UN ANEDDOTO, UN DOCUMENTARIO E UN FILM. A 60 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA, MARILYN MONROE È ANCORA ARGOMENTO DI CONVERSAZIONE PER CINEFILI, PSICANALISTI E DETECTIVE.

In “Conversazioni con Billy Wilder”, edito da Adelphi, in cui il regista di “A qualcuno piace caldo” e di almeno un’altra dozzina di capolavori rilascia un’intervista fiume a Cameron Crowe, Wilder racconta una storiella divertente su Marilyn Monroe e Arthur Miller. I due si erano appena fidanzati e lui le disse: “Vorrei presentarti a mia madre, possiamo andare a cena da lei, abita nel Bronx”. “Magnifico” rispose Marilyn. La Monroe, Miller e la madre di Miller si ritrovano quindi a cena in un appartamento minuscolo, col bagno e il soggiorno separati da una porta molto sottile. La serata procede a meraviglia e le due donne sembrano intendersi perfettamente. A un certo punto Marilyn si assenta per andare al gabinetto e, siccome le pareti della stanza da bagno sono in pratica di carta, apre tutti i rubinetti per non farsi sentire dal soggiorno. Poi esce dal bagno e la serata continua. Il giorno dopo Arthur Miller chiama la madre per sentire le sue impressioni: “Allora, che te ne pare?” e la madre: “Oh, è dolcissima, una ragazza meravigliosa. Certo, piscia come un cavallo”.

Nello stesso volume, Billy Wilder (che la diresse anche in “Quando la moglie è in vacanza”) definisce la Monroe un enigma, senza possibile soluzione. Croce e delizia di qualsiasi cineasta: “Poteva essere una pazza furiosa o una creatura dolcissima, poteva recitare tre pagine di dialogo senza un solo errore, oppure poteva sbagliare 80 ciak di seguito, dimenticandosi una semplice frase per 80 volte, ma eri sicuro che all’81esimo ciak sarebbe stata strepitosa”. E riguardo al carisma aggiunge: “Nelle foto, chiunque le si trovi accanto sembra un animaletto notturno abbagliato dai fari”.

Entrando nello specifico cinematografico, sempre secondo Wilder – che con Marilyn ebbe un rapporto di odio amore – la Monroe interpretava la volgarità con grande eleganza ed era una straordinaria attrice comica, talento allo stato puro.

In oltre 60 anni, tuttavia, lo specifico cinematografico di Marilyn Monroe è stato surclassato dai retroscena sulla sua morte; la sua arte recitativa è ormai solamente una delle numerose tessere che vanno a comporre un’immagine mitologica saturata dalle citazioni, dal gossip sulle sue relazioni etero e omosessuali, dalle gocce di Chanel n° 5. E poi le pillole, le nevrosi, “Candle in the Wind” di Elton John, le serigrafie di Andy Warhol e naturalmente la gonna bianca plissettata, sollevata dal vento, davanti allo sguardo inebetito di Tom Ewell, che nel caso in questione fa la parte dell’animaletto abbagliato dai fari.

Insomma quando si parla di Marilyn Monroe l’attenzione è più focalizzata, metaforicamente, su quanto possa essere accaduto in quel bagno, a casa della madre di Miller nel Bronx: cioè, se veramente lei pisciasse come un cavallo o se il rumore fosse esclusivamente dovuto all’apertura dei rubinetti. Da 60 anni la narrativa su Marilyn Monroe corrisponde a una caccia alla combinazione di una cassaforte. Una storiografia extralarge dove i documenti attendibili sono rilegati insieme a quelli che sono frutto di forzature o immaginazione.

Ne sia la prova il fatto che in occasione del sessantesimo anniversario della sua scomparsa, nessun gigante dell’intrattenimento domestico metta a disposizione la visione di uno dei suoi film per chi abbia un abbonamento flat. Su Amazon, ma al prezzo di 3.99 euro, è possibile scegliere una delle seguenti pellicole: “Gli uomini preferiscono le bionde”, “A qualcuno piace caldo”, “Quando la moglie è in vacanza”, “Niagara”, “La magnifica preda”, “Giungla d’asfalto”, “La tua bocca brucia”, “Fermata d’autobus”, “Gli spostati” e “Il magnifico scherzo”. Sono tutti imperdibili, davvero, per cui se vi va di spendere una cifra extra, oltre a quella che spendete per l’abbonamento, potete serenamente selezionarne uno a caso, sicuri di arricchire il vostro curriculum alla voce ‘Hollywood classica’.

In alternativa, se preferite sentir parlare di Marilyn Monroe, vi proponiamo “I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti”. Il titolo del documentario, disponibile su Netflix, è già tutto un programma, e si propone di captare, carpire, capire cosa sia mai successo la notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962, trattando con solenne morbosità la morte della Monroe, con gli stessi toni con cui si indaga sull’assassinio di John F. Kennedy, intrufolandosi nelle ipotesi e nelle circostanze di una morte prematura per ricomporre un quadro in effetti non ricomponibile. A meno che lo scopo non sia calcare ulteriormente l’alone di mistero.

Sul versante fiction, invece, Sky e su Tim Vision propongono il film “Marilyn”, datato 2011 e interpretato da Michelle Williams, premiata con il Golden Globe, stella di un cast in cui svettano anche Eddie Redmayne, Kenneth Branagh, Judi Dench ed Emma Watson.

Il film di Simon Curtis ripercorre quanto successe in Gran Bretagna, nell’estate del 1956, sul set de “Il principe e la ballerina”, dove il giovane assistente alla regia Colin Clark si innamorò di Marilyn e ne divenne il confidente personale.

La pellicola regala un’accurata e scrupolosa ricostruzione d’epoca, oltre a sottolineare molti lati risaputi della personalità della Monroe: donna dalla routine mentale fragile e complessa, bambina smarrita, femme fatale spezzacuori. Una persona in balia di una tempesta di sentimenti ambivalenti.

Molto calcolato e senza la velleità di raccontare verità d’acciaio, il film è basato sui diari di Colin Clark, quindi il materiale di partenza (e di arrivo) è onestamente soggettivo. La lettura interessante è che all’interno del racconto lo sguardo appartiene proprio a Clark. Noi vediamo Marilyn con i suoi occhi. E lui finisce per essere una sorta di alter ego dello spettatore, uno spettatore a caso che si ritrova nel circolo vizioso di un fan inesperto innamorato di una dea, e a svolgere il ruolo di interlocutore intimo non di un’attrice qualunque, ma di una star planetaria, la fata bionda di una fiaba inafferrabile, copia conforme di una vita luminosa, ma in cui le ombre e gli offuscamenti sono tanto accecanti quanto gli scintillii.

 

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