Con un teaser poster che contiene tutte le informazioni salienti, Netflix ha annunciato “Wednesday”, la serie tv in live action composta da 8 episodi, dedicati alla bambina terribile della Famiglia Addams.

Il regista sarà Tim Burton, pronto quindi ad arricchire il suo parterre di outsider con una storia di formazione a tinte black che vede la rampolla degli Addams nelle vesti di studentessa alle prese con professori e compagni della Nevermore Academy. La sceneggiatura è affidata agli autori di “Smallville”, Al Gough e Miles Millar. Netflix si occupa esclusivamente della distribuzione, mentre la produzione rimane saldamente nelle mani della MGM/United Artist. Si tratta dell’esordio assoluto per Tim Burton nel mondo delle serie tv.

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In attesa di assistere ai misteri e alle indagini della giovanissima Mercoledì, il nostro algoritmo umano consiglia altri giganti del cinema che sono stati stregati dal canto ammaliante delle serie tv.

 

WOODY ALLEN – CRISIS IN SIX SCENES (Amazon)
Voto 6.5

Il regista newyorkese firma sei episodi ambientati nei turbolenti anni 60: la vita borghese della famiglia Munsinger viene messa a soqquadro dall’arrivo di una militante politica che ha la verve e i capelli biondi di Miley Cyrus. Con una latitante nascosta al piano di sopra, i Munsinger passeranno dall’essere pigri testimoni televisivi degli avvenimenti cruciali dell’epoca a protagonisti in zona pericolo. Woody ‘allenizza’ il formato serie tv, lo piega ai suoi tempi e alle sue esigenze, non cerca né lo scoop né il matchpoint. Però si rimette in gioco come attore dopo qualche anno di autoesilio in un breve arco narrativo in cui si diverte a fare il verso a se stesso. Non mancano le battute sofisticate ed esilaranti che confermano il suo standard elevatissimo in quanto a ironia, cinismo e approccio fatalista. E il personaggio della Cyrus è l’asso nella manica.

 

MARTIN SCORSESE – BOARDWALK EMPIRE (Now Tv)
Voto 9

VINYL (Nowtv/Sky go)
Voto 8

Due grandi serie dal destino opposto. In comune la grande accuratezza storica a filologica perché quando Scorsese scende in campo le cose si fanno per bene. “Boardwalk Empire – L’impero del crimine” (in cui Scorsese è regista dell’episodio pilota e produttore della serie insieme a Mark Wahlberg) in 5 stagioni ci porta in casa tutte le contraddizioni del Proibizionismo, le ascese e le cadute di personaggi di un’epoca che lacerò il tessuto sociale americano. Sul trono di questo superlativo regno in cui drama, crime e thriller si rincorrono siede Steve Buscemi nei panni di Nucky Thompson, sovrano della malavita di Atlantic City. Un’epopea coi fiocchi capace di moltiplicare conflitti interiori e rilanciare ogni puntata con colpi di scena. Uno dei migliori prodotti mai girati dall’esplosione della ‘moda’ delle serie tv.

Discorso diverso per “Vinyl”, chiusa dalla HBO dopo una sola stagione. Peccato. Prodotta da Scorsese (regista anche qui del pilot) insieme a Mick Jagger, racconta la scalpitante industria musicale nella New York degli anni ’70 alla cui porta sta bussando robustamente il punk. Non una semplice serie, ma un film lungo dieci puntate, dal respiro cinematografico e in cui la regia sciorina tocchi di classe. La qualità della colonna sonora la potete immaginare, se siete amanti di quella cosa che non muore mai, ossia il rock. Il punto di vista è quello di Richie Finestra (Bobby Cannavale), presidente di un’etichetta discografica. La sua crisi personale e professionale è l’interruttore che accende la luce sulle retrovie e i retrobottega di una Grande Mela presa a mozzichi da artisti di ogni calibro ed estro. Una serie che dà lustro alla parola vintage, curata nei minimi dettagli, forse penalizzata da una narrazione più ragionata della media. Non un fast food ma un’abbuffata da godersi pietanza dopo pietanza.

SPIKE LEE – SHE’S GOTTA HAVE IT (Netflix)
Voto 7

Spike Lee ripesca il suo esordio cinematografico del 1986 (“Lola Darling”, che potete vedere su Netflix) e ne fa una serie tv in due stagioni mantenendo lo spartito: la vita di una giovane ed emancipata artista afroamericana sulla cui agenda ci sono tre amanti, molti amici e un remainder sottolineato in rosso: non rinunciare mai alla propria libertà. Ambientata ai giorni nostri, nel brulichio del quartiere di Forte Greene, a Brooklyn, fra hipster e comunità black, seguiamo le avventure di una donna che abiura gli stereotipi, sebbene gli uomini con cui si strofina fra le lenzuola lo siano, e cerca di vendere i suoi quadri vivendo alla giornata. Nessuna esclusività per la Darling, né professionale né sentimentale, per un comedy/drama dal taglio femminista che accontenta i tifosi dello stile visivo tipico di Spike Lee, anche se lucidato rispetto al grezzo bianco e nero del lungometraggio degli anni 80.

 

SORELLE WACHOWSKI – SENSE8 (Netflix)
Voto 8

Lana (nata come Larry) e Lilly (nata come Andy) sono le sorelle Wachowski che girarono il leggendario “Matrix” molti anni fa, prima di diventare persone transgender. Un sodalizio artistico che nel 2015 ha scelto il format televisivo per ambientare un plot intrigante e visionario, coerente con il resto della loro filmografia, sempre in cerca dell’anfratto, del passaggio segreto verso una lettura del presente e del futuro che sia anticonvenzionale. E in questo caso extrasensoriale. Gli 8 sconosciuti della serie, che abitano in 8 diverse parti del pianeta, scoprono prima di essere connessi telepaticamente e, successivamente, indagando sullo strano fenomeno, si accorgono di appartenere a un cluster di individui legati a livello mentale ed emotivo. Una serie che descrive e auspica una visione fluida del mondo e della sessualità in ogni declinazione, mettendo al centro della trama un personaggio collettivo, il risultato di 8 menti in empatia fra loro. La spettacolarità della parte action è garantita dalle rocambolesche coreografie in pieno Wachowski-Style. Per il resto è un puzzle: il tassello della fantascienza che si incastra con il melodramma new age e con molti altri generi. La figura che è emerge è, simbolicamente, la commovente ambizione di riscrivere le dinamiche e le regole che definiscono la nostra esistenza e il nostro punto di vista.

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