ENTRA NEL VIVO LA GARA DI TALENTI DI SKY UNO, VEDIAMO QUELLO CHE FUNZIONA E QUELLO CHE NON FUNZIONA (MA FA COMUNQUE SCENA) DELLA SECONDA PUNTATA LIVE DI X FACTOR 2021
Dal punto di vista televisivo, vogliamo dire, come va X Factor, finora il più televisivo dei talent show canori che si riproducono come batteri nei nostri palinsesti?
X Factor lo seguono in tanti, durante i live i social tendono ad esplodere, e questo succede comunque, sia che il format sia curato e perfettamente calibrato nella regia, scrittura e messa in scena, sia che invece si ripeta stancamente la solita confortevole sceneggiatura. Perché X Factor funziona.
Però noi, che seguiamo fedelmente questa trasmissione pensata per ben altri target, qui ci chiediamo: come va, quest’anno, X Factor, televisivamente parlando?
Di seguito un tentativo di sistematizzare le nostre impressioni a caldo.
Funzionano alcuni personaggi, come sempre, a prescindere da come si esibiscono e da quello che cantano. Quest’anno ce ne sono diversi, che ‘accendono’ lo spettacolo semplicemente presentandosi davanti alla telecamera. Per lo più giovani, per lo più solisti, per lo più introversi e con qualcosa da dire di personale anche se non chiarissimo.
Funziona Fellow, gigante timido dal timbro vocale che scava nella foresta come il fiume Congo, con un viso da angelo bruno che regge i primi piani meglio di tanti cosiddetti attori, canta Harry Stiles solo con i bassi, e ti viene voglia di abbracciarlo e tenerlo stretto. Funziona Giammaria, altro altissimo giovane talento, più autoriale e scontroso, a cui sta bene l’etichetta che ha ormai ‘appiccicato’ Manuel, di quello che traduce in musica i sentimenti di una generazione: canta Vasco, riscrive un pezzo su Jenny è pazza e nessuno grida al sacrilegio: è consacrazione.
Funziona Erio, lunare concorrente di Manuel, nonostante le assegnazioni siano leggermente incomprensibili e rimanga la sensazione che non si sia ancora scoperto del tutto: ma funziona il suo personaggio, raffinato e misterioso nella maschera che esibisce sul palco, divertente, intelligente e istrionico da vero toscano fuori dalla scena, mattatore unico delle riprese durante la settimana, quelle che formano il necessario corollario della trasmissione negli appuntamenti quotidiani dei Daily.
Nei live ha funzionato poco il presentatore: indeciso, quasi distratto, Ludovico Tersigni ha lasciato troppo troppo spazio ai giudici durante i commenti post esibizione, e quando non hanno un copione non tutti i personaggi riescono a tenere la scena senza sbracare. Mika a un certo punto addirittura l’ha dovuto implorare, “Ludo aiutami”: nella seconda parte i suoi interventi sono stati più incisivi, qualcuno dalla regia deve aver fatto qualcosa. Non riesce ad essere antipatico, ‘Ludo’, ma Cattelan manca come sale, manca più del sole, come direbbe qualcuno.
Ma in ogni caso funzionano alcuni dei giudici, con i propri commenti post-esibizione: funziona Manuel Agnelli, che modula ogni intervento come fosse una lezione di musica moderna, con commenti e spiegazioni tecniche, senza però dimenticare le chiose personali adatte al personaggio che ha davanti. “Le impressioni, i gusti personali, chissenefrega”, dice, cancellando con una frase i monologhi leggermente farneticanti di Emma e anche di Mika, basati tutti sul classico e ormai stanco ‘mi sei arrivato/non mi sei arrivato’.
Manuel non funziona invece quando presenta i suoi concorrenti: i piccoli pezzi marketing che usa per introdurre le sue band e il suo solista sono stiracchiati e non fanno presa, troppo diversi dai pezzi di bravura che gli riescono quando va a braccio. E qui ci manca Morgan, a cui potevi scrivere quello che volevi, tanto improvvisava comunque e ogni santa volta ti stupiva e faceva mettere agli autori le mani nei capelli.
Non funzionano i concorrenti che non sanno quello che fanno, che si esibiscono un po’ bovinamente dando troppa fiducia ai loro giudici e vocal coach: il -bravissimo, voce che ricorda Cobain- cantante dei Mutonia che non sa rispondere a Mika quando gli chiede come mai sia vestito da sposa non è stato un bel vedere.
Funziona il metro di misura che, oltrepassando tutte le discussioni e diversità, usano i giudici per valutare le esibizioni e i talenti: un pendolo che va dall’emozione al divertimento. Se non susciti una di queste due sensazioni primarie, non sei un artista che valga la pena di produrre. Questo lo capisce anche lo spettatore che non sa la differenza tra pop, rock, punk, alternative e trap.
A questo proposito, funziona Manuelito Hell Raton, che nei suoi (inspiegabilmente ansimanti) interventi tende a descrivere e spiegare le categorie musicali: con fare fanciullesco e leggero dà qualche lezione di musica moderna, e siamo certi che tanti spettatori ne hanno bisogno.
Ha funzionato bene stavolta l’esibizione di Vale LP, che si ha l’impressione che venga coltivata come una delle potenziali stelle di questa edizione: ha cantato, benissimo, Dove sta Zazà nella versione di Gabriella Ferri, e la messa in scena circense di sapore felliniano è stata l’unica davvero d’effetto e realizzata con maestria scenografica. Certo non la disperazione esistenziale della gigantesca Ferri, ma una rabbia adolescenziale dolente e furente quella voce roca l’ha tirata fuori.
Ha funzionato lo spirito della competizione: Manuel, durante la quasi inutile appendice post trasmissione denominata Hot Factor, ha fatto i complimenti a sé stesso e ai suoi colleghi per come hanno gestito l’inasprirsi della gara. Effettivamente ci sono state le prime avvisaglie delle strategie per smontare i concorrenti altrui ed esaltare i propri, ma sono rimaste nei ranghi senza trascendere, nel senso che non è andata a finire nel trash.
Funzionano poco le band: tutti bravi musicisti e notevoli i front man, non hanno però un piglio rock degno di questo nome, e l’esibita tremante emotività pre-performance non giova all’attitude maledetta che SERVE al rock. E infatti ad uscire, alla fine, è proprio una band, i raffinati Westfalia di Mika.
Non ha funzionato molto l’esibizione dell’ospite Chiello, che per molti rimane un interrogativo omofonico: chi è lo? Del resto a volte gli ospiti a X Factor rappresentano un grande momento boh.
Nell’insieme comunque la puntata ha funzionato, ma, parlando come fossimo giudici seduti al tavolo di X Factor, sappiamo che la trasmissione può fare di più.
Si ricorda che queste sono solo opinioni personali dell’Algoritmo Umano. E, come dice Manuel Agnelli citando un elegante Eastwood, ‘le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue’.