Noi lo avevamo detto, che non saremmo voluti essere nei panni di chi doveva scegliere a chi assegnare i Golden Globe quest’anno.
Quest’anno che ha segnato, complici i lockdown e la voglia di intrattenimento casalingo, la grande rivincita della televisione di qualità. E che quindi ha fatto sì che tutte le cinquine di candidature fossero ottime, di livello molto alto, e allo stesso tempo godibilissime per il pubblico. Praticamente tutto da consigliare.
Ma come scegliere l’eccellenza dell’eccellenza? Cosa avremmo fatto noi nei panni dei giurati?

Concordiamo con la scelta di premiare alla grande The Crown sia come miglior serie drammatica che nei suoi eccellenti attori, più Josh O’Connor  e Gillian Anderson (non protagonista) che Emma Corrin però, alla quale avremmo preferito l’umanissima Laura Linney di Ozark.


E se Mark Ruffalo merita senz’altro il premio come miglior attore in una miniserie per l’impegnativo doppio ruolo (e uno di uno schizofrenico: in pratica un’interpretazione molto affollata…) in Un volto, due destini (On Demand di Sky), tra Ana Taylor Joy e Nicole Kidman avremmo avuto davvero difficoltà a scegliere la più brava, la più convincente, la più carismatica.

E così saremmo stati ugualmente in difficoltà anche per giudicare la miglior miniserie tra The Undoing e La regina degli scacchi, a pari merito svettanti sulle altre tre. Sia la giovane portatrice di occhi immensi che la miniserie da lei interpretata l’hanno spuntata alla fine: Ana Taylor Joy e La regina degli scacchi danno infatti (scusate…) scacco matto all’eccellente The Undoing, che, doloroso sottolinearlo per noi che lo abbiamo amato, rimane come si dice a bocca asciutta: 4 nomination, zero premi.
Forse, come avevamo ipotizzato, la ‘freschezza’ della trama della Regina degli scacchi, l’inattesa originalità del tema, l’essere svincolata da regole ‘di genere’ ha fatto prevalere sia la serie nella sua interezza che l’interpretazione molto personale dell’attrice.

Per il resto pochi colpi di scena nelle comedy, con Catherine O’Hara premiata per il suo ruolo sopra le righe e Jason Sudeikis in Ted Lasso, premio a un comico vero che fa ridere per mestiere. Sul versante attori in ruoli di non protagonisti John Boyega impegnato in Small Axe ‘batte’ un Donald Sutherland che spiace non vedere col trofeo tra le mani (ma d’altra parte che se ne fa, un vecchio leone alpha come lui, di un altro globo d’oro?).

Insomma i commenti li avevamo già fatti alle nomination, che quest’anno hanno portato davvero tutti titoli degni di un consiglio dell’algoritmo: per le vittorie, le sconfitte, le soprese dei premi ci verrebbe da dire che, come le miss dei concorsi di bellezza sognano la pace nel mondo, a volte nei premi televisivi internazionali noi sogniamo un ecumenico, politicamente corretto, ultra democratico ex-aequo generale.

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