Dubbi irrisolti, curiosità e verità mai dette sulla serie più chiacchierata del 2021: da leggere solo dopo aver visto l’ultima puntata.

 

Il bacio in ascensore

Nel tripudio di retroscena svelati in 6 ore, nessuno scoprirà mai il bacio fra Elena e Grace, con quest’ultima fedele al segreto professionale soprattutto nei riguardi di se stessa. Un momento di intimità all’oscuro di detective, avvocati e amiche del cuore ma a beneficio dello spettatore privilegiato. Nella trilogia delle scene chiave del primo episodio, il bacio in ascensore segue l’allattamento alla riunione delle mamme e la spudorata apparizione nuda di Elena nello spogliatoio davanti a Grace (che è comunque sexy anche da vestita). La prorompente femminilità latina di Elena (che è sexy sia nuda che vestita) al cospetto del contegno psicologico della benestante terapeuta dell’Upper West Side. Ma siccome all’inconscio non si comanda, nella notte dell’omicidio, Grace si avventura dalle parti del luogo del delitto. Una passeggiata alla ricerca dell’intrigo amoroso lesbico che solamente la morte della ragazza sembra aver arginato. A quando un reboot di “The Undoing” con scene di sesso fra Nicole e Matilda? E il dettagliato ritratto della rossa Grace è stato fatto a memoria dall’ossessiva Elena? Chi non ha pensato a un sopralluogo interessato da parte di Grace avvenuto fra la serata dagli Spencer e il momento dell’assassinio?

Ps. La regista Susanne Bier ha chiesto all’artista Lily Morris di dipingere il ritratto di Nicole Kidman/Grace chiedendole di raffigurarla come una donna oggetto di ossessione. Le altre opere della Morris le trovate qui: lily-morris.com

 

Il martello insanguinato

Il piccolo Henry scopre l’arma del delitto nel camino esterno della casa al mare. Per occultare la prova insanguinata e schiacciante della colpevolezza del padre, dichiara di aver inserito per ben due volte il martello nella lavastoviglie per poi nasconderlo nella custodia del violino. Grace, grande scrutatrice del meandri mentali altrui, non solo non si accorge di avere sposato un sociopatico, ma si lascia pure spicciare casa da un bambino. Che Henry abbia effettivamente lavato per due volte il martello di nascosto dalla madre è plausibile ma improbabile.

 

Tale madre, tale figlio

Figlio sociopatico, mamma ‘Grammar Nazi’. Nel quinto episodio Grace riesce finalmente a parlare via skype con l’inglesissima madre di Jonathan per chiarire il macabro episodio di cui Jonathan fu protagonista in passato. Nel corso della conversazione l’anziana Janet corregge la grammatica di Grace. Nella versione italiana Grace dice: “Nessuno di noi STA in gran forma”, al ché la britannica suocera la bacchetta affermando che sarebbe più corretto dire: “Nessuno di noi E’ in forma. Si dice essere in forma non: stare in forma! Il verbo è essere!” (per gli ossessivo compulsivi, ecco il link relativo alla correzione nella versione inglese:

Janet: How is he? I can’t imagine well.

Grace: No. None of us are doing great.

Janet: “Is.”

Grace: I’m sorry?

Janet: “None of us is doing great.” “None” is a contraction of “not one.” It’s singular. The verb is singular.

Grace incassa il colpo con l’aplomb di una nobildonna imbottita di Valium e prosegue la sua ricerca della verità in una delle scene clou della serie, mettendo a registro che la sociopatia del marito ha avuto delle solide basi in cui fermentare, se la madre – con un figlio colpevole di aver preso a martellate una donna devastandole il volto – preferisce puntualizzare su un presunto errore grammaticale.

 

La sindrome di Sutherland – Parte 1

Se vi trovate a New York e volete incontrare Donald Sutherland, andate al museo Frick Collection (1 East 70th Street, tra la Madison e Fifth Avenue) e lo troverete seduto a contemplare i dipinti di Turner ragionando sulle umane cose. Nello specifico, come fa a ritrovarsi con un genero stronzo (citazione dell’avvocato difensore) e omicida, una stilosa figlia terapeuta che non distinguerebbe il complesso di Edipo da un cappotto di cachemire, un nipote in divisa che nasconde le armi del delitto nella custodia del violino e, soprattutto, di come sia facile tirare fuori sull’unghia 2 milioni di dollari cash ‘a babbo morto’ (per sua fortuna non lui) per far scarcerare il suddetto genero assatanato.

Ps. La Frick Collection ci avverte che dal 2021 riaprirà nella vecchia sede del Whitney Museum al 945 di Madison Avenue. Se incontrate Sutherland chiedetegli che lavoro faccia per essere così ricco sfondato.

Ps 2: ecco i link ai quadri: frick.org/exhibitions/turner/59 + .frick.org/exhibitions/turner/60

 

La sindrome di Sutherland – Parte 2

Impassibile, saggio e pacato come un mafioso di altri tempi (ogni suggerimento è puramente casuale…) il Franklin Reinhardt interpretato da Donald Sutherland perde le staffe solamente quando scopre che il genero stronzo si è accoppiato ripetutamente con la povera Elena nella casa di famiglia al mare. Da quanto si apprende nel corso di una confessione fatta a Grace (NB: i ricchi si fanno le confessioni mentre giocano a scacchi oppure seduti al pianoforte a strimpellare Schubert), la villa dovrebbe essere stata anche la sua alcova clandestina preferita alle spalle di moglie e figlia (parliamo sempre della terapeuta super radical chic che non si accorge di nulla). Davanti a tale violazione del suo campo da gioco preferito, Franklin, geloso dell’esclusività, vorrebbe mettere le mani addosso al sacrilego Jonathan. Meglio chiarire che la casa sulla spiaggia è territorio tutt’altro che incontaminato e potete organizzare anche voi un weekend di rovente passione andando su AirBnB a questo indirizzo: airbnb.it

Regole della casa: non sfruculiate nel camino esterno, non usate la lavastoviglie. Vietati i martelli.

 

Avvocati a New York.

L’avvocato d’ufficio assegnato inizialmente a Jonathan ha l’acume di un leguleio della bassa padana col raffreddore: quando Grace lo convoca nel solito pub (untappedcities.com dove nessuno ordina mai nient’altro che ‘un po’ di privacy’) e gli domanda il suo spassionato parere di esperto chiedendo ‘secondo lei mio marito è capace di massacrare a martellate una donna?’ lui ci pensa un po’ su e poi dà il suo illuminato verdetto “Confermo che è uno stronzo, ma non un assassino”. A cose fatte, si dimostra che l’avvocato d’ufficio, maschio e bianco, è un povero ingenuo con nessun intuito professionale. L’avvocatessa che il padre di Grace sceglie per la difesa, invece, la tostissima Haley Fitzgerald, ha tutte le armi e le competenze per essere, come è, la migliore della città. Analisi psicologica della giuria attraverso la tecnologia (tramite i social il suo team scandaglia la vita di ogni giurato per capire a chi andranno le sue simpatie in aula), uso spregiudicato dei media (intervista di Jonathan) e dei testimoni alla sbarra (il povero figlio decenne della vittima), nessunissima remora etica a difendere un assassino e soprattutto a occultare una prova decisiva a suo carico (il famoso e molto pulito martello da massacro). L’avvocato che arriva più vicino a vincere la causa del decennio è donna e di colore, nel più adeguato e dimostrativo dei cliché politicamente corretti. Sembra quasi che alla HBO si siano detti “mettiamo tutto quello che c’è in un personaggio solo così risparmiamo energie”.

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