Gli esordi nel cabaret con il trio dei Giancattivi, insieme ad Athina Cenci e Alessandro Benvenuti, collocano Francesco Nuti in quella nidiata di attori comici che, partendo dalle tavole del palcoscenico, avrebbero successivamente spiccato il volo verso un cinema d’autore da inserire nell’eredità della Commedia all’italiana. Come Carlo Verdone, Roberto Benigni, Massimo Troisi. Solo che Nuti era un po’ più a ovest, parafrasando “Ad Ovest di Paperino”, il film stralunato e demenziale che girò proprio con i Giancattivi nel 1981, decretando di fatto la fine del sodalizio. Ad ovest. Distante, insomma posizionato altrove, condannato a sentirsi uno ‘che viene da lontano’, a girovagare per il cinema con la giacca sgualcita e una filosofia trasandata. Raccontando inizialmente storie dal taglio vernacolare, in cui la toscanità era un sigillo da apporre su circoscritti manifesti generazionali, da provincia metafisica e retrò. Ragazzo da bar. Ma con il naso all’insù, a fiutare le fragranze di quella che sembrava la sua profumeria preferita, Hollywood.

“Dicono che il mio cinema somigli più a quello americano che a quello italiano. Io amo raccontare delle storie amando il mestiere”.

Voglia di Bogart e di biliardo. “Quando non lavoro gioco a biliardo. E quando lavoro ci penso”. Come nel dittico “Io, Chiara e lo Scuro” e “Casablanca, Casablanca”, il primo diretto da Maurizio Ponzi e il secondo da lui stesso, un debutto promettente nel mezzo dei suoi brucianti anni 80, in cui accumula successi al botteghino e legami amorosi con alcune delle attrici dei suoi film.

Voglia di donne che nella sua testa appaiono alla stregua di femme fatale da (ri)conquistare, coi sui modi incerti da playboy provvisorio e un bagaglio di taglienti massime sulla vita, specie quella sentimentale; massime che rimangono lì, fluttuanti nella loro ironia nebulosa e infantile, per fermarsi nella fossetta sul mento, pronunciate da personaggi resi cinici da una incontenibile immaturità.  Come lo svagato dj nottambulo di “Stregati” che manda in confusione la donna in procinto di sposarsi con un altro. Oppure l’ex galeotto di “Tutta colpa del Paradiso” che rintraccia il figlio mai conosciuto e si infatua della nuova madre adottiva. E poi il rifiuto dell’emancipazione femminile incarnato dal protagonista di “Donne con le gonne”.

Voglia di inquadrature anomale, di angolazioni ricercate, piani-sequenza, carrellate. La macchina da presa preferibilmente in movimento. Dolly e steady-cam. Meglio se di notte. Lusingando le commedie sofisticate made in Usa, personalizzate da un’astrazione clownesca.

Voglia di kolossal all’americana di riletture molto, troppo ambiziose, come “OcchioPinocchio”, il gigantesco flop dalla gestazione burrascosa e dalle costose traversie produttive. Interrotto, smontato, rimontato. Nuti voleva uscire dai confini italici, firmare il capolavoro della maturità. Il suggello da autore. Fu invece la sua ferita artistica più profonda. Il lasciapassare per la depressione. I suoi film successivi, “Il signor Quindicipalle”, “Io amo Andrea” e “Caruso, Zero in condotta” sarebbero da rivalutare per il coraggio che Nuti ebbe di rileggersi. Sbilenchi ma audaci nel tentativo di riprendersi il talento disperso. Di sperimentare sfociando anche nell’autocompiacimento. Lo spaccone che si innamora di una ragazza squillo, i complicati meccanismi di una relazione con una lesbica con desiderio di maternità, il fenomeno delle baby gang dal punto di vista di uno psicologo. I tre film del tramonto prima dell’incidente che ha diviso in due la sua vita.

“La solitudine è il tema portante di tutti i miei film”.

Andando più a fondo, a questa solitudine va messo un accento extra: una sorta di disallineamento esistenziale, di paura dell’abbandono a cui molti dei suoi personaggi reagiscono con una comicità lunare, dove la punchline è inafferrabile, perché non c’è una vera punchline: è il retaggio di un approccio surreale e quindi ondivago, la cui arguzia ti colpisce fuori tempo mentre serpeggia in sottofondo.

Nei suoi film Nuti incarna spesso la figura del partner maschile in affanno, che vuole riguadagnare peso nella bilancia di coppia, che nel frattempo è scoppiata. L’avvio di “Son contento” è una separazione, la donna che vuole andare via, e l’uomo che intende trattenerla. Nel mezzo si tirano le somme, ci si illude o ci si rassegna, con ‘malincomicità’. Più dramedy che comedy. In “Caruso Pascoski (di padre polacco) è lo psicanalista lasciato dalla moglie che si fidanza con uno dei suoi pazienti che secondo lui era un omosessuale latente. La reazione è fatta di gesti dissennati ed esilaranti.

Ma tutte le storie di Nuti sono storie d’amore. “Ho fatto cinema per le donne”, ha dichiarato, e le donne sono state la colonna vertebrale della sua biografia. Storie di guerra dei sessi, ma senza armi letali. Preferiva impennate surreali. La perplessità del maschio confuso. Un regista e sceneggiatore con un’idea epica del cinema e un piglio da fantasista dotato di occhio clinico per l’inquadratura più accattivante. Alla ricerca continua di uno stile definitivo, che lo liberasse da un senso di incompiutezza.  Il tipico atteggiamento di chi uno stile già lo possiede. Incollocabile in una definizione, ma tangibile e riconosciuto dal pubblico.

 

L’ALGORITMO UMANO CONSIGLIA:

I film di e con Francesco Nuti disponibili attualmente in streaming.

 

FRANCESCO NUTI… E VENGO DA LONTANO

(Amazon Prime)

Un documentario corposo e invero spiazzante. Girato nel 2010 si rivolge al pubblico parlando di Francesco Nuti al passato. A 4 anni dal terribile incidente. Sfilano i suoi amici e collaboratori più fidati. Giovanni Veronesi, Alessandro Haber, Maurizio Ponzi. E poi il fratello Giovanni, Carlo Verdone, Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello, Ferzan Ozpetek. Non mancano le donne della sua vita. Un documentario biografico che rintraccia anche interviste di repertorio allo stesso Nuti, e incornicia la carriera, la vita sentimentale, la personalità del cineasta toscano.

AD OVEST DI PAPERINO

(Amazon Prime)

Una giornata inconcludente a Firenze di un Dj, di una pittrice e di un disoccupato.  Tocco surreale e riflessioni amare, scandite da incontri stravaganti. L’esordio davanti alla macchina da presa di Nuti, e approdo al cinema dei Giancattivi. Regia di Alessandro Benvenuti.

MADONNA CHE SILENZIO C’è STASERA

(Amazon, Apple, Chili)

Nella città di Prato, un disoccupato oppresso dalla madre va in cerca di lavoro mentre cerca di riconquistare la sua fidanzata. E intanto vince un concorso canoro, cantando “Puppe a pera”.

IO, CHIARA E LO SCURO

(Apple Tv)

Nella vita di un giovanotto toscano, abile giocatore di biliardo, tanto da sfidare il mitico campione “Lo Scuro”, spunta una sassofonista. Uno scambio di custodie fa il resto. Nuti e Giuliana De Sio premiati con il David di Donatello come migliori attori protagonisti.

SON CONTENTO

(Apple tv)

Lasciato dalla ragazza, un giovane cabarettista si abbrutisce e perde lo smalto sul palco, avanza nel torpore e nella confusione. Fino al riscatto.

CASABLANCA, CASABLANCA

(Apple Tv)

Di fatto il sequel di “Io, Chiara e lo Scuro”. Prima regia per Francesco Nuti. Chiara parte in tournée, lasciando Francesco a struggersi di solitudine e gelosia. Ma un torneo di biliardo in Marocco li riavvicina.

TUTTA COLPA DEL PARADISO

(Infinity)

Un uomo esce dal carcere. La moglie lo ha lasciato mentre il figlio è stato adottato da un’altra coppia che vive in Valle D’Aosta. L’ex galeotto li raggiunge con l’obiettivo di stare vicino al figlio, e intanto si infatua della nuova madre. (Ornella Muti).

STREGATI

(Infinity)

Ancora in coppia con Ornella Muti, Francesco Nuti sposta l’ambientazione a Genova. La love story tra uno speaker radiofonico dalla vita disordinata e una promessa sposa, nel capoluogo ligure per acquistare l’abito nuziale.

WILLY SIGNORI E VENGO DA LONTANO

(Infinity)

Un cronista di nera provoca un incidente in cui perde la vita un uomo. Il senso di colpa lo spinge a occuparsi della fidanzata incinta del defunto. Con Isabella Ferrari e Alessandro Haber. Nuti ritorna a girare anche in Marocco.

CARUSO, ZERO IN CONDOTTA

(Infinity)

Uno psicologo vedovo scopre che la figlia fa parte di una baby gang e deve rimettere in discussione il suo ruolo di genitore e le sue abilità di terapeuta.

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