CRASHING (Netflix)
Voto: 9
LE ALTERNATIVE ESISTONO.
SE NON VOLETE CEDERE ALLA RETORICA DEL REVIVAL E ALLA TRAPPOLA DEL VIAGGIO NEL TEMPO, MA VI PIACCIONO LE DINAMICHE FRA COINQUILINI, NOI VI SUGGERIAMO “CRASHING”, LA SERIE TV BRITANNICA IN 6 EPISODI DI CIRCA 25 MINUTI CIASCUNO. UNA SOLA, FOLGORANTE STAGIONE, SCRITTA E INTERPRETATA DA PHOEBE WALLER BRIDGE NEL 2016.
E QUI FERMIAMOCI UN ATTIMO PERCHE’ LA TIPA IN QUESTIONE SE LO MERITA.
Phoebe Waller Bridge è la mente dietro “Fleabag”, la pluripremiata serie in due stagioni che trovate su Amazon. A differenza di “Crashing”, per cui ci accontentiamo di una raccomandazione, quando parliamo di “Fleabag’ siamo più nell’ottica dell’intimazione. Dell’ordine del medico. Almeno se volete stare al passo coi tempi e familiarizzare con un modo di pensare dissacrante e trasgressivo, sensibile e super-super smart. Sennò, guardatevi “Friends” e pazienza.
Phoebe, londinese di Ealing, dall’accento squillante ed eroticissimo, è anche la creatrice di “Killing Eve” (questo lo trovate su Tim Vision, ed è un comedy-drama-spy thriller. Fantastico.), futura co-protagonista del quinto capitolo di Indiana Jones accanto a Harrison Ford e co-sceneggiatrice del prossimo film della saga di James Bond, “No Time to Die”. In pratica sembra che Daniel Craig l’abbia convocata per mettere mano a uno script obsoleto e che faceva acqua da tutte le parti.
Queste sono giusto le brevi note (e le lodi sperticate da parte di un fan accanito) del curriculum di una delle autrici più influenti e anticonvenzionali degli ultimi anni, una spanna sopra la media per humor graffiante, composizione dei dialoghi, contenuto degli stessi, creatività, rivisitazione dei punti fermi dei canoni della commedia e non solo.
E “Crashing” è lo show che l’ha lanciata, prima della consacrazione avvenuta con i titoli precedentemente citati.
Di cosa parla Crashing
Di un gruppo di venti-trentenni di Londra che vivono in un ospedale abbandonato e malmesso come ‘Property Guardians’, cioè in cambio di un affitto ridotto hanno accettato di essere custodi dell’edificio. Una specie di occupazione legalizzata.
Chi sono i personaggi di Crashing
C’è Anthony che lavora in un ristorante dove è vietato l’uso delle posate (lo slogan è: We don’t give a Fork!), e la fidanzata Kate, timida e sessualmente irrigidita, a meno che…
Poi c’è Melody, una pittrice francese sensuale e dal look barricadero che si innamora artisticamente (nel senso che lo trova sexy come musa) del maturo Colin, un uomo disperato perché deve vivere nella stessa casa con la moglie e l’amante della moglie. Melody lo convince ad aggregarsi alla cricca dell’ospedale.
Sam è invece la scheggia impazzita, sempre sopra le righe, arrogante e sfacciato, con un solo pensiero fisso, il sesso. Lo interpreta, con bravura imbarazzante, Jonathan Bailey, volto noto ai fan della serie “Bridgerton”. A lui si contrappone l’introverso Fred, gentile e gay di origini indiane, vittima predestinata delle scorribande e delle provocazioni di Sam.
E infine la vulcanica e sboccata Lulu, interpretata proprio da Phoebe Waller Bridge, amica di vecchia data e forse vecchia fiamma di Anthony. Lulu si presenta in ospedale con zaino ed ukulele, sparigliando carte ed equilibri con le sue domande provocatorie e un atteggiamento malizioso e indiscreto, ma con gli occhi che non mentono sulle sue fragilità e sui suoi sentimenti.
Sì, ma che cos’è Crashing? Perché guardarlo?
Immaginate di partecipare a un progetto Erasmus in quel di Londra ed entrate nelle dinamiche spudorate e promiscue di questo gruppo eterogeneo di ragazzi. “Crashing” è la versione proletaria della sitcom, ambientata in una location inusuale, diversa dal solito appartamento, e senza la schiavitù della punchline, cioè della battuta ironica a effetto, sottolineata dalla risata prestabilita. E non troverete nemmeno la morale edificante sull’amicizia o sull’amore.
Sostenuta dal politicamente scorretto di marca britannica, la serie trova la sua vibrazione nel flusso dei dialoghi espliciti e spiazzanti in cui le aspettative vengono continuamente ribaltate. Dialoghi che a volte si sovrappongono, si spingono dentro a un flusso, tanto da sembrare conversazioni improvvisate. Le domande, le risposte e le battute arrivano a pioggia e lasciano rivoli che a loro volta alimentano l’impertinenza di altre domande scomode, altre battute sfacciate e altre risposte sarcastiche. Humor britannico da strada e senza censura al servizio di situazioni e gag a loro volta suscettibili di capovolgimento improvviso.
Il vero quid della scrittura di Phoebe Waller Bridge sta poi nella complessità che, nonostante il cazzeggio, sbuca fuori dall’anima dei personaggi: una specie di introspezione di riflesso che fa capolino da sguardi e linguaggio del corpo. Con Lulu a fare da specchio e da spugna a tutti i problemi irrisolti di ogni membro della comitiva. Una commedia corale senza un vero protagonista, tuttavia un angolo di proscenio è riservato a ognuno degli ospiti della fatiscente casa-ospedale.
Folle, giovane, fresca e scolpita nel caos, “Crashing” è un avventuroso girotondo sentimentale casalingo (anzi, ospedaliero) all’insegna del sottosopra, frenetica e carnevalesca come un party ben riuscito di cui non vi dimenticherete mai. E in cui si parla e si ride di sesso. Un lasciapassare per dire finalmente addio agli anni Novanta e scoprire il talento purissimo di una grande autrice.