In occasione della 76esima edizione del Festival di Cannes vi parliamo di 5 film che sono stati premiati nel 2022. Se è vero che il miglior cinema d’autore viaggia spesso in Costa Azzurra, queste opere davvero notevoli sono una mini raccolta da non lasciarsi sfuggire.

TRIANGLE OF SADNESS

(Mediaset Infinity, Google Play, Apple Tv, Rakuten, Chili)

Una satira crudele del mondo di oggi pennellata con umorismo nero e guarnita dalle incisioni tipiche della tragicommedia. Nel 2022 lo svedese Ruben Ostlund (che nell’edizione 2023 sarà presidente della giuria) si aggiudica un’altra Palma d’oro cinque anni dopo “The Square”, a dimostrazione di un fil rouge che lega la sua visione del cinema alla kermesse della Costa Azzurra. Diviso in tre parti, il film segue una coppia di modelli che viene invitata a una crociera di lusso su uno yacht. In seguito a una tempesta e a un attacco di pirati, l’imbarcazione naufraga su un’isola, costringendo equipaggio e passeggeri a una lotta per la sopravvivenza dove le gerarchie si ribaltano. Ostlund prende la mira e colpisce con irriverenza i nuovi ricchi, gli influencer, le convinzioni farneticanti e le sovrastrutture prepotenti di questo momento storico. Scritto fuori dai denti, scova le stronzate di cui molta gente si riempie la ‘mindset’ e le mette alla berlina. Lo fa con la spavalderia e la faccia tosta di Bunuel, da cui pesca la predilezione per le venature grottesche.

LE OTTO MONTAGNE

(Sky/Now)

L’adattamento dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti vincitore del Premio Strega. Lo prendono in gestione due registi dal cognome complicato, la coppia belga formata da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che a Cannes si aggiudicano il Premio Speciale della Giuria. È una storia di amicizia virile che sembra un’epopea. Da una parte Bruno, ultimo figlio di un remoto villaggio nelle Alpi della Valle D’Aosta. Dall’altra il coetaneo milanese Pietro, che in quel luogo incastonato ai piedi del Monte Rosa ci va per passare le vacanze estive. Per poi andarsene e tornare ancora. Un’amicizia nata durante l’infanzia e che prosegue fino e oltre la vita adulta. Un uomo che rimane, un altro che gira il mondo. Scelte di vita, di bambini diventati adulti e alle prese con i retaggi paterni da cui liberarsi. Di scalate fisiche e psicologiche, di simboli e grandi spazi aperti. Stroncato da alcuni (il New York Times), amato da altri, premiato anche con 4 David di Donatello qui in patria, “Le otto montagne” è un film controverso che in ogni inquadratura si misura con la distanza che c’è fra gli occhi di chi guarda e la maestosità della montagna. E con il paradosso di quanto sia arduo afferrare tutti i contorni e le declinazioni della montagna, intesa non solo come luogo fisico, fuori dal perimetro della carta stampata. I protagonisti sono Luca Marinelli e Alessandro Borghi: due assi di briscola del nostro cinema contemporaneo.

LE BUONE STELLE – BROKER

(Now e su Sky dal 17 maggio)

Già Palma d’oro a Cannes nel 2018 con “Un affare di famiglia”, il cineasta giapponese Hirokazu Kore-eda incanta di nuovo la croisette con questo road movie sui generis, con il protagonista di “Parasite” Song Kang-ho, che con questa sua interpretazione a Cannes 2022 ha vinto il premio come miglior attore. Il tema della famiglia ritorna ancora, attraverso la vicissitudini di due soci impegnati in una inedita forma di contrabbando: prelevano i bambini lasciati in forma anonima in una ‘baby box’ da quei genitori in difficoltà che non vogliono o possono tenerli con sé, e si mettono alla ricerca di affidabili genitori adottivi, naturalmente in cambio di denaro. Un’attività illecita mascherata da opera buona che imbocca una traiettoria inedita quando la giovane madre di un neonato si unisce ai due trafficanti. Durante il viaggio il gruppo finisce per assumere i connotati di una famiglia allargata, mentre una coppia di poliziotte in borghese, che indaga su un omicidio, segue le loro tracce. Per raccontare questa storia, il cosmopolita Kore-eda si trasferisce in Corea ma non perde la sua mano leggera, l’umorismo tenero, l’amore per le figure solitarie che nella società ci si collocano di traverso. Non perde soprattutto la necessità di indagare sulla complessità della definizione di famiglia, mettendo sul tavolo più domande che facili risposte.

TORI E LOKITA

(Now e su Sky dal 21 maggio)

I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne meriterebbero un monumento alla militanza, all’insistenza con cui esplorano le pieghe più stropicciate della società, sempre coerenti con la loro scelta stilistica di pedinatori da cinema-verité, sebbene ormai meno granitico rispetto a “Rosetta”. Ora è più morbido e aggiornato ai tempi che corrono. Ma nemmeno un passo indietro sui temi scomodi. A Cannes 2022 vincono il premio speciale per la 75esima edizione del festival con la storia di due giovanissimi immigrati africani che vivono di espedienti in una città belga, dove sono arrivati passando per l’Italia. Lokita è una sedicenne camerunense, Tori un bambino di 11 proveniente dal Benin. Si conoscono sul barcone, l’amicizia si irrobustisce nei centri di prima accoglienza. La loro avventura di migranti li ha resi fratelli di fatto, ed è così che si presentano agli altri. Perché la fratellanza fra Tori e Lokita esiste e va oltre i legami di sangue. Un messaggio semplice ed enorme. Ma non è sufficiente secondo la legge belga ad ottenere i documenti necessari per vivere serenamente. Tori e Lokita sgomitano nel dedalo di un contesto sociale che i Dardenne fotografano dal basso della microcriminalità, dentro un sistema che riserva ai migranti una quotidianità fatta di aguzzini e circoli viziosi, di colloqui che sembrano interrogatori. Una storia il cui muro maestro è la tensione alla fuga, non solamente quella dal paese d’origine, ma anche fuga dalla condizione marginale ed emarginata dei richiedenti asilo, una trappola in cui la libertà è più un’idea vaga e difficoltosa che una prospettiva tangibile.

DECISION TO LEAVE

(Now e su Sky dal 23 maggio)

Per dare un’idea del bellissimo film con cui il coreano Park Chan-wook ha conquistato il premio per la miglior regia, prendiamo come punti di riferimento “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock e “In the Mood for Love” di Wong Kar-wai. Li lasciamo lì come delicatissimi termini di paragone e ci buttiamo a capofitto in un impasto filmico traboccante di non detto, un noir rarefatto e ambiguo, con al centro un’indagine che diventa passione dirompente. Chiamato a scoprire il mistero di un uomo precipitato da una montagna, un detective si innamora perdutamente della moglie della vittima, una donna sfuggente e abile nell’arte della manipolazione. Che forse è l’assassina. Sicuramente è una femme fatale. Un poliziesco romantico ed esistenziale che dilata gli spazi e i silenzi fra i personaggi, infila le emozioni sotto traccia, causando una sensazione di vertigine hitchcockiana e una raffinata danza di sentimenti inafferrabili come appunto avviene in “In the Mood for Love”. Forse il film più bello del 2022 insieme a “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson.

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