Su Sky la serie con Lily Rose Depp diretta da Sam Levinson, l’evento più annunciato dell’anno che ‘vi tocca’ vedere.

“The Idol”, programmata da Sky anche nella sua versione originale in contemporanea con gli Stati Uniti, ha tutte le caratteristiche per essere titolare della fastidiosa e abusata definizione di ‘serie evento’. Intanto è stata presentata a Cannes, dove ancora il concetto di selezione vuol dire qualcosa. Intanto ha Sam Levinson come creatore, cosceneggiatore e regista, e Sam Levinson è la mente dietro il successo straordinario di “Euphoria” (leggi la recensione qui), di cui si parla in loop da tre anni. E intanto ha come protagonisti due attori anche loro idoli, pop e social: The Weeknd (nome usato nei giorni feriali: Abel Tesfaye), conosciutissimo musicista autore e cantante  (almeno “Blinding Lights” la sappiamo tutti, dai), già candidato all’Oscar per la colonna sonora di Cinquanta sfumature di grigio, e Lily Rose Depp, che volente o nolente è ricordata prima di tutto per essere la bellissima figlia di Vanessa Paradis e quella star sregolata, incasinata ma indiscussa che è Johnny Depp. Ma soprattutto, “The Idol” si presenta corredata dalle definizioni di ‘scandalosa’ ed ‘estrema’: come “Euphoria”, ma per adulti, per dare la misura del livello di eccessi che appaiono sullo schermo. Presi quindi in considerazione questi dati, appare evidente che chi bazzica la televisione e ama il contenitore attualissimo della miniserie (evento…) non può esimersi dalla visione, quanto meno per avere la sua opinione da condividere all’aperitivo.

Noi abbiamo visto il primo episodio, e, tenendo conto come sempre che con un episodio su sei non si può parlare di giudizio né di recensione, ecco la nostra opinione umanamente algoritmica:

Di che si tratta
Jocelyn è una giovane, talentuosa ma soprattutto sensualissima popstar che, dopo un grave momento di crisi personale (la morte della madre l’ha scaraventata dentro un incubo di depressione che ha cercato di lenire con droghe alcol e sesso sfrenato) tenta di rilanciarsi sul mercato con un nuovo singolo. Mentre gira il video del pezzo, spingendo convinta sull’acceleratore dell’ammiccamento sessuale esplicito, una sua scandalosa foto rubata  – e se avete capito il tipo, per essere scandalosa deve essere proprio molto, molto scandalosa – mette in discussione tutto. Per dimenticare i suoi problemi, Jocelyn va in una discoteca in voga come una comune mortale, e conosce il padrone del locale, tipo interessante, intrigante e affascinante nonostante il nomignolo che lei gli affibbia subito, coda di topo. L’uomo fa breccia nella corazza di indifferenza e apatia sentimentale di Jocelyn, scuotendo le sue non molte certezze e agganciando la sua attenzione e la sua passione.
Da comunicato stampa la domanda a questo punto è: il gorgo di attrazione, sentimento, depravazione e gusti altamente pericolosi dei due riuscirà tirar fuori il meglio dall’identità incasinata di Jocelyn, o la porterà definitivamente sul fondo del baratro?

Satira feroce sul mondo folle della discografia moderna, la serie si focalizza sulle fragilità della protagonista, costretta a portare su spalle gracilissime il peso delle vite e carriere di tanti, troppi personaggi, che dipendono dai suoi umori, dai suoi crolli psicotici, e dalla sua incapacità di continenza sessuale e sentimentale. La figura di Jocelyn è tragica e attraente, catalizza tutta l’attenzione e nonostante lo spaesamento esistenziale che trasmette, anzi grazie a quello, invoglia a proteggerla e difenderla da quelli che il suo successo planetario trasforma quasi inevitabilmente in orrendi sciacalli. Lily Rose Depp è eccezionalmente in parte, quasi verrebbe da dire troppo, come se la giovane ma navigata figlia d’arte fosse lei stessa una persona spaesata e alla deriva: non vi fate ingannare, la Depp, come da DNA paterno, è piuttosto un’ottima attrice.
Come dimostra la prima scena: mentre Jocelyn viene fotografata in primissimo piano, il suo volto cambia impercettibilmente ma convincentemente espressione ad ogni frenetico comando della voce del fotografo “Dammi innocenza, dammi sensualità, più sensualità, dammi dolore, dammi orgasmo”. E’ come se il regista volesse levarsi di torno l’incombenza di dimostrare la bravura della sua protagonista nei primi tre minuti, per poi non tornarci più. Infatti da ora in poi Lily/Jocelyn avrà un registro espressivo solo, quello eccitato/ansioso/strafatto. Come del resto tutta la puntata, che dipinge uno scenario unico, convulso e agitato: ansia, sigarette, glamour a palla, musica, strusciamenti, cocaina, tette o sederi di fuori ma preferibilmente entrambi, sesso, promesse di sesso, autoerotismo e gente chiusa in bagno per non sentirla lamentarsi. E torrida penombra, luci stroboscopiche, liquido seminale sui volti, masturbazioni evidenti ai limiti del porno, percentuale di espressioni volgari che supera quella dei verbi all’indicativo.
Scandalo, avevano annunciato, e scandalo ammanniscono con generosità. Ma, giudicando solo questo primo episodio e senza intenzioni bacchettone, la determinazione a scandalizzare fagocita la storia, indebolendone sia la forza narrativa che l’eventuale messaggio. L’insistenza nel mostrare la deriva della vita e della carriera di Jocelyn per ora ruba attenzione alla sua storia stessa, alle sue motivazioni, alla definizione del personaggio. E l’arrivo sulla scena di The Weeknd, con la sua coda di topo e la sua aria da bravo ragazzo in fondo depravato (o da depravato in fondo bravo ragazzo), non incide fino in fondo (plasticamente: i due si avvicinano quanto più possibile a fare sesso, ma, veramente, non lo fanno).
La conclusione dell’Algoritmo Umano è che vi tocca seguire comunque “The Idol”, costretti dal suo status autoproclamato di evento, dalla qualità comunque ottima della produzione, e dalla umana, sanissima curiosità di capire sti due mezzi scocciati dove vanno a parare, allacciati nel vortice di passione e creatività che li ha fatti avvicinare.

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