LA QUARTA PUNTATA DEL TALENT SHOW DI SKY UNO CONFERMA LA PERDITA DELLA PRESA SUL PUBBLICO, E MOSTRA TROPPO SCOPERTAMENTE I TENTATIVI DI RI-CATTURARE L’ATTENZIONE DEI FAN

Eliminazioni doppie, discorsi fiume al tavolo dei giudici, litigi così studiati a tavolino da diventare veri, e quindi urticanti per la querula petulanza che dimostrano: quando ci si difende da una presunta ingiustizia si è sempre come un bambino che piagnucola, anche se sei un maturo rocker con la giacca scintillante aperta sul petto.

Eliminazioni ed ingiustizie sommarie-immaginarie

Stiamo iniziando dalla fine, ma tanto X Factor è come un gatto canoro che si morde la coda: un eterno ritorno di cose già viste.
Dunque la squadra di Manuel perde un pezzo, e viene eliminata alla fine del quarto live la band dei Mutonia: niente di male, niente di imprevisto, soprattutto niente di tragico. Il ‘roster’ di Agnelli era l’ultimo ad essere rimasto integro con tutti e tre i concorrenti, era scontato che potesse uscire uno dei suoi, essendo nelle altre squadre rimasti personaggi molto seguiti e amati dal pubblico (e, come malignamente adombrato nello scorso articolo, dalla produzione). I Mutonia, tra l’altro, non avevano mai convinto gli altri giudici, e nello scorso episodio il cantante aveva in qualche modo ‘offeso’ Mika, prendendosi pure una caziata da Manuelito, incassata con una mesta rassegnazione davvero poco rock. E quindi, per la prima volta in questa edizione i giudici fanno il ‘loro lavoro’ e scelgono al ballottaggio di eliminarli, prendendosi la responsabilità di decidere, e soprattutto ignorando Manuel che aveva chiesto loro di arrivare al tilt, ovvero di rimandare la palla al pubblico. Questo perché sul palco a combattere per rimanere c’erano due dei suoi, il lunare straordinario solista Erio, e appunto i basculanti Mutonia. Una lamentatio sullo scontro fratricida e diversi bla bla bla di Manuel dopo, Emma, Mika e Manuelito fanno fuori i rocker in sedicesimo, dichiarando di non poter rinunciare ad avere in gara un talento come quello di Erio. E rispondendo con questo anche alla (volutamente sgradevole) accusa di Manuel di aver votato compatti per strategia: se fossimo strateghi, avremmo mandato via il più bravo, non quelli che erano destinati comunque al suicidio professionale al prossimo appuntamento.


Tutto giusto, tutto vero, tutto quasi credibile. Come quasi credibile risulta la rabbia di Manuel, che mostra minaccioso la mano ai colleghi come a dire ‘la prossima volta vi faccio vedere io’. Ma è credibile l’espressione contrita e offesa dei tre ‘compatti’? E’ credibile il loro tentativo di difesa, senza che Emma ricordasse che la scorsa settimana era lei ad avere due dei suoi a disputarsi la salvezza sul palco (e lì i giudici si sono accordati per far decidere il pubblico), è credibile che Manuelito non abbia detto ma allora io, che sono rimasto con un solo cerino in mano? Già, perché nella prima manche il pubblico ha mandato finalmente (finalmente perché sono quattro puntate che ci prova) a casa il giovane dai capelli blu, quel Versailles un po’ imitatore dei Nirvana che aveva promesso assai di più di quanto ha poi mantenuto.
Insomma. Tutto verosimile, quello che è accaduto ieri sera a X Factor, ma non del tutto credibile.
La manovra sembra sempre più scoperta, in filigrana si vede sempre di più il meccanismo che regge il tutto, e che tenta disperatamente di riportare in sesto un programma che sta perdendo i pezzi.

X Factor e il calo degli ascolti

Già. Perché X Factor il seguitissimo, la punta di diamante per gradimento dei programmi di Sky, l’eletto per stima da critica e pubblico tra gli infiniti talent e game show della nostra televisione, non replica i record di ascolti dell’anno scorso, e degli anni a precedere.
Gli ascolti che venivano sbandierati con giusto orgoglio gli anni passati ora vengono avvolti dal fumo del non dichiarato. Ma per chi voglia farsi un giro per Auditel e dintorni, la situazione è chiara: c’è un calo di ascolti medio del trenta per cento rispetto all’anno scorso.
Mettici la pandemia e il lockdown, mettici che il pezzo da novanta del conduttore se n’è andato, mettici che 10 anni sono tanti, mettici che rinnovare la formula comporta qualche rischio (qui una nota polemica in tema attualissimo: aver eliminato la divisione in generi ha comportato che ci fossero solo due donne in gara, una sola rimasta, e l’assenza di una componente musicale femminile non è compensata dalla fluidità di alcuni concorrenti, che nonostante le apparenze saldamente maschi rimangono), mettici un po’ quello che ti pare, quest’anno X Factor non vola.

Un peccato, un si sapeva e un tuttavia

Un peccato, che il programma musicale televisivamente fatto meglio della nostra televisione soffra la disaffezione del pubblico. Si poteva immaginare, che nel tempo del mordi e fuggi e dell’all you can eat virtuale un format che ormai ha i suoi anni venisse un po’ a noia, e quindi ci si debba rassegnare a vederlo pian piano impicciolire per poi scomparire, o trasformarsi in qualcos’altro. Tuttavia…
Forse è solo un’illusione ottica, che X Factor lo guardino in pochi. La verità, forse, è che non tutti quelli che lo ‘seguono’ sono rilevabili dal vecchio metodo di rilevamento dell’Auditel. Sono i social, oggi, che danno la temperatura di quello che succede nel corpaccione volubile del pubblico. Della ‘ggente’, come dicono a Roma.
E la ggente ne parla, di X Factor. Grandi e piccini. Stamattina al bar, provate a chiedere dell’esibizione di Mika con Emma. Dello stato dei pettorali di Manuel Agnelli, che a cinquantacinque anni ancora accende, come si è detto, le fantasie delle casalinghe strafamose di Voghera. Degli ‘inediti’ dei giovani talenti che, da spotify al palco stesso del programma, abbiamo sentito già più volte dell’Inno di Mameli e quindi inediti de che? Della voce di Fellow, dei testi di Gianmaria, dell’età inaccettabile di Manuelito (41 anni?? Agnelli non sembra più così in forma, ora, vero gente di Voghera?). Questo perché?

Un’esperienza personale
Ieri per dei problemi tecnici che sfuggono alla mia comprensione non ho potuto vedere la prima parte del programma. Disperata, professionalmente parlando, di non poter sapere cosa stava succedendo, mi sono collegata a Twitter, il social dei quelli che la sanno lunga, seguendo l’hastag #XF2021. In 240 battute, spesso molto meno, ogni 5 secondi qualcuno commentava qualcosa: tantissimi, a rotta di collo, senza tema del ridicolo, alcuni simpaticissimi, molti svenevoli e noiosi, tantissimi con le faccine: ma comunque la cronaca era eccezionalmente puntuale. E quindi ecco perché, ed ecco come.
In tantissimi seguono X Factor, lo seguono ATTIVAMENTE, lo commentano, lo rendono vivo.  E io, che non avevo in quel momento il televisore, lo potevo comunque SEGUIRE. Lo seguivo come lo seguo di solito, con la stessa consapevolezza, e stamattina, al bar e qui, posso commentarlo comunque. Perché i social tutto possono, tutto consentono. E in fondo questo è quello che conta, che se ne parli, che si faccia girare la voce, che si ascolti su spotify, che si riguardi su youtube, che si creino meme, che si facciano ricerche sui motori di ricerca.
Nell’era che potremmo chiamare dell’all you can say about, possiamo allora dire: X Factor è morto, evviva X Factor.

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