DUE MANCHES, DUE ELIMINAZIONI, UN GRANDE OSPITE, UN INSOLITO DUETTO, QUALCHE GAFFES, UN’ORCHESTRA INUSUALE: ACCUMULANDO ‘COSE’ X FACTOR SI AVVIA ALLA SEMIFINALE
Tanta roba: espressione in uso da qualche anno (rubata ai giovani che appena gli adulti se ne appropriano smettono di usarla rendendola immediatamente cringe, parola che appena gli adulti se ne sono appropriati è diventata cringe…), ha il dubbio pregio di assecondare una certa pigrizia intellettuale, indicando l’entusiastico apprezzamento di una certa cosa senza l’impegno di dare conto dello stesso. Dopo l’esibizione di un grandissimo talento, all’incontro con una creatura bellissima, in presenza di un evento sentimentalmente toccante, dici convinto ma vaghissimo ‘tanta roba…’, e la fatica del commento e della partecipazione è finita lì. Non useremo tale espressione in questo senso, ma nel suo significato letterale e quindi neutro (con un implicazione negativa che non ci esimeremo dallo spiegare): tanta roba, nella quinta puntata live di X Factor 2021. Tante cose, affastellate, giustapposte senza un armonico legame. Troppa, roba, in realtà, per mascherare quello che, probabilmente, è un danno da usura che sta lentamente rovinando il formato stesso del talent show più famoso del mondo.
GLI INEDITI INEDITI
Alla quinta puntata, arrivano i nuovi inediti dei concorrenti, quelli in stile classico X Factor, scritti dai concorrenti oppure con o da artisti noti, che sono rimasti colpiti da questo o quell’altro talento e vogliono collaborare al suo successo. Ci permettiamo di dubitare di questa versione ufficiale: quanto meno il brano che l’eccellente Giuliano Sangiorgi (eclettica mente creativa dei Negramaro) ha scritto per l’eccellente Erio non è per niente un ‘abito su misura’, e a noi non sembra che esalti né Sangiorgi, né Erio. Meglio la canzone scritta da Fellow, giudicata ‘sanremese’ da Manuel Agnelli, che voleva fare della sottile ironia ma ha centrato il punto: in Italia o sei Maneskin, oppure Sanremese va bene, benissimo. E in generale buoni e interessanti i nuovi brani autografi dei talenti: gli inediti delle Endrigo (con Panico mettono meno energia ma più intensità che nel precedente Cose più grandi di noi) Nika Paris (ottimo il suo ballabile in francese, quasi incredibile che lo abbia scritto una sedicenne bulgara con poca esperienza del mondo), Baltimora (con un pezzo decisamente meno forte di quello precedente), gIANMARIA (il suo Senza Saliva paga il fatto di venire dopo Suicidi, inedito con cui ha fatto quasi tutto il percorso fino a qui, forse il pezzo più bello di questa edizione), Bengala Fire, il cui Amaro Mio è il pezzo migliore che abbiano interpretato finora, facendo fare loro figura migliore che i brani accuratamente selezionati dal loro giudice Manuel. Dopo questa girandola di musica da capire e scoprire, arriva la mazzata: prima eliminazione. Il pubblico manda al ‘ballottaggio’ Le Endrigo e, a sorpresa, Fellow. I giudici salvano il ragazzone dalla testa branduardica, e mandano a casa la band più originale, della squadra di Emma, unico gruppo ad esibirsi in italiano, che esce soddisfatto di essersi fatto conoscere, senza troppi drammi e lacrime teatrali.
LA DOPPIA ELIMINAZIONE
A caricare di pathos e tensione l’episodio, anche stavolta due manche e due eliminazioni. Dopo gli ‘inediti inediti’, nuove performance con cover più riconoscibili rispetto a quello a cui ci aveva abituato XF2021: Baltimora con il tormentone Stay di Justin Bieber (non aggiunge né toglie molto a un brano stranoto che non ha però tantissimo da dire), Bengala Fire con Girls & Boys dei Blur (vabbè, non è colpa del frontman se gli hanno fatto affrontare Damon Albarn, per uscire dal confronto debitamente massacrato), gIANMARIA osa ritoccare Rimmel di De Gregori (con una versione secondo noi migliore della scolastica recente cover di Tiziano Ferro), Nika Paris con Don’t Start Now di Dua Lipa (in una quasi imitazione dell’originale che non esalta la scrivania giudicatoria), Erio con Bird Ghul della strabiliante Antony and The Johnsons (stavolta toccantissimo e quanto mai in parte), Fellow con l’intramontabile The Scientist dei Coldplay (in cui mostra la prevedibile verità che un ventunenne di Asti non può cantare come una popstar internazionale cresciuta a pane e brit rock). La manche delle cover porta a scontrarsi i due effettivamente più deboli: tra Baltimora e Nika Paris i giudici scelgono il ventenne producer (qualcuno si augura di avere prima o poi una trascrizione in italiano da boomer di questo, che ne definisca precisamente e letteralmente le caratteristiche), ridimensionando i sogni della piccola ma bravissima aspirante popstar venuta dal freddo.
L’INTERMEZZO RECITATO
Tra la prima e seconda manche il conduttore, Ludovico Tersigni, interpreta un monologo sulle turbe e le speranze della generazione x. Francamente non essenziale, non indimenticabile, nemmeno centratissima, l’esibizione provoca tra l’altro uno scompenso al giovane presentatore che dopo l’intervento si dimentica cosa deve fare per portare avanti la trasmissione. Meno male per lui che è simpatico, perché per dirla tutta il suo stile di conduzione non ha né la pedante precisione di un classico presentatore alla Carlo Conti, né – va da sé – la brillante disinvoltura internazionale di un Alessandro Cattelan (immaginare pausa di riflessione e rimpianto per la sua assenza). La ‘performance’ decisamente imprecisa del presentatore (che non conosce l’inglese…) è più evidente quando arriva il superospite internazionale.
IL SUPEROSPITE
Su Ed Sheeran non abbiamo critiche da fare: impeccabile come sempre, con una musica che piace anche a chi non piace quel tipo di musica, il cantautore inglese è una vera stella internazionale da milioni di dischi venduti e milioni e milioni di streaming, ma si presenta con un profilo semplice e accattivante che mette d’accordo tutti. Si esibisce due volte, una con una delle sue più accanite fan, quella Casadilego che a lui si ispira e che ha vinto la scorsa edizione di X Factor Italia. Sheeran dimostra, con il suo rosso riporto 2.0 e il maglioncione multicolor, che il talento musicale, quando è forte, si sbrana serenamente l’attitude e l’armamentario estetico rock/pop/maledetto/trasgressivo e via stereotipando. Se mai la sua presenza, il suo stare con chitarra e voce, con quella faccia un po’ così e totalmente privo di orpelli, sminuisce implicitamente lo sforzo coreografico e di produzione di tutte le esibizioni dei concorrenti, di fatto sgonfiando l’enfasi insita nel formato di X Factor. Del resto, lo ha detto chiaramente (anche se Tersigni non lo ha tradotto a dovere): figo X Factor, ma non ha mai contato chi vince, prendetelo per quello che è, ovvero un’eccezionale vetrina espositiva per il vostro talento.
L’ORCHESTRA SYNTH SUL PALCO
Annunciatissima durante la settimana, sul palco del quinto live era presente una Synth Orchestra, composta solo da archi e sintetizzatori, suonati da musicisti e dai produttori che seguono i concorrenti dei quattro roster. Meno scenografico ma anche meno invadente della classica orchestra, questo ensable elettronico modernissimo accompagna perfettamente alcuni dei concorrenti, ma per i non addetti ai lavori è difficile apprezzarne l’apporto: un non-esperto potrà dire però che l’insieme era ‘riuscito’, e questo è già qualcosa.
Tanta roba dunque, molta carne al fuoco, ma niente che riesca davvero ad arginare una certa strisciante noia che ormai si è fatta largo nel tessuto, diciamo, narrativo del programma di quest’anno. Complice il tavolo dei giudici, che in nome di una certa matura sobrietà rinuncia a lanciarsi i coltelli, anche questo episodio si rivela un po’ sotto tono.
E si sa, l’intonazione, in un programma musicale, non è tutto ma è tanto. Tanta roba, appunto.