Tutta la città ne parla. E la città non è Parigi, scenario meraviglioso ma quanto mai convenzionale della storia, ma la città globale della comunità virtuale.  “Emily in Paris”, serie tv in (per ora) 10 episodi, prodotta da Netflix e visibile sulla piattaforma dal 2 ottobre, è un titolo tra i più visti, ma soprattutto citati, criticati, hastaggati (lo so, non esiste, ma ci arriveremo) del momento.

E’ la storia di Emily, una giovane social media manager di Chicago che viene mandata a Parigi come consulente di un’azienda di marketing attiva nell’ambito dei marchi di extra-lusso.

Carina ed esuberantissima, la ragazza dovrebbe portare il punto di vista americano – moderno, tecnologico e politicamente ipercorretto – sotto le altissime volte dei palazzi parigini, tra manager e colleghi snob, invidiosi e inequivocabilmente insopportabili.

In una Paris non tanto da cartolina quanto da spot made in USA, la giovane inanella gaffes che si vorrebbero irresistibili e impartisce lezioni ai francesi presuntuosi, lascivi e (sacrilegio!) fumatori.

La serie è creata da Darren Star, già leggendario autore di “Sex and the City”, mito inarrivabile che è richiamato anche dalla costume designer, la stessa Patricia Field che (iper)vestiva Carrie Bradshaw e che a 78 anni pare che abbia perso un po’ di smalto.
Come si diceva, la serie fa parlare di sé,  anche gli Europei a cui non è piaciuto per niente essere ancora ritratti come macchiette. Molto seguita e altrettanto criticata, dunque, tanto da far parlare  di hate-watching, il  fenomeno per cui non riesci a smettere di guardare una cosa, per il piacere finale di commentarla con la massima ferocia.

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Link e Consigli

Per le appassionate di moda che apprezzano lo stile ‘overdressed’ e smaccatamente yes-logo di Emily, da rivedere l’ultima stagione di “Sex and the City”, in cui Carrie segue il ballerino russo di cui si crede innamorata fino nella capitale francese, e confrontare la disinvoltura delle due star nel portare lo stile yankee nella città tempio della moda.

 

Per rivedere la smaliziata città europea con gli occhi davvero ingenui di un’americana di provincia, da recuperare il titolo dei titoli, “Sabrina”, con l’incantevole e indiscutibile Audrey Hepburn.

 

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