Cogliamo l’occasione dell’inizio delle riprese della quarta stagione, per segnalare intanto le prime tre di una serie Amazon Prime, La fantastica signora Maisel.

Brillante comedy ambientata nella New York del 1958, la inscriviamo tra i consigli della serie ‘donne che fanno ridere’. Smontando, tra l’altro, il fastidioso cliché per cui le (si suppone) rare donne capaci di humor non sono esteticamente gradevoli.

Infatti la protagonista, Miriam ‘Midge’ Maisel, è una giovane donna molto attraente, elegante e raffinata di gusti che, in seguito a una delusione matrimoniale, decide di affinare il suo vivace spirito umoristico diventando nientemeno che una (delle prime) stand-up comedian della scena americana. In un mondo ferocemente maschilista, quindi, questa apparentemente garbata ragazza dell’alta borghesia ebraica cittadina inizia a farsi strada a suon di battute affilate e ironia pungente nei più scalcinati locali undeground della città, tra riferimenti a parti intime, sesso extra-coniugale e un paio di involontari strip-tease.
Senza però rinunciare alla piega perfetta, al filo di perle e alla borsetta intonata al cappotto che caratterizzavano all’epoca l’immagine della mogliettina perfetta e innocua. Né innocua né perfetta, Midge ne ha per tutti, e lasciando il marito adultero inizia a distruggere la propria famiglia, demolendo nell’operazione anche quella dei suoi genitori che in seguito alla sua ‘sbandata’ comico-artistica iniziano a chiedersi se tutto quel conformismo è davvero quello che volevano per le loro vite.

Vincitrice di 3 Golden Globes e ben 16 Emmy Awards, la serie li merita tutti.

La sceneggiatura è vorticosa: le gag degli spettacoli di Midge sono davvero esilaranti, ma è ogni singolo dialogo ad essere un fuoco d’artificio di fulminei motti di spirito e battute al vetriolo. Senza respiro, ogni scena è uno scoppiettare di ammiccamenti e doppi sensi, eccezionale se si riesce a seguirlo in lingua originale, ma godibilissimo anche nell’ottimo doppiaggio. Naturalmente il successo della scrittura è supportato dal talento degli attori, tutti adeguatamente ‘in palla’ e credibili nei loro lisciatissimi costumi anni 50/60, vera gioia per gli occhi. Su tutti naturalmente la spumeggiante e premiatissima (due Golden Globe incassati e tre nomination) Rachel Brosnan, costantemente in turbinoso movimento, sia espressivo che fisico, che rende in modo irresistibile la gioia di vivere e la vivacità interiore di un personaggio – per l’epoca – fuori dagli schemi.
Ma azzeccatissimi anche i comprimari, talmente importanti come ruoli che definirli così pare un’offesa. Su tutti Alex Borstein, il cui talento sembra inversamente proporzionale alla minuscola statura (in America è famosa per prestare la voce alla Lois dei Griffin), che interpreta la mascolina, sboccata e invadente manager di Midge. Ma anche Tony Shaloub, già noto per aver interpretato dal 2002 al 2009 il goffo geniale detective Monk protagonista dell’omonima serie, i cui tratti di disordine ossessivo-compulsivo ricordano molto quelli dello ‘schizzato’ Abe Wiseman, coltissimo e confusissimo padre della protagonista: per lui ampio spazio nella seconda stagione, e il suo abbandono della carriera universitaria per un ripensamento etico-esistenziale risulta quasi una sorta di spin-off interno, con diversi spunti surreali che incrementano il tasso comico.

Citazione anche per l’interprete e il personaggio (realmente esistito) di Lenny Bruce (che ha il volto di Luke Kirby), uno dei più famosi stand-up comedian, tra i fondatori di quel genere tuttora così rappresentativo della comicità degli attori anglofoni.
E dunque riassumendo: scrittura serrata ed elegante, interpreti di livello, scenografie e costumi ipnotici, senza dimenticare la regia stessa, che rende le scene delle vere e proprie coreografie, accarezzando i suoi personaggi come in un balletto a volte rarefatto a volte scatenato, il cui apice estetico sono le scene nel grande magazzino in cui Midge si trova a lavorare per un breve periodo.
Aggiungiamo solo in ultimo il nome della creatrice della serie, Amy Sherman-Palladino, la madre di quel fenomeno pop che è l’eternamente giovane Una mamma per amica: i famosi dialoghi ‘a rotta di collo’ di quella serie trovano in questa il loro contenitore ideale, come se col tempo fossero maturati e avessero raggiunto l’equilibrio perfetto.

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