CURIOSITA’ E RECORD RIMANGONO IN MENTE PIU’ DELLE LISTE ESAUSTIVE, QUINDI DI SEGUITO PROPONIAMO QUALCHE NUMERO, STATISTICA E PRIMATO DELLA SERATA DEGLI EMMY AWARDS 2021, IL PREMIO CHE QUALCUNO SI OSTINA A CHIAMARE L’OSCAR DELLA TV, SENZA VEDERE CHE EMMY NON HA PIU’ NIENTE DA INVIDIARE A OSCAR
NETFLIX FA IL BOTTO
Nell’edizione 2021 del premio per i prodotti televisivi più prestigioso, Netflix arriva a conquistare nell’insieme 44 riconoscimenti. E’ record, che porta Netflix a diventare la piattaforma/network che ha avuto più premi in una singola edizione in tutta la storia del premio.
Tra le serie della compagnia di Los Gatos (noi che abbiamo confidenza la chiamiamo così) è The Crown a fare il bottino più ricco: gli 8 Emmy della serie sulla casa regnante inglese, arrivata alla quarta stagione, sono infatti quelli più importanti: Miglior Serie Drammatica, Miglior Sceneggiatura a Peter Morgan, Miglior Regia a Jessica Hobbs, e soprattutto premiati gli attori (come già ai Globes); i Migliori Attori Protagonisti Olivia Colman, che su e giù dai palchi delle consegne premi negli ultimi anni sta facendo i chilometri, per il ruolo della regina Elisabetta anni 70/90; Josh O’Connor per quello delicatissimo del Principe Carlo (https://guidatv.it/teniamolo-docchio-anzi-dorecchio/); per i Non Protagonisti la quota Hollywood Gillian Anderson per la sua fantastica (probabilmente adorabile oltre la realtà storica) Margaret Thatcher e Tobias Menzies per aver reso ancora più simpatico il recentemente scomparso Principe Filippo di Edimburgo, marito della regina. Tutto questo profluvio di premi per gli attori è sancito dal premio a Robert Sterne per il Miglior Casting, con encomiabile coerenza.
La regina degli scacchi fa anche di più come numeri, ricevendo ben 11 premi: la storia di un’immaginaria campionessa di scacchi degli anni ’60 vince come Miglior Miniserie, ma gli altri 10 premi sono ‘minori’ (non è elegante dirlo ma si dice lo stesso), e soprattutto delusa è il personaggio dell’anno Ana Taylor Joy, che perde la nomination come miglior attrice in una miniserie a favore di Kate Winslet, effettivamente straordinaria in Mare of Easttown.
STREAMING MON AMOUR
Per la prima volta da quando esistono, sono le piattaforme di streaming a vincere i tre premi più importanti, Miglior Serie Drammatica (The Crown, Netflix), Miglior Miniserie (La regina di scacchi, Netflix), Miglior Comedy (Ted Lasso, Apple Tv). Il record era di un network HBO, nel 2020 con 30 premi. Il futuro è sulle piattaforme, parrebbe (come il passato fu sulle palafitte).
LA PRIMA VOLTA DEL GENDERLESS
Gli attori da quest’anno non sono più actor e actress, ma genericamente PERFORMER. Si è dato rilievo a questa differenza, che non fa altro che sottolineare come i premi siano invece tuttora divisi in maschile e femminile. Una mezza prima volta, secondo noi, anzi: una furbata semi-grammaticale che non sposta niente di una virgola, per ora.
RUPAUL: GIOCO, PARTITA INCONTRO
RuPaul, figura notissima della comunità LGBT+, vince per la sezione reality-show col suo leggendario RuPaul’s Drag Race, gara che incorona la più promettente drag-queen americana. Con il premio di quest’anno, RuPaul arriva a 11 Emmy, diventando l’artista afroamericano ad averne collezionati di più.
LA PRIMA VOLTA DI MICHAELA
Michaela Coel è la prima afroamericana a vincere l’Emmy per la sceneggiatura di una Miniserie Drammatica, I May Destroy You, che affronta l’attualissimo tema del consenso sessuale nelle relazioni del tempo di oggi. La Coel è anche interprete di questa storia che cerca di stabilire il limite (che DEVE essere trovato) tra divertimento, gusto della provocazione, sballo e aggressione sessuale: tema, come dicevamo, caldissimo e dolorosamente attuale.
TANTO RUMORE PER NULLA
Record negativo di quelli per cui non vorresti essere ricordato: la quarta stagione del solitamente premiatissimo The Handmaid’s Tale non ha incassato il premio per nessuna delle ben 21 nomination che aveva ricevuto. La bellissima serie distopica tratta dal romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood detiene proprio quello che potremmo chiamare il record storico della delusione; prima di lei, nel 2012, il leggendario Mad Men aveva avuto 17 nomination e nessun Emmy. Si può sempre migliorare, facendo di peggio s’intende.