TEMPLE                                                          (SKY/NOWTV)

LA SERIE CRIME TARGATA SKY ORIGINAL CHE CI CONDUCE NEI CUNICOLI DELLA METROPOLI INGLESE. IL PROTAGONISTA E’ MARK STRONG, UN CHIRURGO CHE USA BISTURI E ANESTETICO PER CURARE PAZIENTI CLANDESTINI IN UNA CLINICA ILLEGALE SOTTERRANEA. AL SUO FIANCO LA CARICE VON HOUTEN DE “IL TRONO DI SPADE”. PER 8 EPISODI CHE VI FARANNO CONOSCERE LONDRA E LA MEDICINA DA UNA PROSPETTIVA INEDITA.

“Men do bad things for love”, ci avverte il trailer di “Temple”. Persino un rinomato e brillante chirurgo come Daniel Milton sfida la legge e fa cose brutte e cattive per questioni d’amore. Ha bisogno di soldi, tanti, per finanziare la ricerca che gli permetta di trovare una cura per sua moglie, in coma a causa di una malattia degenerativa. Con l’aiuto di un amico fidato decide di aprire una clinica clandestina infilandosi nel groviglio di cunicoli sotto la stazione di Temple, servita dalle linee Circle e District, per chi ha familiarità con ‘The Tube’, il nome che i londinesi hanno coniato per la loro metropolitana.

I pazienti? Gente che preferisce non passare per procedure e protocolli del servizio sanitario nazionale. Ognuno di loro ha le sue ragioni poco limpide. Ma è di certo gente con molto da nascondere e che conduce una vita malavitosa o in qualche modo sotterranea. Ma è pur sempre vita, e il dottor Milton è il loro angelo custode a cui rivolgersi. Un angelo custode che pratica la professione in un posto più adiacente ai bui antri dell’inferno, piuttosto che nei puliti e luminosi corridoi del mondo (disinfettato) di sopra. Lontano dai registri ufficiali e dall’intricata burocrazia. Un uomo disposto a sporcarsi di sangue la camicia e la fedina penale pur di raggiungere il suo scopo. Al suo fianco Lee Simmons, un complice scafatissimo, impiegato della rete di trasporti, e l’ex amante Anna Willems, tanto brava quanto riluttante a perseverare in questa connivenza illegale. Sempre sul punto di liberarsi la coscienza da un peso e di abbandonare quel bunker con il suo viavai di criminali bisognosi di interventi chirurgici.

Perché sotto gli incessanti rumori dei treni che scorrono sui binari di “Temple” è questione di business, con valigie piene di soldi di discutibile provenienza e di dilemmi morali da dribblare il più velocemente possibile. Il tutto in un affollarsi di personaggi, di vite private, cospirazioni e un mercato nero di segreti da nascondere. “Temple” è un “E.R.” senza camici griffati né stetoscopi luccicanti; un “Grey’s Anatomy” privato delle carezze politicamente corrette e degli abbracci strappalacrime.

Un Medical Drama (LEGGETE QUI IL NOSTRO SPECIALE) in cui si scende di parecchi metri, si buca lo strato della superficie per entrare in un labirinto clandestino, un dark web di cupe viscere dove il giuramento di Ippocrate è ancora sacro ma si paga con fruscianti sterline: le banconote con l’effigie della Regina Elisabetta, muta testimone di violenze, violazioni e corse contro il tempo condotte al triplo della velocità, in una zona off limits.

Una storia originale? Non proprio, essendo infatti il remake inglesizzato di “Valkyrien”, il noir norvegese del 2017 (il titolo in questo caso è il nome di una stazione della metropolitana di Oslo) creato da Erik Richter Strand.

Nella versione londinese, creata dal drammaturgo irlandese Mark O’Rowe, l’attore chiamato a caricarsi sulle spalle la serie è Mark Strong, recentemente nel cast di “1917” – il film bellico diretto da Sam Mendes – e protagonista di “Deep State”, dove interpreta un agente dei servizi segreti britannici costretto a lasciare la pensione per vendicare la morte del figlio. L’altro nome grosso di “Temple” è l’attrice olandese Carice van Houten, la ieratica sacerdotessa Melisandre de “Il trono di spade”. Segnaliamo anche Wunmi Mosaku: gli habitué delle serie ne ricorderanno il volto grazie a Loki, Lovecraft Country e “Luther”.

“Temple” è un viaggio inconsueto in uno di quegli anfratti di umanità che sappiamo che esistono, anzi temiamo ma al tempo stesso speriamo che esistano. Perché le regole ci mettono al sicuro ma sono la violazione e il tradimento delle regole stesse la cura ricostituente dell’intrattenimento crime, specie se a violarle è un personaggio che in questi mondi ci proviene da intruso. Succedeva una cosa simile al professor Walter White di “Breaking Bad”. “Temple” non raggiungerà gli elevatissimi standard della serie con Bryan Cranston, ma sembra destinata allo stesso target di pubblico.

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