Tre eliminazioni e sei inediti per le semifinali di X Factor 2023: in una puntata che si affanna a riempire il vuoto cosmico lasciato da Morgan, pochi brividi, poche parole ed emozioni ‘citofonate’
Smetti di leggere, o tu che la puntata live te la vedi registrata il venerdì dopo pranzo, perché ora si annunciano i finalisti di X Factor 2023: nell’episodio di semifinale forse più moscio della storia del talent show, si aggiudicano un posto nell’olimpo dei candidati alla vittoria la bravissima Sarafine e la scompaginata ma talentuosa Maria Tomba, della squadra di Fedez, gli scalmanati Stunt Pilots e il per niente solito Solito Dandy del team di Dargen.
In una prima manche di cover accompagnati da orchestra escono come meno votati gli Astromare (cacciati, ripescati, pietra dello scandalo ma inspiegabilmente ancora presenti, simpatici quanto vuoi ma usciti meritatamente), lasciando Ambra con la sola Angelica che viene poi eliminata come meno votata nella manche dell’inedito (anche lei giustamente: Tananai le ha scritto un pezzo, sembra, con le parole e le note che gli erano avanzate dal successo sanremese di “Tango”), nella quale poi vanno al ballottaggio finale Settembre e Il Solito Dandy, che prevale col suo stile di inossidabile incrocio tra un Renato Zero con voce più graffiata e Gianni Togni con vena di follia invece che di malinconia.
Gli inediti non ci sono piaciuti, ma non avendo come sempre titoli per dare voti di qualità all’intrinseco musicale, ecco i nostri voti alla puntata numero-6-se-Dio-vuole-la-penultima di X Factor 2023:
MANCHE DI COVER ACCOMPAGNATI DALL’ORCHESTRA: In qualche caso, come per “Bohemian Rhapsody” nella versione nasal-napoletana di Settembre, l’orchestra aggiunge valore all’esibizione, ma nella maggioranza delle esibizioini gli strumenti o sovrastano la potenza vocale dei concorrenti (Angelica si sente appena su una versione piatta di “Sally”) o soffocano gli arrangiamenti pop con svisate armoniche eccessive (“Everybody Needs Somebody To Love” resa quasi irriconoscibile e “Always” di Bon Jovi che perde del tutto il suo graffio rock caratteristico in favore di una melodia troppo… melodica). In generale, questa manche da Sanremo dei poveri non caratterizza, non aggiunge, non identifica niente: VOTO 1
LA POLEMICA MORGAN-FEDEZ: Fedez decide, subito prima del suo giudizio sull’esibizione degli Stunt Pilots, di rispondere alla polemica innescata da quel satanasso di Morgran durante la settimana: il Castoldi ha rivelato che Zo Vivaldi, il cantante della band, aveva lavorato in passato con Fedez, insinuando che il giudice potesse aver fatto favoritismi al gruppo per questa sua conoscenza tenuta nascosta. Il rapper first husband d’Italia ha reagito, dicendo con tono serio e convinto che a lui non piace tenere nascoste le cose (beh… dopo che le hanno rivelate gli altri, ci mancherebbe ancora che facessi finta di niente, Federì…) e che lui il Lorenzo Caio Sarti non lo aveva mai incontrato anche se il giovane qualche anno fa aveva effettivamente collaborato come autore in un suo album. Morgan cattivone, vedi come ti smonto le tesi di complotto?, pensa di dire Fedez. Quello che ne esce è: sì ma potevate dirlo prima comunque, e poi oh, vedi sto Vivaldi è forte sul serio, eh? Quindi se l’intento della polemica era attirare un minimo di interesse sulla puntata, risultato è: VOTO 2
GLI INEDITI: Non volendo giudicare il valore intrinseco-musicale delle canzoni inedite diamo voto all’insieme delle impressioni ricevute. Prima cosa, l’enfasi sull’emozione dei concorrenti nel presentare il loro inedito risulta caricata e forzata dal momento che in quattro casi su sei il brano era già stato presentato ai giudici e al pubblico. Per quanto riguarda la piacevolezza dei pezzi, i più forti sono sicuramente quello di Sarafine (eccellente, tra elettronica e teatro canzone, con un plus di ironia intelligente che è balsamo sulle nostre povere anime di ascoltatori) e degli Stunt Pilots, mentre gli altri poggiano su una retorica un po’ melensa che impedisce di memorizzarli, facendoli cadere direttamente nel tritadocumenti della nostra memoria di utenti digitali: VOTO 4
L’OSPITE DELLA SERATA: Emma, già partecipante del talent show Amici (da lei vinto nel 2010) e già giudice di X Factor (edizioni 14 e 15), siede al tavolo inquisitorio per la prima manche, prodiga come al solito di aggettivi esorbitanti e lacrime sempre sul ciglio, però poi sale sul palco e ruggisce una sincerità che le fa perdonare tutto: a noi piace più delle bravissimissime e bellissimissime che l’hanno preceduta, e ci pare bella, brava e, appunto autentica più di loro: NOSTRO PRIMO VOTO ALL’OSPITE 7 1/2
SARAFINE E IL SUO GIUDICE: Sarafine, al secolo Sara Sorrenti, si definisce producer/singer/songwriter in fuga dalla monotonia e alla ricerca dell’incertezza. Trentaquattrenne calabrese, con una storia vera che acchiappa la fantasia (ha mollato il lavoro amministrativo in una grande azienda per seguire il suo sogno di fare musica), ha talento e creatività, una voce molto bella che arriva quasi come accessorio (non è solo interprete, si intenda come complimento), ha fatto di ogni cover un pezzo originale, e il suo pezzo originale (“Malati di gioia”) è molto… originale. Tutto questo, insieme si immagina a quello sguardo saldo e calmo in un mondo ansiogeno di pazzi allegri ma scombinati, ha conquistato l’animale (apparentemente) a sangue freddo che è il giudice Fedez, che scherzando ma non troppo tiene la contabilità dei secondi di contatto fisico che ci si può concedere con lui: quando Sarafine passa il turno arrivando in finale, la stringe in un abbraccio tendente a infinito che riscalda un po’ il cuore. Esclusa l’attrazione fisica (non sembra si tratti di quello), un abbraccio così esprime affetto e simpatia umana, generate da una stima vera e non a favore di telecamere: bello da vedere perché autentico: VOTO 8
IL TOP DELLA SERATA: tenendo conto di tutto, delle lacrime vere ed eccessive di Maria Tomba che dedica una canzone d’amore al padre e quelle finte che non riesce a spremersi Settembre per fare pendant col suo singolo (“Lacrime”, appunto), l’esibizione emozionante da pelle d’oca del Solito Dandy con l’eternamente dolce “I giardini di marzo” di Battisti, i balletti super hip hop e la coolness quasi eccessiva di Sarafine sul palco, i giudici che sembra si siano stufati di questo appuntamento del giovedì sera, gli aggettivi sempre eccessivi e quasi mai puntuali, i solenni ‘su questo palco’ come se si parlasse dell’Altare della Patria, i sorrisi dei concorrenti più giovani quando qualcuno si alza gridando il loro nome, lo studio matto e disperatissimo che, si vede, fanno tutti per arrivare preparati all’esibizione (cosa rarissima nel mondo che esalta la spontaneità come idolo assoluto a scapito della preparazione), il recupero di alcuni pezzi della storia della musica che per caso o destino avevi dimenticato, ecco, tenendo conto di tutto quanto, per noi il top della serata comunque rimangono: GLI STIVALETTI DI VERNICE BLU ELETTRICO DEL SOLITO DANDY, SIMBOLO (FORSE) DELL’INCOERCIBILE LIBERTA’ DELL’ARTISTA: VOTO 10