Su Sky Arte dal 2 aprile un documentario che indaga sull’identità dell’artista senza volto, Banksy Most Wanted

Chi è Banksy? Ma tutti lo sanno, è un artista tra i più famosi, nel senso di popolari, del mondo: è un writer, il più conosciuto e riconoscibile, è quello che con la tecnica dello stencil ‘appiccica’ sui muri opere d’arte grafica di straordinario potere comunicativo, che commentano visivamente temi forti come la guerra, lo squilibrio tra ricchezza e povertà nel mondo, l’emarginazione, il potere nefasto dei soldi, la prevaricazione. Tutto attraverso immagini lievi e spiazzanti, che hanno il potere di colpire, accoppiando in modo non convenzionale bambini, palloncini, ratti, armi, dolore, piacere, santi e madonne.


Tutti lo conosciamo Banksy, sì, ognuno di noi ha visto una sua opera, ma nessuno sa chi sia. L’uomo che si nasconde dietro l’artista, il nome di battesimo, la biografia, l’età, soprattutto l’aspetto.
Banksy è un fantasma che colpisce nell’ombra, lascia il suo segno, e ritorna nel buio da cui è emerso per un momento (un quarto d’ora, si dice, gli serve per lasciare il suo segno sui muri).
Nell’era dei social network, della dittatura dell’ego, della proliferazione dei selfie, quest’uomo (è maschio?) sceglie di non mostrare sé stesso. Anche in questo è fuori dagli schemi, quasi un paradosso vivente.

Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere.”  Ha dichiarato: del resto, i suoi graffiti anche se sono arte sono, tecnicamente, scritte sui muri, quindi illegali, e già questo potrebbe fargli preferire una vita defilata.

Sky Arte dal 2 aprile manda in onda un documentario dedicato al questo artista senza volto e senza documenti, intitolato BANKSY MOST WANTED.
Un percorso lungo i 25 anni di carriera di Banksy alla ricerca dell’artista che si cela dietro le sue opere. Probabilmente inglese, forse sui cinquant’anni, quasi sicuramente maschio…
In questo viaggio Banksy  viene raccontato attraverso le rare parole di chi lo conosce davvero, qualcuno che ha lavorato con lui, ma anche usando le storie di chi cerca di sfruttarlo, imitarlo, rivendicarlo e, inoltre, dargli la caccia. Un ritratto che non solo scandaglia la sua arte e le implicazioni politiche, culturali e imprenditoriali, ma che si pone un tema trasversale, e mette in discussione il rapporto con l’identità e con la visibilità estrema che ognuno di noi ha nella società di oggi. Che posto ha, in questo evo in cui ognuno lavora a rendere più visibile e apprezzabile il proprio avatar social, un personaggio che ha calato su di sé il mantello dell’invisibilità e sul cui aspetto nessuno può fare apprezzamenti o dare giudizi? Un posto importante, sembrerebbe. Il che rimette tutto in discussione…

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