IN OCCASIONE DELL’ARRIVO SU NETFLIX DELLA SERIE ISPIRATA ALL’ULTIMO ROMANZO DI ELENA FERRANTE, UN PUGNO DI SERIE E FILM ISPIRATI AI LIBRI DELL’AUTRICE ITALIANA PIU’ FAMOSA ALL’ESTERO, MA CHE NON SI SA CHI SIA
Il paradosso è ghiotto, da cui l’attenzione che attira: l’autrice italiana più famosa al mondo non si sa chi sia. Famosa e sconosciuta, pubblica e incognita, celebre ma senza volto, di lei si sa solo che vive e conosce bene la città di Napoli.
Questa è, o meglio non è, Elena Ferrante, considerata l’autrice italiana più nota e amata a livello internazionale, per essere meno ecumenici diremo la più conosciuta nel mondo occidentale. Letta, tradotta, e ora anche trasposta in film di Hollywood: qui la nostra segnalazione sul film di Maggie Gyllenhaal, il cui lungometraggio ispirato a “La figlia oscura” ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Venezia di quest’anno, per dirne una.
Non è campanilismo, cioè lo è, ma ‘basato su fatti reali’: Elena Ferrante è un nome davvero conosciuto all’estero, e anche fuori dall’Italia sono in molti ad essere intrigati dal mistero sulla vera identità di un’autrice della cui biografia nessuno sa niente, controsenso scandaloso ai tempi dei social. Gli Americani si immagineranno una scrittrice matura ma con le fattezze di Monica Bellucci, i Francesi crederanno che dietro quel nome si nasconda qualcuno in realtà nato a Marne-La-Valleé, gli Inglesi penseranno all’immagine dell’unica donna italiana che hanno presente, cioè Donatella Versace. Però i libri della scrittrice misteriosa li leggono veramente, se pensate che l’attuale Regina Consorte del Regno Unito, Camilla non-più-Parker-Bowles, consiglia i suoi romanzi nel meritorio blog di suggerimenti narrativi @theroyalreadingroom da lei gestito (seguo Camilla su Instagram, non giudicatemi).
Il mistero della sua reale identità naturalmente pompa l’interesse sull’opera di Elena Ferrante: è Domenico Starnone, no è la moglie di Starnone, no è un’insegnante anonima, no è un collettivo di scrittori napoletani, no è Alberto Angela, Camilleri, Italo Calvino che non è morto ma vive sull’Isola di Procida anzi è la Morante non Elsa proprio Laura. Questo enigma è l’acceleratore quindi, ma è l’opera in sé che ha attirato l’interesse dei non troppi lettori del nostro paese: soprattutto la quadrilogia dell’Amica geniale è una delle saghe narrative più conosciute nella nostra patria di deboli lettori. Perché è la storia, le storie che Elena Ferrante racconta che sono avviluppanti, trascinanti, quasi ipnotiche. Lasciando ai critici e ai posteri il giudizio sul valore letterario dell’autrice forse autore forse cooperativa, possiamo ad oggi certamente sottoscrivere quello positivo di Elena Ferrante come grandissima narratrice. O’ storitellìng, direbbe uno dei suoi personaggi napoletani, quello la Ferrante lo mastica alla perfezione. Ed è probabilmente questo succo narrativo, questo impasto fatto di personaggi indimenticabili, atmosfere come dipinti di realismo magico, intrecci a cavallo tra il sentimentale e il veritiero, che ha attratto e attrae cinema e televisione. Dunque di seguito l’Algoritmo Umano consiglia un pugno di titoli ispirati alla narrativa di Elen@ Ferrante che secondo lui val la pena di guardare.
LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI
E’ Netflix a programmare i sei episodi della serie ispirata all’ultimo per ora romanzo dell’autrice (s)conosciuta come Elena Ferrante, del 2019. La storia è quella di una ragazzina napoletana degli anni ’90 che a un certo punto si mette in testa di conoscere meglio una zia che la sua famiglia ha da anni rifiutato e nascosto: ribellandosi ai borghesi genitori avvicina un personaggio profondamente diverso da loro, che ne smaschera drammaticamente e per sempre l’ipocrisia. Edoardo De Angelis mette in scena col suo stile personale una sceneggiatura firmata da lui, Laura Paolucci, Francesco Piccolo e la stessa Elena Ferrante, il cui contributo è stato come sempre dato ‘in absentiam’, unicamente per via epistolare, con tutte le difficoltà del caso che il regista sintetizza con eleganza in un’intervista a La Repubblica: “Non posso dire che sia stato agevole”. Una convincentissima Valeria Golino, l’esordiente Giordana Marengo e Alessandro Preziosi per una volta non eroico ma ambiguo e intenso come ogni essere umano vero sono il solido nucleo di una storia che racconta la formazione di un’adolescente ma ritrae, come sempre in Ferrante, anche Napoli, con le contraddizioni stridenti e cristalline della città tra Vomero e Poggioreale, tra alto e basso, lindo ma freddo e sudicio ma vitale, collina e mare, nobiltà e miseria, cielo e monnezza.
L’AMORE MOLESTO
E’ del 1995 il film (e del 1992 il romanzo) che ha introdotto Elena Ferrante presso il grande pubblico. Visibile solo a pagamento su Rakuten e AppleTv, è la storia di una quarantenne che torna a Napoli per il funerale della madre, e indagandone la misteriosa morte per annegamento finisce per investigare la sua stessa vita sconosciuta. Un ritratto di donna straordinario, reso indimenticabile da Anna Bonaiuto premiatissima, ambientato in una Napoli viva, vivace e intensissima vista dall’occhio autoctono di Mario Martone.
I GIORNI DELL’ABBANDONO
Su Infinity il film di Roberto Faenza del 2005, con Margherita Buy a rappresentare una donna che cade lentamente e inesorabilmente nell’abisso della disperazione quando il marito (Luca Zingaretti) la lascia per una ragazza molto più giovane. Impreziosito dalla musica stravolgente di Goran Bregovic (David di Donatello alla colonna sonora per lui, anche attore) è il meno napoletano dei film tratti dai racconti di Ferrante, ma presenta un fascino più universale della descrizione di un dolore non tragico, ma capace comunque di trascinare una persona nel vortice del nulla.
LA FIGLIA OSCURA
Su Sky Cinema in prima tv a gennaio 2023 l’opera prima dell’attrice Maggie Gyllenhaal, che si ispira a un romanzo di Elena Ferrante del 2006, storia di una donna matura che durante una vacanza solitaria al mare osserva morbosamente una donna con le sue figlie, e rivive la propria storia portando a galla ricordi di un vissuto traumatico e sconvolgente. Premio per la sceneggiatura al Festival di Venezia, il film si avvale della solita straordinaria bravura di Olivia Colman, e della bellezza ‘parlante’ di Dakota Johnson, che cresce in talento di film in film.
L’AMICA GENIALE – SAGA
Saverio Costanzo, che quando fa le cose le fa per bene, è il creatore e regista della serie di serie tratta dalla tetralogia di romanzi più famosi di Elena Ferrante, scritti dal 2011 al 2014: L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta. Per ora solo tre le stagioni (visibili su RaiPlay e Tim Vision), relative ai primi tre titoli, sulla carta i più belli: ma possiamo confermare personalmente che la saga crea dipendenza narrativa, quale che sia il giudizio sulla qualità dei romanzi, le storie agganciano strettamente, e se inizi DEVI arrivare alla fine. La storia di Lenù, figlia della Napoli proletaria che grazie alla sua determinazione nello studio e al suo talento per la scrittura riesce ad emanciparsi e avere successo nella vita, e di Lila, amica scontrosa, intelligentissima e carismatica che invece sbaglia un colpo dopo l’altro rischiando di finire molto peggio di come aveva iniziato, sono al centro del racconto di un mondo variopinto, vivissimo e di una crudeltà multiforme e ineludibile. Una storia romantica, sentimentale, appassionata e quasi verosimile, che sulla pagina funziona benissimo, e altrettanto fa nella trasposizione televisiva di questa produzione italo-americana. Dai vortici di parole e pensieri della pagina, Saverio Costanzo ci trasporta nei silenzi rarefatti ma significativi dello schermo, affidando il compito di raccontare, come forse è giusto, alle immagini e agli attori, anzi le attrici, brave sì (le esordienti nel ruolo di Lila e Lenù sorprendenti) ma soprattutto eccezionalmente aderenti ai personaggi descritti nei libri. Immaginiamo che chi ha letto la saga non abbia perso la serie, consigliamo a chi non abbia fatto nessuna delle due cose di iniziare a darsi da fare: da dove cominciare non importa, una volta letto si vorrà guardare, e una volta guardato di vorrà leggere, per rimanere più a lungo in compagnia di personaggi realmente tridimensionali.