Ci sono diversi buoni motivi per guardare “The Crown”, la premiata serie Netflix sulla storia della monarchia britannica nell’era della Regina Elisabetta II, l’attuale ‘portatrice di corona’ in UK, eccone 5 scelti da noi

“The Crown” è una serie tv inglese targata Netflix, e forse si può dire che sia uno dei primi prodotti della piattaforma di streaming ad aver avuto riconoscimenti internazionali di grande importanza. Nata nel 2016, ha vinto 8 Emmy Awards e 3 Golden Globes (coolness internazionale) e 3 BAFTA Awards (riconoscimento in patria). Le prime due stagioni coprono la vita della Regina Elisabetta – e della storia inglese – dal 1947, anno del suo matrimonio con Filippo Mountbatten, fino al 1964, anno di nascita dell’ultimogenito della coppia, Edoardo (come chi?? Quello che ha sposato la sosia di Diana, dai, quello che non ha fatto mai niente di male… ah ecco perché non ce lo ricordiamo…). Elisabetta è interpretata dall’attrice inglese Claire Foy, giustamente premiatissima per la sua capacità di rendere la glaciale, imperturbabile, in fin dei conti veramente regale inespressività della regina con un’impassibilità palpitante di inespressi giudizi. Il resto del cast è all’altezza, per rimanere in tema di regalità. Nella terza stagione tutto cambia, e ad interpretare i vibranti silenzi della Queen arriva Olivia Colman, già premio Oscar per l’interpretazione di un’altra regina inglese, la discutibile e volubile Regina Anna: Golden Globe già incassato per prestare il volto ad Elisabetta negli anni della sua vita che vanno dal 1964 al 1976, decenni in cui i figli maggiori iniziano a dare più problemi che i primi ministri e gli amanti della regale sorella Margaret. Di seguito elencati 5 dei tanti motivi per guardare tutte e tre le stagioni di questa serie, come fossero capitoli di una grande storia:

Pertinenza con l’attualità. In un momento in cui la casa reale inglese fa parlare più di altri argomenti di politica estera di ben altro peso, non si può resistere alla tentazione di approfondire la sua storia: la decisione di Harry e Meghan (certo che sapete Harry e Meghan chi) di ‘dimettersi’ da membri senior della famiglia reale (qualsiasi cosa questo concetto possa voler significare) ha occupato più spazio sui nostri media anche della crisi tra Iran e USA e di quella ben più vicina della Libia travolta dalla guerra civile. Allora guardare “The Crown” diventa essenziale per scoprire quanto meno in quali altri occasioni un ribelle e affascinante giovane principe (in quel caso addirittura re) ha rinunciato a tutto per le grazie di un’americana divorziata, forse avida, sicuramente fashion victim, indiscutibilmente e infinitamente più virile di lui. Insomma, nell’imperdibile dibattito su Harry e Meghan, potrete dire la vostra basandovi su fatti storici documentati come l’abdicazione di Edoardo VII per poter sposare Wallis Simpson.

Aneliti culturali e storici. La ricostruzione storica e documentale dei periodi che la serie racconta è veramente ineccepibile. Alcuni snodi fondamentali del dopoguerra, che riguardano la storia e la politica non solo occidentale, sono affrontati con una serietà che non è da dare per scontata in un prodotto televisivo.  Dalla saggezza pratica di un anziano Churchill alle furbizie dei ministri degli anni Sessanta, dalle necessarie astuzie per rimanere alleati del gigante ‘cugino’ USA alla fascinazione per successi tecnologici come lo sbarco sulla Luna, ogni fatto è ricostruito con una lucidissima attenzione alla realtà dei fatti. Anche se il punto di vista è quello della Corona e della difficoltà di mantenerla in testa mentre il mondo andava forsennatamente avanti per conto suo, la sceneggiatura e la regia mantengono la barra saldamente a favore del vento della documentazione storica verificabile. Per quelli che non vogliono rinunciare a sentirsi un po’ eruditi.

Update of gossip. Non lasciamoci smontare da quello che si è detto nel punto precedente. La serietà dei fatti storici non esclude, anzi!, esalta in modo peculiare la possibilità di guardare la storia anche dal buco della serratura. La serie passa in rassegna tutti, ma proprio tutti gli scandali che hanno riguardato negli anni i membri della vivace famiglia Windsor Mountbatten. A partire dall’abdicazione di Edoardo VII, attraversando i presunti tradimenti del Principe consorte, per coprire la vasta gamma di follie sentimentali e sessuali di Margaret, la principessa sorella minore di Elisabetta, la sceneggiatura pesca a piene mani nelle vicende che hanno animato i giornali scandalistici di tutto il mondo dagli anni ’40 per ora ai ’70. Amanti, incroci di amanti, figli non legittimi, amori pazzi, simpatie non lecite, antipatie dinastiche, gusti condannabili: c’è tutto. E, gli autori lo sanno bene, i fan della serie non vedono l’ora di arrivare al vero clou della narrazione che sarà il nucleo della quarta stagione: il più chiacchierato e conosciuto dei gossip reali, ovvero la storia, drammatica per come è finita, di Carlo e Diana, dell’eterno Principe del Galles e della bella Principessa tradita e offesa che a sua volta ha tradito e offeso la famiglia che calza la corona più famosa e potente del mondo occidentale.

Ragioni estetiche. Diciamocelo senza tanti giri di parole: “The Crown” è proprio bella. È ben fatta, benissimo recitata, ricostruisce i fatti in modo impeccabile, ha un casting che sfiora la perfezione (la postura dei Principi Filippo, i tic del Principe Carlo, i cedimenti strutturali delle Margaret durante le colossali sbronze, la camminata da virago della Principessa Anna: un mimetismo virtuosistico che non rimane fine a sé stesso). I costumi dei personaggi sono perfetti fino al minimo dettaglio, gli interni dei castelli inglesi sono a prova di bomba, le capigliature i gioielli le posate della tavola della regina sono incantevoli come quelli veri. Le lunghe passeggiate e le cavalcate nei parchi delle tenute inglesi, come i felpati itinerari lungo i corridoi di Windsor, Sandringham e Buckingham Palace appagano la sete di bellezza del cittadino comune, anche il repubblicano che si crede smaliziato ma invece va in brodo di giuggiole a vedere come il servizio da tè della Regina Madre è identico a quello che aveva sua nonna, solo autentico.

Psicologia che passione. Gli appassionati di approfondimenti psichici e i dilettanti di interpretazioni freudiane andranno a nozze per come i personaggi sono tratteggiati in queste prime tre stagioni. Il senso di colpa di una donna che si è trovata a capo di un impero quando la sua unica passione erano i cavalli, la frustrazione di un uomo che ha rinunciato a una corona sua per stare un passo indietro alla moglie e ai figli, la carenza di autostima di personaggi destinati ad eterni ruoli secondari, i complessi di Edipo, di Elettra e miti greci elencando, la bulimia, l’anoressia, l’insicurezza, l’eterna attesa, la formalità, l’assenza di spontaneità, la gabbia dorata, l’impossibilità di dire ciò che si pensa… Altro che Riza Psicosomatica: la vita e le esperienze dei membri della famiglia reale sono perfette per un manuale di psichiatria elementare. E scagli la prima pietra chi non prova un sottile piacere nell’interpretare i tortuosi percorsi della mente di una persona famosa partendo da un documento storico, un inarcare di sopracciglio, una voce pettegola che si è sparsa a livello internazionale: tutti dottori con l’inconscio degli altri…

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