Parte 3: Miglior serie tv comedy

 

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Emily in Paris (Netflix)

Nomination: irritante

Cosa ha spinto i 93 giornalisti di 55 paesi che formano la Hollywood Foreign Press Association, giuria dei Golden Globe, a candidare Emily in Paris tra le migliori serie comedy? Cosa rende la storia di una giovane esperta di social media americana che va a dare lezioni di politically correctness in Francia una delle cinque commedie più belle del 2020?
Forse il passo spumeggiante, i costumi e le scenografie sgargianti, la regia impeccabile, hanno avuto la meglio sull’inconsistenza dei contenuti, la leziosità del personaggio principale, il monumentale conformismo della rappresentazione di Francesi e Americani. E, soprattutto, sulla carenza di humor: essendo una comedy, a noi l’ultimo punto sembra fosse invece da tenere in conto.

 

The Great (Starz)

Nomination: imperiale

Intelligente e divertente, storica ma attuale, con due interpreti belli ‘da morire’ (Elle Fanning e Nicholas Hoult), The Great è quando comedy non significa superficialità di contenuto e rinuncia al pensiero: la storia di Caterina la Grande, e della sua esperienza come imperatrice di tutte le Russie, è l’anti-Bridgerton, per accuratezza della ricostruzione, spessore dei personaggi, acutezza della satira. La favorita (e si rimanda allo sceneggiatore Tony McNamara, lo stesso dell’Oscar per, coincidenza, La favorita)  al premio, lo meriterebbe anche solo per il cinismo con cui sa far sorridere, evitando le svenevolezze di tante commedie americane attuali. 

 

Ted Lasso (Apple Tv)

Nomination: sportiva

Lui è Jason Sudeikis, per anni stella del Saturday Night Live, e non solo interpreta ma scrive la serie insieme a Bill Lawrence, sceneggiatore di Scrubs e Cougar Town. Queste le credenziali comiche di una serie tra le più divertenti dell’anno, già confermata per altre due stagioni grazie all’ampio successo ottenuto.
E’ la storia improbabile di Ted Lasso, appunto, un allenatore di football americano che viene incaricato di allenare una squadra di calcio, in Inghilterra, ma in realtà è pedina di una vendetta femminile. Un americano ottimista e oltremodo naif che si scontra senza mai perdere il sorriso con la propria incompetenza nel mondo del calcio europeo, dando la precedenza sempre e comunque ai rapporti umani. Se vi state chiedendo che differenza c’è con
Emily in Paris: il sottotesto qui è ironico, e questo segna il punto della vittoria.

Curiosità: la sigla d’apertura è firmata da Marcus Mumford, dei Mumford & Sons.

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NON PERVENUTE IN ITALIA:

 

The Flight Attendant (HBOmax)

Nomination: fortemente voluta

E’ Kaley Cuoco, la mitica Penny di The Big Bang Theory, la chiave di questa originale comedy-mistery-noir-commedia degli equivoci. La milionaria star televisiva ha infatti anche prodotto, oltre che interpretato con successo (nomination come miglior attrice in una serie) la storia di un’assistente di volo debosciata, promiscua e alcolizzata, che si ritrova una mattina con un cadavere nel letto e inizia clandestinamente a indagare su di esso. Per la vivace Cuoco un ruolo ritagliato su misura, una mangiauomini goffa e autoironica, che rimanda a una Penny con ancora meno freni inibitori, e che non rinuncia a un tocco di humor nero. Peccato non poterlo vedere, almeno per ora, in Italia. 

 

Schitt’s Creek

Nomination: non pervenuta

Altro titolo non ancora arrivato in Italia, è una commedia canadese dal piglio grottesco ed esagerato: una coppia di ricconi, lui magnate dell’home video e lei star delle soap opera, finiscono i soldi per colpa di un problema di tasse, e vanno a vivere in una cittadina che avevano ‘comprato’ per uno dei figli. Satira caciarona e sgangherata, nei paesi anglofoni ha grande successo e quella 2020 è la sesta stagione. Per gli appassionati del ‘dove l’ho già visti?’, i protagonisti sono volti ultra-noti di cinema e tv: la moglie (Catherine O’Hara) è la Mamma di Mamma ho perso l’aereo, per dirne una, e il marito (Eugene Levy) fa sempre un ‘padre’ di qualche personaggio in tante commedie seriali, da American Pie a Il padre della sposa.

 

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