva a tutte: era figo, muscoloso e sexy, tanto che lo chiamavano Il Divino. Ecco, a me piaceva il fratello, del Divino, più basso, meno atletico, più secchione. Per me quindi viene da lontano la propensione per la seconda scelta (ancorché ottima, si intende), per il gregario di classe, per il lato B (nel senso del disco, non del sedere), per l’attore non protagonista. Attore non protagonista e personaggio di secondo piano come era –sottolineo era– il Tom Hiddleston che, nei film di Thor e nella saga degli Avengers interpreta Loki, il fratello del divino (tutto torna …) Thor: minore, illegittimo, e cattivo, oltre che decisamente meno apollineo del titanico Chris Hemsworth.
A me e a qualche altro buongustaio già piaceva di più il personaggio ambiguo, un po’ sfigato e dolente di Loki, ma il carisma dell’attore inglese Tom Hiddleston, a livello interpretativo decisamente più dotato dello statuario ma statico Hemsworth, ha traghettato il personaggio fino ad ottenere una serie propria da protagonista assoluto, primo villain ad avere questo onore.
LOKI, DISNEY +
Parlando di Loki, Hiddleston dice che “la sua cattiveria deriva da un pozzo molto profondo fatto di dolore, solitudine e confusione”. Questo è lo spessore drammaturgico che l’attore britannico, diplomato a Eton e laureato in lettere classiche, si è impegnato a dare al suo personaggio. Personaggio che ha fatto la sua fortuna, dato che quando fu scelto per interpretarlo nel primo Thor, Hiddleston era (come del resto Hemsworth) praticamente un esordiente, che il regista Kenneth Branagh conosceva però dai palchi teatrali della natìa Londra. (Branagh lo ha voluto con sé poi anche nella serie Wallander, ispirata ai crime scandinavi di Henning Mankell.)
A decretare il successo del personaggio del multiforme e sgradevole Loki è stata comunque anche la dose di autoironia e sarcasmo insita già nel personaggio dei fumetti Marvel, ora come dicevamo degno di una serie dedicata tutta a lui, primo antagonista ad avere questo onore (e terzo personaggio Marvel dopo Wanda in Wandavision e Capitan America in Falcon and The Winter Soldier).
Nella serie visibile ora su Disney Loki, si può dire, raddoppia. Il ‘dio dell’inganno’ infatti, nel film Avengers: Endgame ha rubato il Tesseract (dispositivo magico che se non lo sapete già, è molto molto difficile spiegare cosa sia: in sintesi è tipo una super lampada di Aladino, cioè consente a chi lo possiede di fare quello che vuole, ma ha forma cubica e il potere smisurato di cambiare la realtà nello spazio e nel tempo di tutti gli universi, e quindi non deve assolutamente finire nelle mani sbagliate). Proprio per recuperare il preziosissimo oggetto, l’autorità preposta al controllo delle sacre linee temporali, la Time Variance Authority (e lo so… ci vuol pazienza), cattura una versione alternativa di Loki, e gli offre due possibilità: o venire cancellato da tutte le esistenze, o collaborare a recuperare il Tesseract e riparare tutti i danni alle linee temporali che ha contribuito a generare. Quindi un Loki quasi buono inizia a collaborare con il detective della TVA Mobius M. Mobius, che ha il volto di quella grandissima faccia da schiaffi di Owen Wilson, e insieme percorrono spazi e tempi per cercare di impedire alla sua versione cattiva di usare il Tesseract per scopi malvagi. Mutaforma per eccellenza, Loki ha la caratteristica tipica dell’ambiguità, per cui non è mai del tutto cattivo ma mai del tutto eroe, in nessuna delle sue incarnazioni, è inaffidabile e incomprensibile, e seguire le sue vicende ha un elemento di interesse e tensione in più perché lo spettatore non sa mai se quello che fa è veramente in buona fede, fino alla fine. E anche se lo sa, la prossima stagione potrebbe presentare una versione alternativa a quella alternativa di Loki, che rimetterebbe in discussione tutto di nuovo, fino alla fine dei tempi o almeno delle invenzioni della Marvel Cinematic Universe.
Ma se le scorribande spazio-temporali, i super-combattimenti e i costumini supereroici non incontrano il vostro gusto e tuttavia siete incuriositi dall’attore di cui in questo momento tutti parlano, abbiamo almeno un suggerimento di visione che vi darà la possibilità di saggiarne le qualità attoriali e per alcuni anche il fascino dandy-decadente e vagamente compiaciuto.
THE NIGHT MANAGER – STARZ
Per il ruolo di un ex militare britannico che si infiltra in un giro criminale per fermare un trafficante d’armi (innamorandosi di sua moglie e complicando ferocemente le cose), Tom Hiddleston ha vinto nel 2017 il più ‘cinematografico’ dei premi per la tv, il Golden Globe. E questa è risultata una garanzia capace di liberare il nostro dall’aura di sospetto che circonda solitamente le capacità attoriali dei pur bravi interpreti dei cinecomic.
Intenso, tormentato e vagamente menagramo, il personaggio di Hiddleston si muove bene in questa spy story dalla classica trama in cui l’eroe si infiltra in un ambiente ostile e criminale, conquistando la fiducia del suo avversario e affrontando una serie di inganni, travestimenti e infingimenti che portano lo spettatore ai limiti della necessità di ansiolitico. Il cattivaccio della serie è un inquietantemente credibile Hugh Laurie (Dottor House), mentre l’oggetto del desiderio è la scultorea Elizabeth Debicki (che sarà la Lady Diana del prossimo The Crown) e la deus ex machina della trama Olivia Colman (Regina Elisabetta di The Crown 3 e 4). Ispirata al romanzo di John Le Carré, la miniserie è stata molto apprezzata e premiata, e sviluppa in sei episodi una robusta trama thriller che si snoda attraverso scenari evocativi ed esotici, tra Il Cairo, la Svizzera, la Turchia e l’isola di Maiorca, come si conviene ad un classico prodotto del genere spionistico.
E ha altresì lanciato l’etereo Tom, liberato finalmente dalla parrucca nera e dalle occhiaie asgardiane di Loki, nel dorato mondo dei ruoli da protagonista che, come si dice dal 2016, potrebbero arricchirsi di uno dei più ambiti di sempre, quello dell’eterno James Bond, prendendo il testimone da un Daniel Craig arrivato alla sua ultima apparizione nei panni di 007.