SI’, STEPHEN KING, OVVIAMENTE. CON L’ESCLUSIVA SU TIM VISION DI “CHAPELWAITE”, LA SERIE TRATTA DA UN RACCONTO DELLO SCRITTORE NATO NEL MAINE E IVI RESIDENTE. E QUESTO E’ IL DOLCETTO. PER LO SCHERZETTO, INVECE, IL NOSTRO ALGORITMO UMANO RACCOMANDA 6 FILM AMBIENTATI NEL MAINE, MA NON ISPIRATI ALLE OPERE DEL RE DEL BRIVIDO. HAPPY HALLOWEEN!
CHAPELWAITE TIM VISION
I fan più accaniti del RE si ricorderanno di “Jerusalem’s Lot”, il delizioso racconto epistolare contenuto nella copiosa raccolta “A volte ritornano”, pubblicata in Italia ad inizio anni 80. Quella storia dalle suggestioni lovecraftiane, a cavalcioni sul soprannaturale, è diventata ora una serie in 10 episodi in esclusiva su Tim Vision (i primi cinque episodi già disponibili dal 26 ottobre, mentre per i restanti cinque va atteso il 2 novembre) con protagonista Adrien Brody. Siamo nel 1850 e il Capitano Boone, rimasto vedovo, abbandona la vita di mare per costruirsi un altro futuro insieme ai tre figli, aggregandosi a una comunità del Maine, Preacher’s Corner, ingolfata non solo da sinistri presagi di sventura ma dagli ottusi pregiudizi dei bigotti abitanti nei confronti dei nuovi arrivati. Niente in confronto alla maledizione che scuote le fondamenta della loro casa. A fare da cerniera c’è l’indagine sulla natura del Male e l’esplorazione degli effetti collaterali del fanatismo religioso. Visivamente esuberante per come torce i canoni dell’horror gotico, “Chapelwaite” si distacca dal racconto originario di cui costituisce un libero adattamento con molte licenze poetiche da parte dei due sceneggiatori Jason Filardi e il suo più famoso fratello Peter che per la tv aveva già pescato dalla torrenziale opera kinghiana adattando “Incubi e deliri” e “Salem’s Lot”.
THE TURNING – LA CASA DEL MALE Amazon
C’è il marchio Dreamworks dietro questo film, ambientato sulle coste del Maine, ma in realtà girato fisicamente in Irlanda. Dreamworks=Steven Spielberg, come quasi tutti sanno. Il regista appare nei panni di produttore esecutivo rovesciando la sua visione dei bambini e degli adolescenti, che non sono i salvatori della patria con la loro industriosa innocenza. Stavolta i due orfani protagonisti del film, sotto l’occhio della nuova insegnante privata che è stata loro assegnata, occultano cupi e sfaccettati segreti, che condividono – o forse no – con la storica governante della tenuta che a sua volta è un covo di strane presenze. Alla sceneggiatura del film ci sono i gemelli Chad e Carey Hayes, già sostanziosamente addentro alla galassia del terrore avendo firmato i primi due capitoli della saga di “The Conjuring”. Occhio alla regia di Floria Sigismondi, poliedrica filmmaker pescarese, autrice di video musicali di assoluta presa visiva. Nella lunghissima lista dei video da lei girati spicca quello con cui ha tradotto in immagini “The Beautiful People” di Marilyn Manson. Ma davanti alla sua macchina da presa hanno recitato e cantato altri pezzi da novanta come David Bowie, Leonard Cohen, Robert Plant e Jimmy Page.
DARK SHADOWS Netflix
Spulciando nel catalogo anni 60 si trova l’omonima soap opera di Dan Curtis che per prima introdusse i fantasmi nei palinsesti diurni della ABC. Intrigati dalla possibilità di rivisitare quel mondo di ombre e ironia, mostri e atmosfere decadenti che popolarono la loro infanzia, Johnny Depp e Tim Burton radunano una squadra formata da Michelle Pfeiffer e Helena Bonham Carter nel cast e dal fedelissimo Danny Elfman alla colonna sonora per immergersi nella storia di Barnabas Collins, una specie di vampiro playboy che risorge dalla tenebre duecento anni dopo essere stato seppellito da una strega e si incontra con i suoi discendenti, molto simili alla più… familiare – per noi – Famiglia Addams. Horror barocco e black comedy, è un film burtoniano doc per come tratta con affetto i suoi personaggi strambi. A “Dark Shadows”, possiamo già affibbiare l’etichetta di classico. Per Halloween è un film perfetto.
IL RESPIRO DEL DIAVOLO Amazon
Il Maine dove respira il diavolo di questo horror è ricoperto di neve che protocolla le impronte dell’ex malavitoso Max Truemont, che avrebbe voluto rifarsi una vita tranquilla, ma il ‘no’ di una banca alla sua richiesta di prestito lo costringe a tornare dall’altra parte della legge, accettando di rapire David, un bambino di 8 anni. Tutt’altro che un bambino normale, perché David possiede poteri macabri ed è più demoniaco di qualsiasi istituto di credito. Educato e ‘a modino’ ma dall’anima perversa, David saprà volgere la situazione a suo favore all’interno di una capanna nei boschi. Consigliato a chi ha amato film come “Omen – il presagio” a cui questo non memorabile horror di Stewart Handler vorrebbe appellarsi per elemosinare il giusto credito fra i preparatissimi fan del genere.
ZOMBIES IN LOVE
(vi postiamo qui il film completo disponibile su YouTube)
Dissacrante ai limiti del demenziale, uno zombie movie che muore e risorge a pochi fotogrammi dal via con la fisionomia della commedia romantica che a Roma chiameremmo ‘caciarona’. Lo segnaliamo sia perché è ambientato a Portland, nel Maine, sia perché ci si può e ci si deve prendere una pausa dai film d’autore. Non prendetelo sul serio, perché è il film stesso a non farlo, vacillando senza pretese sul filo del proprio disequilibrio. La trama vede una giovane coppia che ha passato la notte insieme finire nel mezzo di un’apocalisse zombie, che segue uno spartito stravisto, comprensivo di scene divertenti ‘di pancia’. Talmente di pancia che alla fine, con un’abbondante dose di magnanimità se ne può trarre una parodia del genere di riferimento.
THE UNINVITED Rakuten/Chili/Google
Remake del coreano “Two Sisters” del 2003, “The Uninvited” – realizzato nel 2009 – racconta la storia della giovane Anna: dimessa dall’ospedale psichiatrico, la ragazza scopre che il padre ha instaurato una relazione con un’altra donna. Ad avvertirla che la futura matrigna non è uno stinco di santo sarà il fantasma di sua madre. Una vera e propria visita dall’Aldilà, non indicatissima per una ex degente da manicomio. L’originale coreano è sicuramente migliore e non lo diciamo solamente perché ora vanno di moda i film e le serie coreane, ma perché è più creativo, sfrontato, destabilizzante. E affonda le radici nel folclore del paese di provenienza. Tuttavia “The Uninvited” pur collocandosi nella schiera dei prodotti mainstream riesce ad andare oltre la pigrizia del rifacimento fine a se stesso, uscendo dal gruppone delle Ghost Story con un voto decisamente alto.
THE LIGHTHOUSE Rakuten/Apple/Chili/Amazon
Robert Pattinson e Willem Dafoe sono la coppia che non ti aspetti. Ma è un punto chiave di un horror in bianco e nero, firmato da Robert Eggers, al suo secondo lungometraggio dopo la standing ovation per “The Witch”. Siamo al largo delle coste del New England di fine ‘800, su un’isola remota dove i due ruvidi guardiani del faro attendono che la tempesta si plachi. Nell’attesa, circondati da presunte entità misteriose, comprese sirene e tritoni, cominciano una sorta di viaggio mistico e allucinato. Dopo il suo esordio già diventato modello e culto, Eggers cerca di volare alto, facendo arte attraverso l’horror, maneggiando miti letterari (Lovecraft, Melville) e cinematografici (l’espressionismo tedesco di Murnau e di Lang) e costruendo un impianto visivo che fa dialogare luce e buio con risultati debordanti e avvincenti. Un film che vuole anche essere una prova autocelebrativa di bravura, firmato da un regista che sembra aver già decollato verso il firmamento degi autori.