Tre film candidati agli Oscar 2023, un horror che porta il marchio della famiglia King e il road movie ‘cannibale’ con cui Luca Guadagnino ha vinto il Leone d’Argento per la miglior regia al Festival di Venezia. Ecco i 5 imperdibili in onda su Sky e Now a Marzo.

ELVIS

Dal 13 marzo

Se c’è un merito che va riconosciuto a Baz Luhrmann è l’estro con cui mette a misura personaggi e storie smisurate. Pensiamo alla sua rilettura dello shakesperiano Romeo e Giulietta o il confronto con un monumento della letteratura americana come Il Grande Gatsby. Baz Luhrmann, quello di Moulin Rouge!, il film sovraccarico di energia che faceva ingoiare al musical classico un dizionario pop lungo 60 anni. A Luhrmann piacciono i patrimoni estesi. Come Elvis Presley, il Re del Rock and roll, personaggio sconfinato partorito dal paese della frontiera perpetua. Luhrmann lo racconta attraverso il complicato rapporto con il suo manager, il ‘cattivo’ Colonnello Tom Parker (lo interpreta Tom Hanks) sullo sfondo dell’America compresa tra gli anni 50 e gli anni 70. Premiato con il Golden Globe al miglior protagonista, il mimetico Austin Butler, il film – che ha raccolto 8 nomination agli Oscar – non parla solo di Elvis e della musica, ma di perdita dell’innocenza, di integrazione, di una nazione fondata sulle contraddizioni. Un film-pellegrinaggio fiammeggiante che racconta il paradosso di un eroe immenso, stregato in gioventù dalle proibite pulsioni sanguigne della musica del diavolo per finire vita e carriera come un crooner mondial-popolare amato dalle famiglie.

LIVING

Dal 4 marzo

 

 

Non capita spesso di trovare la firma di un Premio Nobel sulla sceneggiatura di un film. Ma non è di certo la prima volta per il giapponese Kazuo Ishiguro, di cui ricordiamo ad esempio La contessa bianca di James Ivory (lo stesso Ivory adattò nel 1993 il romanzo di Ishiguro, “Quel che resta del giorno“). A proposito di maestri “Living” è il remake di “Vivere” che Akira Kurosawa consegnò al mondo nel 1952, considerato uno dei suoi capolavori. E che a sua volta era ispirato a una novella di Tolstoj, “La morte di Ivan Il’ic”. Una lista di giganti da far impallidire l’olimpo degli déi fa da solida base alla storia di un burocrate londinese, il Signor Williams, stravolto dalla scoperta di essere malato terminale. In cerca di riscatto, di un senso da dare alla coda mozzata della sua esistenza, Williams spende le sue energie per regalare alla comunità un parco giochi per bambini. Uno sforzo supremo per togliere l’ombra dell’inutilità che la lunga e oppressiva routine da ufficio ha accostato alla sua vita. Oltre a Ishiguro, candidato agli Oscar per la sceneggiatura, è il protagonista Bill Nighy l’altro candidato alla statuetta in un ruolo che ruba l’occhio e il cuore. Un film rispettoso del capolavoro che lo ha preceduto, capace di riraccontare la storia di un segno, quello che lasciamo vivendo.

CLOSE

Dal 9 marzo

 

 

Presente nella cinquina di opere candidate all’Oscar per il miglior film internazionale, Close ha già vinto il Grand Prix Speciale dalla Giuria al Festival di Cannes. Un distintivo d’autore appeso al petto del regista belga Lukas Dhont, già premiato a Cannes con Girl, il suo lungometraggio d’esordio. Se quest’ultimo era il racconto di formazione di una ballerina transessuale, “Close” ripropone i termini della questione trattando il tema del coming out in quel luogo da cuore in gola che è l’adolescenza. I tredicenni Leo e Rémi sono amici inseparabili, compagni di classe, di estate e di giochi. Una simbiosi totale che viene spezzata da un fraintendimento, da una domanda scomoda. Che cambia il corso delle loro vite. Le ferite nell’anima si infiammano, sono inopportune, innescano dubbi e costringono i due ragazzini a interrogarsi sulla mascolinità, l’amicizia, l’intimità, il peso dei gesti, delle parole e delle emozioni spontanee.

BLACK PHONE

Dal 16 marzo

C’è il Dna del Re in questo horror targato Blumhouse e diretto da Scott Derrickson, reduce dalla regia di Doctor Strange e già avvezzo all’horror con Sinister. Il racconto di partenza è infatti firmato da Joe Hill, figlio di Stephen King. Lo spunto della storia è kinghiano purissimo: il piccolo Finney viene rinchiuso in uno scantinato insonorizzato dal Rapace, un serial killer di bambini, dietro la cui maschera si trova il volto di Ethan Hawke. Mentre fuori dal seminterrato la sorella chiaroveggente cerca di rintracciarlo, Finney scopre che un vecchio telefono, nero e apparentemente scollegato, riesce a dargli la possibilità di mettersi in contatto con gli spiriti delle precedenti vittime. Black Phone è un horror minimalista e virato in seppia, girato quasi tutto in interni, che si adagia e dondola dentro la culla degli anni ’70, un luogo-museo che ogni fan del genere ha visitato almeno una volta. E racconta dall’ennesima prospettiva la lotta dei bambini contro un mondo infestato dagli ‘IT’.

BONES AND ALL

Dal 27 marzo

Chiamiamoli con il loro nome: cannibali. Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) si aggiungono alla collezione di personaggi indaffarati a fare i conti con l’accettazione della propria identità, mutandone l’accezione di condanna. Un tema ricorrente nella filmografia di Guadagnino, da Melissa P., passando per le streghe nel remake di Suspiria e gli adolescenti di We Are Who We Are. Tratto dal romanzo di Camille DeAngelis , Bones and All è un road movie (+ teen horror drama) imperniato sulla fisicità dei corpi, che gironzolano nel Midwest americano degli anni 80 in balìa degli istinti primordiali; due giovani protagonisti ‘affamati’ dalla necessità di creare un legame con i loro simili. Il paesaggio esterno, sterminato ma opprimente e oscuro, rispecchia il luogo interno, l’anima scorticata dall’inquietudine. Due giovani cannibali la cui primaria necessità sembra essere quella di dare un nome e un indirizzo al loro nomadismo interiore, renderlo domestico per recintarlo e, appunto, accettarlo. Per smettere di fuggire dal masochismo della repressione. Siamo quel che siamo.

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