Il tema, o meglio il ritornello, lo aveva definito Mika già all’inizio del programma: “Lo scopo della musica pop è trasmettere emozioni”. Semplice e incontrovertibile, sarebbe sbagliato pensare che è banale.

Il cantante di origine libanese si presenta come un personaggio colorato e sorridente, sempre stupito, ma non facciamoci ingannare: forse al tavolo è il più intelligente, probabilmente il più colto, sicuramente il più smaliziato.

Quindi ha dettato la linea armonica, quel giorno, e dopo qualche settimana, 2000 ascolti di inediti che non sono certamente più inediti e quattro spettacoli live, rivediamo la puntata numero quattro alla luce delle emozioni che ha (o non è riuscita a) dato.

L’emozione del ritorno

Alessandro Cattelan è guarito, ed è tornato a condurre il live sul palco di X Factor, strappando un sospiro di sollievo e un sorriso non solo ai suoi fan e apprezzatori vari, ma anche all’intera platea, invariabilmente felice per ogni contagiato da Covid19 che esce dall’incubo e va a ingrossare le fila delle statistiche sui guariti.
I perfidi autori di X Factor giocano col pubblico, e fanno iniziare la trasmissione ad un Cattelan virtuale, come negli ultimi due appuntamenti, lasciando intendere che anche stavolta il presentatore non sarebbe stato presente: dopo un delirante, divertentissimo balletto di danzatori-Cattelan-virtuali, vestiti come lui e con un tablet col suo faccione a coprire il loro, ecco l’entrata a super effetto del vero Alessandro, pimpante, sorridente e con un look ancora più scintillante del solito.

Emozioni in gara

I succitati crudelissimi autori si ingegnano ad emozionare con la tensione e la paura, e concertano un’esibizione lampo di TUTTI i concorrenti dopo la quale un artista verrà subito mandato negli spogliatoi: eliminazione diretta, cattiveria perfetta.
A pagare lo scotto e uscire è Blue Phelix, giovane dalla bella voce pastosa e malinconica e dalla proposta estetica fluida e modernissima: la sua giudice Emma commenta la sua uscita dicendo che il suo concorrente è stato penalizzato dai pregiudizi sui ‘diversi’, ma sbaglia completamente indirizzo e i social non perdonano. Blue Phelix è uscito perché il suo brano inedito era meno forte degli altri. E, per favore, non chiamiamoli più inediti, da settembre abbiamo sentito più quelli che il suono delle nostre sveglie.

Le esibizioni

Guidati dal mantra dell’emozione e dell’emotività, molti dei concorrenti hanno puntato sull’interpretazione empatica più che, o meglio oltre che, tecnicamente impeccabile.
Primo tra tutti, inaspettatamente, il genio pazzo Naip, al secolo Michelangelo Mercuri, che, lasciate le pur apprezzatissime invenzioni elettroniche e i nonsense dei suoi testi originali, interpreta una delle canzoni più intense e vibranti di fine anni ’90, quell’Amandoti dei CCCP che ha sedotto schiere di interpreti, tra cui anche la rocker Gianna Nannini.  Una cover viscerale, con un crescendo di intensità che finisce inopinatamente per toccare corde profonde, e premia il clown intellettuale che di pagliaccesco in realtà non ha niente altro che le vesti, e il suo giudice Mika, che dal tavolo ammicca di sottile autocompiacimento per il suo azzardo vincente.
Anche il giovane Blind, della squadra di Emma, punta sull’emozione di una riscrittura di un brano dei Tiromancino in cui stipa le sue traversie autobiografiche: rinuncia all’invadente autotune, canta un brano zoppicante e scorretto, ma si salva proprio per la sincerità e la commozione che caccia nella performance.
Le prime della classe (della squadra di Hell Raton) MyDrama e Casadilego, proprio per contratto, mirano al cuore, quindi non stupiscono ma si salvano con una cover di Sferaebbasta e una di Mahmood, e il giudice ‘cattivo’ Manuel si interroga sulla scelta di pezzi così tanto ‘non memorabili’ per due tra le artiste più dotate in competizione. Si salva anche Martina, con una cover di Calcutta, ancora meno memorabile ma evidentemente ‘in sintonia’ col pubblico che vota dai dispositivi.
A un altro tipo di emozione punta il resto della ciurma: dalla commozione passiamo all’eccitazione febbrile con i pezzi rock-rock delle band di Manuel, con i Melancholia che strapazzano un pezzo leggenda degli Eurythmics rendendo i loro dreams molto meno sweet, e con i Little Pieces of Marmelade che picchiano duro su un pezzo forte degli Smashing Pumpkins e fanno felici quelli che amano l’alternative rock (anche se la domanda rimane: i duri e puri del rock votano le eliminazioni di X Factor?).
L’altro concorrente di Mika punta sul brivido del rischio e propone una versione distorta, autotunnata, orientaleggiante e onirica di un pezzo molto amato di Mango, quella sorta di riflessione dolce-amara sulle leggi cretine ma incontrovertibili del desiderio che è Oro: versione inaspettatamente coinvolgente e interessante, ma non apprezzata dal pubblico votante. Vergo esce in un ultimo ballottaggio con MyDrama, e secondo la nostra sopracitata tesi, paga l’assenza di emotività, penalizzata a favore di un’invenzione interpretativa più fredda e cervellotica.

I giudici preda delle passioni

Da sempre i giudici di X Factor non si lasciano scappare l’occasione di parlare di emozioni, di quanto si siano o non si siano emozionati davanti all’esibizione di un concorrente.  Quando poi sono, come quest’anno, tutti anche artisti e quindi plausibilmente più sensibili della media, le ragioni del cuore sono quelle che dettano la rotta.
Tuttavia, come ci hanno insegnato a scuola nelle ore di filosofia, le passioni vanno dominate, altrimenti finiscono per dominarci. E infatti qui qualcuno soccombe alle proprie troppo vive sensibilità personali.
Emma è stroncata all’inizio dall’eliminazione del suo pupillo Blue Phelix, e sono in molti ad attribuirle la colpa di scelte sbagliate: così passa un’intera puntata con il broncio, che si estrinseca in commenti non lucidi, in risposte acidule agli altri giudici qualsiasi cosa dicano, e in una generale attitudine impermalita che non giova per niente all’atmosfera dello spettacolo.
L’altro giudice che soccombe all’emotività letteralmente intesa, quella che fa balbettare quando si è a disagio, è Manuelito Hell Raton, nei cui interventi si avverte una fatica inspiegabile per una persona che fa dello show la sua vita: l’ansimare e il balbettare dei suoi interventi ricordano la trepidazione dei bambini nelle recite scolastiche, e se alle (numerose) ammiratrici questo piace molto, nell’insieme la sua performance ‘al tavolo’ risulta sempre poco a fuoco e zoppicante.

In questo mare di turbamenti, tre timonieri mantengono la giusta misura e un rinvigorito Alessandro Cattelan, un sarcastico Manuel Agnelli e un Mika falsamente bonario guidano anche questo live fuori dall’impasse e dalla noia, sempre in agguato ma che non riesce a ghermire davvero la platea, che si dà appuntamento per la prossima, ovviamente emozionante, avventura.

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