Cillian Murphy non ha mai nascosto il sentimento viscerale che lo lega a Thomas Shelby, il personaggio principale di “Peaky Blinders”. Sei stagioni per un totale di 36 episodi (da vedere su Netflix) in cui gli occhi glaciali e gli zigomi acuminati di Murphy trafiggono gli scenari fuligginosi dei bassifondi, nella storia di una famiglia di gangster di stanza a Birmingham nel periodo che divide le due guerre mondiali. Un Period-Drama-Crime in cui gli Shelby dettano legge dentro quella spaccatura generata dalla collisione tra un mondo vetusto che sta per sparire e un nuovo ordine, moderno e industriale, in procinto di afferrare le redini. La prospettiva è quella lurida e annerita dei sobborghi. Un regno plumbeo in cui formicolano pestaggi, clan, scommesse clandestine. E tutta un’energia rabbiosa che attraversa le lotte sindacali, i rapporti familiari, gli smottamenti nella classe operaia alienata dentro fabbriche che vomitano fumo inquinante, le privazioni economiche dei lavoratori. Di “Peaky Blinders”, Thomas Shelby ne è il boss, e Cillian Murphy l’iconico volto sotto la visiera di stoffa, nella quale è cucita una lama di rasoio. È il ruolo che ne ha certificato lo statuto di attore risolto e compiuto.

E ora lo splendore di “Oppenheimer”, il biopic-thriller in cui Christopher Nolan lo ha voluto nei panni del padre della bomba atomica. Finalmente protagonista dopo essere stato il caratterista feticcio del regista britannico, che rimase stregato dalla presenza scenica di Murphy nel distopico-apocalittico “28 giorni dopo”. Per la trilogia di Batman, Cillian fu scartato per il ruolo principale dell’Uomo Pipistrello, ma Nolan gli affidò quello dello Spaventapasseri (primo attore ad interpretare un villain Dc Comics per tre volte consecutive). La partnership si è poi ulteriormente allungata con “Inception” e “Dunkirk”, fino al già citato “Oppenheimer” che ha infiammato la movida dei social e ha riacceso i riflettori su tutta la nutrita filmografia di Murphy. Succede spesso che grazie a un personaggio totalmente indovinato, il resto della carriera di un grande attore venga riapprezzata a posteriori. Ripercorrendo la lista dei film dagli anni 90 a oggi, la legge di Cillian Murphy è piuttosto evidente: un attore che con la sola presenza riesce a liberare ogni film dalle catene dell’anonimato. Per magnetismo, carisma, aspetto fisico e metodo. Noi vi proponiamo cinque titoli, per rientrare in confidenza con colui che, previsioni alla mano, si candida a vincere il prossimo Oscar come migliore attore protagonista.

 

THE PARTY

(Amazon Prime, Mubi)

Squisita black comedy britannica dall’assetto teatrale, girata in bianco e nero da Sally Potter, che la fortifica con un’irriverenza pungente, collocandosi in una paradisiaca terra di mezzo fra lo sguardo di Mike Leigh e il tocco magico di Woody Allen. Una festa per celebrare una prestigiosa svolta politica della padrona di casa volge al dramma quando suo marito annuncia di essere malato, aprendo una crepa nell’ensemble dei personaggi. Cillian Murphy è un nervoso tossicodipendente con pistola in tasca, ben inserito in un cast di fuoriclasse come Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Emily Mortimer e Bruno Ganz.

 

I LOVE MOVIES

(Amazon Prime)

Commedia romantica di quelle americane molto disinvolte, sorretta dall’evidente chimica fra i due protagonisti, Cillian Murphy e Lucy Liu, vivaci e luccicanti in ogni scena. La vita di Neil, proprietario di una videoteca e appassionato oratore di cinema, scorre tranquilla, nella monotona osservanza dei tipici ups and downs amorosi ed esistenziali. Finché nel negozio non fa la sua comparsa Violet. Bella e misteriosa come liturgia vuole, la ragazza afferra la routine da divano del cinefilo, la sbriciola e la riplasma in una sceneggiatura che non ha nulla da invidiare agli script dei film veri. Di quelli travolgenti e pericolosi.

BREAKFAST ON PLUTO

(Google Play, Chili)

Un coming-of-age sul tema della sessualità, tratto da un romanzo di Patrick McCabe e diretto da Neil Jordan, autore anche della sceneggiatura. Un giovane irlandese nato da una relazione proibita si accorge di essere cresciuto nel corpo sbagliato. Il gender che gli appartiene è quello femminile che lui ostenta con vestiti appariscenti e sgargiante maquillage. Se ne va a Londra per cercare la madre: scoprirà una verità scomoda sulle sue origini, ma avrà ben chiari i contorni della propria personalità. Ambientato negli anni 60/70 sullo sfondo del conflitto civile irlandese, “Breakfast on Pluto” procede per disordinata inerzia, cercando il capo e la coda a ogni scena. Non il più riuscito dei film di Jordan, che aveva già affrontato un tema analogo ne “La moglie del soldato” (di tutt’altro peso specifico). Sgangherato ma a suo modo intrigante, il film deve all’ascendente di un grandioso Cillian Murphy la percentuale più corposa del suo caotico appeal.

RED LIGHTS

(Raiplay)

Due studiosi del paranormale – Cillian e Sigourney Weaver – vogliono smascherare un chiaroveggente cieco (Robert De Niro), tornato alla ribalta dopo 30 anni promettendo uno show pieno di prodigi soprannaturali, a cui la coppia di esperti vorrebbe dare la definizione giusta, ossia trucchi di un ciarlatano. Tuttavia, gli episodi inspiegabili, e fatali, si susseguono incalzanti sprigionando dubbi nella fortezza inespugnabile del raziocinio. Thriller di media fattura che ripropone la sfida tra scienza e fede in qualcosa che va oltre l’universo del comprensibile, fra realtà e percezione. Atmosfere oscure piuttosto scolastiche nel segno della parapsicologia. Che è come il sesso: raduna audience e dove la metti, sta.

IL VENTO CHE ACCAREZZA L’ERBA

(Amazon Prime, Mubi)

Palma d’oro a Cannes a un ispiratissimo Ken Loach. Una delle vette del cineasta inglese, un dramma storico che si inabissa nell’Irlanda degli anni 20 (del Novecento…). Si seguono le vicende di due fratelli (Cillian Murphy e Patric Delaney) impegnati nella Resistenza contro l’occupazione britannica. Ma le loro strade sono destinate a dividersi. Loach riscostruisce un decennio topico nella storia della Gran Bretagna, spostando il suo sdegno indietro nel tempo, ma conservando il piglio del regista militante e pessimista, con il cuore che batte a favore dei rivoltosi. Come nei suoi film del presente, quelli socio-politico-economici – Loach mette nel mirino le prevaricazioni e le strategie divisive dei malfattori, quelle che finiscono per aprire ferite insanabili all’interno delle comunità, famiglie comprese.

 

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