Per quelli che guardano X Factor e quelli che lo vorrebbero guardare per poterne parlare, nel weekend un intero canale con le puntate finora a disposizione, Sky Uno XF2020
X Factor lo guardano in tanti. Ma trovare qualche adulto che ammetta di seguire il talent show canoro importato dalla Gran Bretagna è più raro che trovare chi ammetta di aver votato per quel personaggio che ha governato l’Italia per 25 anni con l’appoggio di, appunto, non si sa chi.
A parte i giovani e quelli che hanno la scusa di guardarlo con i figli giovani, non lo ammettono in molti, ma X Factor (arrivato alla 14esima stagione) lo seguono in tantissimi, come indicano i numeri che, per un canale satellitare come Sky Uno che lo ospita dall’edizione numero 5 nel 2011, sono davvero notevoli: 994mila spettatori medi in una serata, roba da tv generalista quasi, e ancora la gara vera e propria non è iniziata.
Già perché lo spettacolo inizia prima, della gara vera e propria, i ‘live’. Ci sono tutte le selezioni, le audizioni davanti ai giudici che prendono un bel po’ di persone, anche non talenti ma solo personaggi divertenti e variamente interessanti, e poi sforbiciano senza pietà. Ecco, lo spettacolo dentro lo spettacolo, anzi scusate, lo spettacolo prima dello spettacolo, è roba che già viene seguita da quasi un milione di persone.
Persone che, questo è il dato forte di X Factor, il giorno dopo ne parlano. Anzi. Ne parlano la sera stessa, ne discutono sui social, oppure sulle chat private, che sono mini gruppi d’ascolto formati –ci sono le prove – da gente matura nata nel secolo scorso, insomma quelli che negano di vedere questo’ talentificio che uccide la musica d’autore’.
La verità è che X Factor promuove la musica, spesso anche buona musica, ma soprattutto è un ottimo prodotto televisivo. Come appunto è dimostrato da queste puntate non di gara che la gara precedono. E che sono in grado di creare una suspense che ‘tira’ la volata alla puntata successiva, un’affezione verso i personaggi presentati con le loro storie (anche se troppo spesso patetiche, eredità della tv del dolore che in Italia sembra godere di ottima salute), la simpatia per i giudici in questa fase presentati come esseri umani dotati di empatia oltre che di competenza.
Con i loro nomi che strizzano l’occhio alla cultura brit pop, gli appuntamenti già visti sono le AUDIZIONI, tre episodi in cui i giudici ascoltano e selezionano un nutrito gruppo di aspiranti cantanti; i BOOTCAMP, una crudele tagliola in cui ai giudici viene assegnata la squadra di riferimento tra Under Uomini (inteso come ragazzi sotto i 25), Under Donne (inteso come ragazzine molto spesso intorno ai 16 anni), Over (inteso come ‘anzianotti’) e Gruppi (intesi come Band o aspiranti tali), e che per quella devono selezionare solo 5 concorrenti che passano alla fase successiva, chiamata quest’anno LAST CALL, che ridurrà ancora crudelmente la squadra al numero definitivo di tre concorrenti.
SAPPIAMO CHE NON LO GUARDATE MA, VOLENDO CAPIRE DI COSA SI PARLA PUR CONTINUANDO A NEGARE DI VEDERLO, SU SKY SI POSSONO RECUPERARE LE PUNTATE PERDUTE PRIMA CHE INIZI LA GARA DEI LIVE: SKY HA CREATO UN CANALE TEMPORANEO INTERAMENTE DEDICATO, CON TUTTE E TRE LE FASI VISIBILI PER BEN TRE GIORNI, A PARTIRE DAL 23 OTTOBRE: Sky Uno XF2020 VISIBILE SUL CANALE 109 DI SKY.
Si può intuire anche se non si segue il programma che queste fasi sono tutti passaggi superflui, e che i veri talenti sono già belli che selezionati quando arrivano davanti ai giudici. Ma come si diceva, la forza televisivamente narrativa di questi episodi è straordinaria ed è un traino per il programma live vero e proprio, che vedrà aumentare esponenzialmente gli spettatori fino all’esplosione della finale, che avviene in un tripudio di folla nel forum di Assago a Milano.
Ecco, qui c’è la nota dolente di quest’anno: X Factor ha dovuto rinunciare per ora alla presenza del pubblico, date le restrizioni dovute al rischio del COVID, e questa è una grande limitazione per un programma che si vuole popolare e che si basa sulle scelte e sui voti del pubblico.
Sono stati molto bravi, finora, a gestire le puntate senza gli urli, i buu, le lacrime degli adolescenti sugli spalti, riuscendo addirittura a trasformare una menomazione in un plus di stile, rendendo cioè le esibizioni più ‘intime’, centrate e concentrate, e fissando di più l’attenzione sulle qualità degli interpreti (come sarebbe nella mission di un buon talent) che sulle sgarrupate storie di figuri chiamati sul palco solo per ‘riempire’ e far ridere la platea tra una commozione e l’altra (sì, il talento commuove, è un fatto).
Ora non ci resta che vedere le squadre e come se la caveranno coi live col pubblico a scartamento ridotto: ma gli autori sono dei marpioni, ce la faranno anche stavolta. E come al solito pochi lo ammetteranno, ma in molti lo guarderanno mettendo anche mano al telefonino per votare quel musetto da topo con la voce straordinaria, che ha più o meno l’età della loro figlia, o magari nipote o figlioccia.