SI’, VIAGGIARE!

5 Road Movies per sognare la fuga, farsi venire un’idea e rinnovare il passaporto. Dal richiamo della natura selvaggia alle necessità di capirsi e rinascere. 5 film per sapere che Il mondo ci aspetta e possiamo raggiungerlo con ogni mezzo possibile.

 

IL VIAGGIO CHE NON AVRESTE IL CORAGGIO DI FARE

INTO THE WILD (AMAZON PRIME)

Il viaggio in Alaska di Christopher McCandless, ragazzo di ricca e problematica famiglia, che decide di snobbare il sogno americano imposto dalla propaganda Reaganiana per avventurarsi nella natura selvaggia senza un soldo in tasca e tagliando ogni contatto. L’atto di fuga estremo per (ri)congiungersi con il lato più incontaminato di se stesso nel corso di un tragitto dall’obiettivo inflessibile, durante il quale il ragazzo lascia traccia di sé nel cuore di chi incontra. L’effetto collaterale della sua ambiziosa libertà, alla fine, sarà creare e recidere sentimenti indelebili. Sean Penn filma il bestseller di Jon Krakauer e lo gonfia con le note e le parole scritte ad hoc da Eddie Vedder. Quel bus abbandonato fra i ghiacci, la comunità hippie con Kristen Stewart che canta acustico, le lacrime di un uomo anziano che ci spiega Dio – e ci credi anche se sei ateo –  le traiettorie dei ferrosi treni merci che trafiggono la vastità degli Stati Uniti. Un kayak che scivola sul fiume Colorado verso la frontiera. “Into the Wild” cristallizza momenti da immaginario collettivo e suggerisce nuove opzioni esistenziali. Fino a quelle parole vergate dalle mani tremanti di morte: “La felicità è autentica solo se condivisa”. Malgrado l’epilogo, la storia vera di McCandless ci invita a violare le nostre abitudini più rigide. O a fare i conti con il rimpianto più angosciante: non aver mai nemmeno una volta tentato di violarle.

 

IL VIAGGIO CHE NON FARETE MAI

UNA STORIA VERA (CHILI)

David Lynch frena la sua debordante vena surreale e nasconde i morbosi rebus notturni nel motore a zero giri di un tagliaerba, che sfila via lentissimo per le strisce d’asfalto americane. Sopra c’è un uomo anziano, Alvin Straight, che dall’Iowa punta il Wisconsin per riconciliarsi con il fratello. La bellezza superba del film sta in questo corto circuito tra l’insorgere di un bisogno viscerale e l’ostinata dilatazione temporale con il quale il vecchio Straight sceglie di colmarlo. E a passo d’uomo rivisita le fasi cruciali dell’esistenza come in un itinerario a tappe dissimulate, dietro la maschera di incontri simbolici. L’urgenza del viaggio non scalfisce la sua solida concezione del tempo, non accelera la sacralità di una meditazione laica.  Lynch rivoluziona le convenzione del road movie, gli cambia i codici, e lo piega alle esigenze del moto interiore, in cui è la contemplazione ad avere un ritmo incessante.

 

IL VIAGGIO CON IL COMPAGNO SBAGLIATO

UN BIGLIETTO PER DUE (TIM VISION)

Dopo due capolavori meditabondi e seriosi ma imprescindibili, vi consigliamo una rinfrescata con un cult della commedia anni 80. Ci sono Steve Martin e John Candy, diretti da John Hughes, in questa odissea comica da vivere fra aerei, treni e automobili (Planes, Trains and Automobiles: come recita il titolo originale). Una raffica di guasti e coincidenze costringe un manager schivo ad attraversare l’America con un invadente compagno di viaggio. Puntuale ed efficiente il primo, approssimativo e rustico il secondo, che è in pratica il caos fatto persona. E con cui l’uomo d’affari è costretto ad allearsi, uscendo dal suo recinto di inappuntabilità per essere scaraventato in balìa degli imprevisti. L’uomo adulto che deve scendere a compromessi con un uomo infantile e ingenuo. Una specie di film di Natale, ma buono per ogni sera dell’anno, su cui aleggia il fantasma comico della National Lampoon e la luccicanza inimitabile del Saturday Night Live e che porta a livelli altissimi il tipico spartito della strana coppia in circostanze avverse.

 

IL VIAGGIO PER CAMBIARE IDEA

IL TRENO PER IL DARJEELING (Amazon Prime/Disney+)

Cambiamo continente e atterriamo in India con Owen Wilson, Adrian Brody e Jason Schwartzman nel coloratissimo ‘on the train’ di Wes Anderson, uno che non fa mai film banali, nemmeno quando tratta temi risaputi come i tormenti dei trentenni in cerca di avventura, impauriti dalle responsabilità e fuori tempo massimo come condizione esistenziale abituale. La ricerca di spiritualità e i rovelli sulla paternità vengono messe in centrifuga e condotte in trasferta, con il tipico approccio naif andersoniano, sebbene i tre fratelli al centro della vicenda vengano da New York e ci siano cinematograficamente familiari. Attraversano paesaggi esotici, odori e sapori così lontani dai loro formulari interiori, dai loro personali codici normativi che non riescono più a decodificare. Hanno perso il padre e ora cercano la madre che si è ritirata in un convento sull’Himalaya. Scopriranno che per rinascere dovranno davvero disintossicare le proprie liturgie borghesi e ripensarsi dentro ruoli diversi, superando esitazioni ed etichette.

 

IL VIAGGIO METAFISICO

STRANGER THAN PARADISE (Amazon Prime)

Miglior opera prima a Cannes, Pardo d’Oro al Festival di Locarno e Premio Speciale della Giuria al Sundance.  Jim Jarmusch bussa alla porta della storia del cinema con un film che dà un’ulteriore sterzata al nostro itinerario anticonvenzionale, trattandosi infatti di un road movie in bianco e nero, statico e minimalista fino allo spasimo. Scarno nei dialoghi e nelle scenografie, non è solamente una traversata da New York all’Ohio alla Florida insieme a una ragazza ungherese e due ragazzi accidiosi che si barcamenano fra espedienti e poker, ma un pellegrinaggio intorno a un modo di fare cinema che adesso non si fa più. Un film di intervalli e frammentazioni, pause dilatate, piani-sequenza in falso movimento. Un viaggio a vuoto dove l’azione del viaggio è sostanzialmente fuoricampo.

 

 

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