Per favore smettetela di dire ‘non si può più scherzare su qualsiasi cosa’. Si può.
Tu puoi scherzare su qualsiasi cavolo di cosa vuoi.
E a qualcuno non piacerà, e allora ti dirà che non gli è piaciuto. E sta a te decidere se te ne frega qualcosa o no. E così via. E’ un buon sistema.”

Ricky Gervais sui suoi social ogni tanto ribadisce questo concetto: sono un comico e come tale ho diritto e dovere di sfottere qualsiasi cosa, perché dato che la vita ti prende per il culo, il minimo che puoi fare è prendere per il culo la vita. Senza curarti di chi potrebbe offendersi, tanto qualcuno si offenderà sempre.

Il personaggio è noto, è uno stand-up comedian inglese, il cui aspetto bonario cela una ‘cattiveria’ comica lucida e taglientissima, che a sua volta cela un doppio fondo di amore per il prossimo solo apparentemente incoerente. E’ vero infatti che il sarcasmo e l’intelligenza che svela le contraddizioni del mondo sono spesso congiunti a un fondamentale rispetto per l’essere umano: il comico odia la stupidità, ma nell’ultima e più piccola matrioska che nasconde dentro di sé c’è sempre empatia e commiserazione per lo stupido.

Noi Ricky Gervais lo consigliamo sempre, apprezzando la sua intelligenza anticonformista per davvero e il suo humor abrasivo.
Per chi volesse conoscere meglio la comicità di questo autore e personaggio, abbiamo tre suggerimenti: si può guardare la serie del 2001 The Office, l’originale inglese da lui stesso scritta e interpretata di una serie premiatissima che ironizza ferocemente sull’ambiente impiegatizio; si può seguire uno dei suoi spettacoli teatrali, one man show che sono distillati di pura cattiveria; si può seguire la sua creatura più recente e personale, la serie After Life, su Netflix.

AFTER LIFE, UNA COSA COME ‘RIDERE NEL PIANTO’

After Life è la storia di Tony, redattore nel giornale locale di una cittadina inglese, che con la morte della moglie ha perso l’allegria scherzosa peculiare del suo carattere, oltre che letteralmente la voglia di vivere. Adesso si trascina nella quotidianità rilevando la bruttezza della vita e delle creature umane, e non perde occasione per farla notare al suo prossimo, sottolineando a beneficio di tutti l’inutilità finale dell’insieme. ‘L’inferno sono gli altri’, è il motto della serie, ideata, scritta e interpretata da Ricky Gervais in uno stato di grazia che, sembra, può farlo arrivare a qualsiasi tipo di pubblico nonostante la sua scorrettezza politica.
L’inferno sono gli altri, che con la loro idiota determinazione a vivere comunque ed essere felici si mettono tra Tony e la sua voglia di mollare tutto e lasciarsi andare. Una serie di personaggi veramente assurdi popola le giornate del vedovo inconsolabile e incattivito: lo psicanalista sessuomane e totalmente privo di empatia, il cognato-capo debole e sempre imbarazzato, una sorta di stalker ossessivo compulsivo che segue Tony ovunque vada, una collega ninfomane e superficiale che si racconta una vita che non esiste. Oltre a tutti i personaggi improbabili che Tony deve incontrare per lavoro, raccontandone le storie minime e le enormi stranezze per la sezione cronaca del giornale. Ma poi ci sono anche le figure ‘buone’, quelle che, forse (di sicuro lentamente) potrebbero tirare fuori l’annichilito protagonista dalla palude di infelicità senza scopo in cui è caduto: l’infermiera della casa di riposo di suo padre, l’anziana vedova che incontra al cimitero, il nipotino che deve essere difeso dai bulli, la prostituta intelligente e comprensiva, il goffo e puro postino che vorrebbe diventare suo amico.

In ogni episodio Tony/Ricky si chiede che senso ha tutto, si guarda attorno e vede la follia fastidiosa del quadro generale, non perde occasione per mortificare qualcuno, ma alla fine la sera non si uccide, e quindi ogni puntata è un giorno strappato all’oblio e al non senso.
Non è facile descrivere la mescolanza originalissima che compone lo stile e il mood di questa serie, scritta in modo eccezionalmente efficace e diretta altrettanto bene: diciamo solo che è divertente pur parlando di morte e rimpianto, è commovente pur essendo sfacciatamente cinica, è intelligente pur concentrandosi su personaggi stupidi, è alla fine consolante pur proponendo ogni momento la ‘fine’ come soluzione a tutto. After Life è un compendio dei temi della comicità di Gervais, una sorta di ‘sunto artistico’ del suo stile, quindi adatto sia per chi lo conosce che per chi si avvicini a lui per la prima volta. Nella seconda stagione, il personaggio arriva a concepire di poter essere, non diciamo felice, ma meno disperatamente infelice di come è stato dalla morte della moglie in poi.
Gustatevi in binge watching le prime due stagioni, su Netflix, e sbrigatevi: è in arrivo la terza e Ricky è convinto che ci piacerà da… morire.

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L’Algoritmo Umano di GuidaTV.it consiglia:

THE OFFICE: SE VI MANCA SFOTTERE IL CAPUFFICIO NELLA PAUSA CAFFE’

The Office: creato e interpretato da Ricky Gervais e Stephen Merchant nel 2001, è un piccolo cult in tre stagioni che gli Americani hanno tanto apprezzato da copiare e riproporre in una versione, altrettanto apprezzata, stelle e strisce. Premiata (prima serie comica inglese ad essere nominata e premiata col Golden Globe) e apprezzata da critica e pubblico, la serie è una pioniera del genere mokumentary, cioè è girata come se si trattasse di un documentario, che segue le vicende dell’ufficio di una piccola azienda cartaria che rischia di chiudere. Il protagonista è David Brent (Gervais), manager dell’ufficio che tanto si reputa moderno, amichevole e simpatico tanto è retrogrado, fastidioso e viscido. Caratteristiche che a chiunque abbia lavorato anche un solo giorno in vita sua faranno venire in mente un collega, un capo, un consulente realmente conosciuto… La serie oggi è visibile su vvvvid.it, una piattaforma di streaming online italiana, realtà nuova e potenzialmente interessantissima, che si autopromuove promettendo di mostrare solo ed esclusivamente prodotti di qualità.

HUMANITY. TUTTI IN PIEDI PER RICKY GERVAIS

Per chi apprezza o vuol conoscere il Ricky stand-up comedian (quindi forse il più vero?), cattivissimo e senza freni, l’algoritmo umano consiglia Ricky Gervais: Humanity, su Netflix. E’ la registrazione dello spettacolo che ha segnato il ritorno del comico inglese sul palco dal vivo dopo 7 anni. Un lungo monologo di volta in volta arrabbiato, saggio, divertito, ammiccante e disperato, e sempre invariabilmente divertentissimo nella sua agghiacciante cattiveria. Ricky da subito ammette che il titolo è paradossale: ‘non sono un grande fan dell’umanità –dice- preferisco i cani’, delimitando il perimetro della sua satira, ovvero TUTTI i comportamenti di TUTTI gli uomini. Ma soprattutto le sue osservazioni caustiche si incentrano sulla vita moderna, sulla concezione troppo alta che ognuno oggi ha di sé stesso, e sulla deriva che ha preso l’uomo nell’era del ‘la mia opinione vale quanto la tua’. Una riflessione sulla vita sociale e sul ruolo del comico – sempre partendo dal presupposto che ‘si può scherzare su QUALSIASI cosa – con sul suo fondo un’inaspettata, quasi invisibile speranza riposta appunto nella capacità dell’uomo di ridere di sé stesso.

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