BAGHDAD CENTRAL SKY ATLANTIC/SKYGO/NOWTV

VOTO 7

Parola d’ordine: vuoto di potere.

La Baghdad del 2003, invasa dalla coalizione anglo americana di Bush e Blair – che ha destituito il tiranno Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa – è il caotico scenario geopolitico in cui è ambientata questa miniserie in sei episodi. Solidamente imperniata sui cardini dello spy-thriller, segue l’ex ispettore autoctono Muhsin al Khafaji, uomo tanto ostinato quanto disorientato, che inizia una complicata indagine alla ricerca della sua primogenita Sawsan.

La ragazza, dalle idee progressiste, è scomparsa nel caos imperante, in qualche piega nascosta di una capitale che ha perso i suoi punti di riferimento per lo scioglimento dell’esercito e della polizia, sostituiti dagli angloamericani. Ma mentre gli ufficiali supervisionano nella cosiddetta Green Zone, i giovani soldati a stelle e strisce o dello Union Jack –  sguinzagliati nel dedalo di strade di una città-polveriera – sono il volto inadeguato di una generazione occidentale mandata allo sbaraglio con poca esperienza nel trattare una cultura distantissima dalla loro, e molta inclinazione all’abuso di potere. Muhsin al Khafaji finisce nelle mani degli invasori, viene torturato (tra le altre cose, gli strappano simbolicamente i baffi, segno distintivo dell’uomo iracheno) e non ha altra scelta se non quella di diventare un collaborazionista al servizio dello straniero. Userà comunque i suoi metodi collaudati e l’agenda dei vecchi contatti per trovare il filo conduttore che lega il destini di Sawsan ad altre sparizioni. In una città che si sta totalmente capovolgendo sotto i suoi occhi. 

Ed è questo il bonus di “Baghdad Central”: la storia è una di quelle che sicuramente abbiamo già visto, con un padre che cerca sua figlia inoltrandosi in un mondo sommerso e complicato. Cambia, però, la cornice di riferimento: cambiano i volti, gli usi e i costumi, le espressioni e le reazioni dei protagonisti e del coro.

I MOTIVI PER VEDERLA

#1 Perché racconta un capitolo cupo e contraddittorio della storia mondiale recente, ma dall’inedito punto di vista degli iracheni e rilancia la questione mediorientale usando il passe-partout dell’intrattenimento avvincente, per fare luce su molti aspetti occulti anche della situazione politica, invitando a riflettere sul concetto di difesa preventiva, esportazione della democrazia e sui difficili anni successivi all’11 settembre.

#2 La serie è tratta dal romanzo di Elliott Colla, professore universitario americano espertissimo del mondo arabo, che ha pennellato un quadro mescolando fiction e realtà, fornendo sia una bussola utile agli appassionati di politica internazionale, sia un racconto stratificato agli esigenti fruitori del noir/thriller/spy story.

#3 Perché rispecchia il sentimento di vulnerabilità e di perdita di identità di un popologli anziani, i lavoratori, gli studenti, le donne –  che non hanno alcuna responsabilità della dittatura sofferta per decenni, né hanno invocato un’invasione da parte di ignoti bugiardi. La loro voce in “Baghdad Central” è forte e chiara. E piena di idee diverse e sfaccettature imprevedibili.

A CHI LA SCONSIGLIAMO

Agli habituè dei thriller in cui il Bene e il Male sono nettamente definiti e amano identificarsi in una star strafamosa. In “Baghdad Central”, Waleed Zuaiter, attore americano di origini palestinesi, è al suo primo vero ruolo da protagonista.

Ai fan delle città più gettonate in questo tipo di serie. Baghdad non è Los Angeles, Londra, Parigi o New York. Non ci sono luoghi familiari in cui vi siete fatti un selfie; non c’è un itinerario turistico da programmare, ma è al contempo una giungla che ha il fascino imperterrito del luogo sconosciuto e per noi ancora inclassificabile.

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L’ALGORITMO UMANO CONSIGLIA

PARANORMAL

(Netflix)

Se vi è piaciuto “Baghdad Central” e vi sentite dell’umore giusto per virare verso il soprannaturale, “Paranormal” potrebbe fare al caso vostro. Non siamo in Iraq ma in Egitto, e invece di inoltrarsi in una realtà ingarbugliata al seguito di un ex poliziotto, la serie ispeziona altri meandri, minacciosi e maledetti, che appartengono a un altrove che non si trova sull’Atlante ordinario. 

Un cinico professore di ematologia deve rivedere il proprio scetticismo di prammatica davanti all’avanzare di eventi piuttosto inspiegabili che incombono sul Cairo. Anche questo è un viaggio, fra autopsie effettuate sulle mummie, scorribande nel deserto, apparizioni da tremarella e creature leggendarie. Il tutto cercando di decifrare il sempre intrigante enigma della lettura dei tarocchi. 

Paranormal” è ispirato dalla serie di romanzi con protagonista Refaat Ismael, il personaggio nato dalla penna del compianto Ahmed Khaled Towfik, forse l’autore arabo di opere di fantascienza (ma anche thriller e horror) più letto al mondo. Una specie di Stephen King delle Piramidi, ma ancora più prolifico, con oltre 200 libri pubblicati.

 

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