La posizione sdraiata sul divano, che tutti noi stiamo sperimentando per tempi inusualmente lunghi a causa del lockdown, è anche quella tipica del paziente dello psicanalista freudiano. Vediamo come la tv si lascia ancora affascinare da Freud, e dintorni

 

Tutta colpa di Freud, 2021 (Amazon Prime) – Comico

Nella serie in otto puntate, il protagonista è uno psicanalista che ha cresciuto da solo tre figlie. Quindi oltre alla professione, solo un vago odore di complesso di Edipo (anzi, di Elettra) rimanda a Freud, che però corre sottotraccia in tutta la trama, come un buon pretesto per parlare di problemi irrisolti, insoddisfazioni profonde e il solito, catartico amore che alla fine vince su tutto.
Come nel film del 2014 di Paolo Genovese (questo disponibile su Netflix), anche la serie trova la sua cifra nel tono comico: lì il protagonista era Marco Giallini, che regalava al personaggio la sua classica nota tra dolente e sarcastica, mentre qui c’è Claudio Bisio a dare una coloritura più squisitamente farsesca al dottore troppo ansioso, fragile, dipendente dagli affetti. Quando anche l’ultima delle tre figlie va via di casa, Francesco Taramelli perde il suo baricentro, ha un attacco di panico che scambia per un infarto e finisce in ospedale. Le tre ragazze, una prof universitaria dalla vita sentimentale patetica, una lesbica pentita che sta per sposarsi, un’aspirante influencer troppo influenzabile, colgono l’occasione per tornarsene a casa: non vogliono accudire il padre, ma leccarsi le ferite all’ombra di quel complesso edipico al contrario che pare non abbandonarle. Diversi personaggi sghembi ruotano attorno a questo nucleo familiare sbilanciato, su tutti uno ‘zio’, un romano godereccio e autoindulgente interpretato con irresistibile convinzione da Max Tortora. Di psicanalitico non troverete tantissimo, ma ci sarà da ridere sulle ansie, i tic e le nevrosi non cliniche di cui tutti soffriamo.

 

Gypsy, 2017 (Netflix) – Perverso

Naomi Watts è una psicoterapeuta dall’apparenza impeccabile che però ‘usa’ le storie che le raccontano i suoi pazienti per vivere una, anzi tante, doppie vite più eccitanti e soddisfacenti di quella vera. Calpestando platealmente l’etica del terapista freudiano, la sensuale Jean diventa di volta in volta un personaggio diverso, andando a conoscere nella realtà le persone di cui i suoi pazienti le parlano diffusamente, introducendosi con l’inganno nelle loro vite, seducendo e facendo innamorare, in particolare l’affascinante Sidney, con cui inizia una relazione saffica molto hot.
Quando chi cura è messo peggio di chi è curato, e quando la psicanalisi incontra il thriller: visibile su Netlfix, consigliato se vi piace la bellissima protagonista e se non avete il culto delle vere sedute di psicanalisi. In caso contrario saltare le scene delle terapie e passare a quelle degli incontri bollenti.

 

In Treatment (in streaming su Now Tv) – Corretto

Consigliata a chi ‘mastica’ la psicanalisi classica, la versione italiana del format In Treatment (in origine israeliano, ma di grandissimo successo nella sua edizione americana con Gabriel Byrne) piacerà per il rigore con cui riporta sullo schermo il vero approccio freudiano. Un’abbuffata di psicanalisi vera e di personaggi con problemi reali e plausibili, tre stagioni da 35 episodi ciascuna, ogni puntata riporta la seduta di terapia di un diverso personaggio (4 ogni stagione, più lo psicoterapeuta stesso) con il dottor Giovanni Mari, psicanalista freudiano interpretato con straordinaria empatia da Sergio Castellitto. La regia di Saverio Costanzo garantisce un livello stilistico altissimo, le interpretazioni di attori noti e meno noti sono a tratti sorprendenti: nelle varie stagioni vediamo Kasia Smutiak, Adriano Giannini, Barbora Bobulova, Valeria Golino, Michele Placido, Alba Rorwacher, Licia Maglietta, Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno, Giulia Michielin. Ogni personaggio una storia di smottamento e ricostruzione, racconti di vite spezzate senza motivo, con motivi più che validi, con ragioni puramente casuali. Protagonista, il tentativo di non lasciare che la propria esistenza vada alla deriva, e la partecipazione di un medico eccellente alle vite degli altri, mentre la sua stessa scricchiola e se ne va per conto suo. Profondo, attento, intelligente, clinicamente ineccepibile, umanamente comprensibile: una delle serie a tema psicanalitico più belle di sempre. Consigliatissimo.

 

FREUD, 2020 (Netflix) – Biografico ma non troppo

Produzione austriaca-tedesca-ceca che comincia col ricostruire la biografia di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi quando ancora non lo era, e poi dilaga nell’invenzione più truculenta, mandando il giovane neurologo austriaco dipendente dalla cocaina a indagare su omicidi, complotti, ripicche mortali e fatti sovrannaturali con l’aiuto di una governante e di un veterano di guerra. Truci e feroci, gli otto episodi sono una discesa agli inferi in cui la psicanalisi è l’alibi per costruire una storia tra thriller e paranormale. Per descrivere il colore della serie, bastano i titoli delle puntate: Isteria, Trauma, Sonnambulismo, Totem e Tabù, Istinto, Regressione, Catarsi, Negazione. Solo per chi è nel mood per affrontare il lato più oscuro della disciplina che studia i lati oscuri.

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