Dal 23 aprile su Sky Atlantic e Now Tv i sei episodi della miniserie ANNA, scritta e diretta dallo scrittore Niccolò Ammaniti e ispirata a un suo romanzo

In un futuro distopico in cui un’epidemia ha sterminato tutti gli adulti, una ragazzina di 14 anni parte alla ricerca del fratellino rapito da una banda di bambini nemici, attraversando una Sicilia mostruosamente e meravigliosamente abbandonata a sé stessa.
Avendo capito finalmente che distopico è il contrario di utopico, cioè significa un mondo immaginario in cui si realizzi il peggio del potenziale invece del meglio, e vivendo nella realtà vera l’esperienza concreta di una pandemia, i meno tosti di noi potrebbero essere spaventati da questa sinossi di ANNA, la serie ispirata a un romanzo dello scrittore Niccolò Ammaniti, e decidere di non guardarla per paura di un eccesso di immedesimazione.
In realtà la vicenda di Anna e dell’epidemia di Rossa che uccide ogni adulto del mondo Ammaniti l’ha scritta in un bellissimo romanzo nel 2015,  quando il COVID ancora non era immaginabile (o forse sì, da parte di uno scrittore fantasioso ai limiti del profetico…). Quindi non ci sono rimandi alla nostra situazione attuale? No, ma ovviamente sì. Non si parla della ‘nostra’ epidemia, ma sicuramente non si può non pensarci, soprattutto perché la serie riflette profondamente sul rapporto tra l’uomo e la natura, e su come gli eccessi umani possono essere ‘puniti’ (senza intenti educativi ma inesorabilmente) dalla natura che pare vendicarsi riprendendosi gli spazi e liberandosi degli invasori.
Superato questo nodo inevitabile da affrontare, va detto che Anna è un racconto molto ammanitiano, surreale, eccessivo, simbolico, grottesco, che sai come parte ma non sai come e dove arriva. E come spesso nell’immaginario di questo vincitore del premio Strega, il punto di vista è quello dei bambini, dei piccoli. Non dei puri: attenzione!
In Anna ci sono bambini e ragazzini buoni, ma ce ne sono tanti cattivi, tremendi, spaventosi, nel senso che rappresentano l’umano nel suo stadio primordiale, quello più basilarmente egoista e insensibile: l’infanzia non è uno status buono in sé.


Anna attraversa la sua Sicilia, trasformata parte in una discarica parte in un paradiso naturalistico, per recuperare il fratello che è stato rapito da una banda di ragazzini cattivi e selvaggi, capitanati da Clara, un essere clownesco e malefico: non banalmente ma ‘semplicemente’, Anna rappresenta il bene e Clara il male, allo stato iniziale ma già ben definito.
Come dice la co-sceneggiatrice di Ammaniti, Francesca Manieri “Anna è un racconto primario, che torna alla sorgente della questione del rapporto tra esseri umani e mondo, e natura.” Tu lascia i bambini da soli e scoprirai cosa è davvero l’essere umano, nel bene (anche supremo a volte) e nel male (sempre prevedibile e bestiale nella sua giustificabilità).
Tra incontri inattesi, scenari favolosi, insostenibili brutalità infantili, rimandi a una minaccia alla salute che è fin troppo plausibile, ve la sentite di accettare dunque la sfida?
Noi consigliamo di provare, dando fiducia all’eccellente narratore che è Niccolò Ammaniti, che ha dato ottima prova di sé in tv con la serie Il Miracolo, del 2018, e che ha fatto del terrore dei bambini e della loro capacità di superarlo una specie di cifra stilistica riconoscibile sin dal bellissimo Io non ho paura.

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